Canada e India sono ai ferri corti: perché?

Tra Canada e India volano gli stracci. Non è una novità: da un anno a questa parte i due Paesi sono in rotta di collisione sul tema dei separatisti Sikh ospitati dal Paese nordamericano. Ma negli ultimi giorni la frattura si è allargata ulteriormente, con accuse, controaccuse ed espulsione reciproche di personale diplomatico. Ecco che cosa è successo.
Da un anno fa
La disputa tra i due Paesi risale al 2023 e riguarda l'uccisione, nell'estate dell'anno scorso, di Hardeep Singh Nijjar – attivista Sikh di lunga data. Arrivato in Canada nel 1997, l'uomo era diventato cittadino canadese nel 2015 e negli anni era emerso come figura di riferimento del movimento separatista che chiede la creazione di una patria Sikh indipendente dall'India. L'attivismo di Nijjar aveva attirato l'attenzione del governo Modi, che aveva spiccato nei suoi confronti un mandato di cattura per presunti atti di terrorismo e cospirazione.
Il 18 giugno 2023, Nijjar veniva assassinato davanti a un tempio Sikh di Vancouver. Esattamente tre mesi più tardi, il 18 settembre 2023, il primo ministro canadese Justin Trudeau dichiarava che le agenzie di intelligence canadesi stavano «perseguendo accuse credibili di un potenziale legame» tra agenti del governo indiano e l'assassinio di Nijjar. A maggio di quest'anno, poi, l'arresto di tre persone per l'assassinio di Nijjar aveva riacceso il caso: in manette tre cittadini indiani – due di 22 anni e uno di 28 – residenti in Canada da qualche anno.
A oggi
Ma lo scontro tra India e Canada si è acceso definitivamente negli ultimi giorni, quando Trudeau ha nuovamente puntato il dito contro Nuova Delhi, accusando i diplomatici indiani in Canada di «sostenere attività criminali contro canadesi sul suolo canadese». Parole forti sostenute dalle indagini condotte dalla Royal Canadian Mounted Police (RCMP), secondo la quale i funzionari indiani avrebbero sfruttato la loro posizione per promuovere attività clandestine contro persone coinvolte nella promozione di uno Stato Sikh indipendente. La RCMP, hanno riportato in questi giorni i media nordamericani, ha dichiarato di avere prove che collegano agenti e diplomatici indiani ad atti di violenza sul territorio canadese: tra queste lo stesso «alto commissario» indiano in Canada, l'ambasciatore Sanjay Kumar Verma.
L'India, da parte sua, ha reagito con forza alle notizie in arrivo dal Canada, definendole «pretestuose e imputabili all'agenda politica» di Trudeau. Il Ministero degli Affari Esteri indiano ha accusato il premier di cercare di ottenere il favore «di una banca di voti», suggerendo di vedere le accuse come uno sforzo per costruire un sostegno politico nella comunità Sikh canadese, la più grande al mondo al di fuori dell'India.
A livello diplomatico lo scambio di accuse ha già portato a importanti misure. In una nota, il governo Modi ha fatto sapere ieri di avere deciso di richiamare il proprio ambasciatore a Ottawa, Verma: «Non riteniamo che l'attuale governo canadese possa garantire la sicurezza di Verma e degli altri diplomatici». Una mossa alla quale è seguita l'espulsione dall'India di sei diplomatici canadesi: l'alto commissario ad interim di Ottawa Stewart Wheeler, il suo vice e quattro primi segretari. «È stato chiesto loro di lasciare l'India entro le 23.59 di sabato 19 ottobre», ha affermato il ministero degli Esteri in una nota.
Il botta e risposta non si è concluso qui: nella serata di ieri, il Canada ha annunciato di aver espulso l'ambasciatore e altri cinque diplomatici indiani.
Le conseguenze
Le accuse del Canada hanno messo il vicino e alleato di sempre, gli Stati Uniti, in una posizione scomoda. Da tempo, del resto, Washington cerca l'aiuto dell'India per contrastare l'influenza cinese sulla regione indo-pacifica: la spaccatura con Ottawa è dunque vista come una minaccia ai rapporti diplomatici costruiti sull'arco di anni. Non è un caso, allora, che il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Matthew Miller – pur ammettendo che le recenti accuse del Canada sono «estremamente serie e devono essere prese sul serio» – abbia voluto sottolineare in un recente briefing: «L'India è un partner incredibilmente forte degli Stati Uniti e Nuova Delhi è fondamentale per la più ampia visione statunitense di un Indo-Pacifico libero e aperto».
Dal punto di vista economico, evidenzia un recente articolo di Bloomberg, l'impatto della spaccatura dovrebbe essere limitato, per i due Paesi. «Il commercio tra Canada e India si è attestato a 8,4 miliardi di dollari nell'anno fiscale indiano conclusosi a marzo. Si tratta di una cifra minima rispetto al rapporto commerciale annuale tra Stati Uniti e India, che è stato di 119,7 miliardi di dollari. Gli investimenti canadesi hanno rappresentato meno dell'1% del totale degli investimenti diretti esteri in India. I fondi pensione canadesi, con un investimento cumulativo di 55 miliardi di dollari, hanno investito in settori indiani quali infrastrutture, energie rinnovabili e servizi finanziari».
Il rischio maggiore riguarderà, probabilmente, la circolazione delle persone tra i due Paesi, soprattutto per quanto riguarda i visti per gli studenti.