Stati Uniti

Caso Epstein: la Camera dei rappresentanti dovrà votare sulla pubblicazione dei documenti

Negli Stati Uniti ha raggiunto il numero di firme necessario una petizione che impone alla Camera di votare una misura volta a costringere l'amministrazione Trump a pubblicare i documenti in suo possesso su Jeffrey Epstein, il finanziere pedofilo morto suicida - La 218. firma è stata quella della deputata dem Adelita Grijalva, che ha prestato giuramento nelle scorse ore
©Rod Lamkey
Red. Online
13.11.2025 08:49

Negli Stati Uniti ha raggiunto il numero di firme necessario una petizione che impone alla Camera di votare una misura volta a costringere l'amministrazione Trump a pubblicare i documenti in suo possesso su Jeffrey Epstein, il finanziere pedofilo morto suicida.

La 218. firma è stata quella della deputata democratica Adelita Grijalva, che ha prestato giuramento alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ieri, con settimane di ritardo a causa dello shutdown, e come primo atto ufficiale ha apposto la sua firma. Ad annunciarlo su Twitter il deputato democratico Ro Khanna, firmatario, insieme col repubblicano Thomas Massie, della misura, chiamata «Epstein Files Transparency Act», su cui la Camera sarà costretta a votare dopo la petizione passata questa sera. «I leader repubblicani della Camera non possono bloccarla», ha commentato Khanna.

La nomina di Adelita Grijalva era stata rinviata perché la sua elezione era avvenuta poco prima dell'inizio della chiusura del governo federale il 1° ottobre, ma i democratici hanno accusato il presidente della Camera Mike Johnson di aver ritardato il giuramento proprio per evitare la firma della petizione.

Le email

Il caso Epstein è tornato alla ribalta nelle scorse ore dopo la pubblicazione da parte di parlamentari Democratici delle email in cui Jeffrey Epstein scriveva che il presidente Donald Trump aveva trascorso «ore» a casa sua con una delle vittime. La Casa Bianca ha risposto accusando i Democratici di aver diffuso «selettivamente le email ai media liberali per creare una falsa narrazione volta a screditare il presidente Trump», secondo quanto ha dichiarato la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, in un comunicato.

Fra le informazioni emerse dalle emai, anche i collegamenti con il Cremlino. Un mese prima che Donald Trump incontrasse Vladimir Putin a Helsinki nel 2018, Jeffrey Epstein ha provato a trasmettere un messaggio a un alto diplomatico russo, consigliandogli di parlare con lui se voleva capire il presidente americano. Lo riporta Politico citando un'email datata 24 giugno 2018 e indirizzata a Thorbjorn Jagland, l'ex premier norvegese che allora era a capo del Consiglio europeo. «Penso che potresti suggerire a Putin che Lavrov potrebbe ottenere informazioni parlando con me», scrisse Epstein che, in altre email, indicò di aver parlato di Trump con Vitaly Churkin, l'ambasciatore russo all'ONU morto nel 2017.