Giustizia

Caso Navalny, la CEDU condanna Mosca

La Russia è accusata di aver violato il diritto alla libertà di associazione, quello di candidarsi alle elezioni, il diritto di proprietà e il diritto al rispetto della vita privata dell'oppositore morto in prigione nel 2024
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Ats
16.12.2025 11:50

La Russia ha violato il diritto alla libertà di associazione, quello di candidarsi alle elezioni, il diritto di proprietà e il diritto al rispetto della vita privata di Aleksey Navalny, dei suoi collaboratori, dei loro familiari e di tre organizzazioni a lui legate.

Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti dell'uomo, rilevando che le misure adottate dalle autorità russe «facevano parte di uno sforzo concertato, di portata senza precedenti, volto a eliminare l'opposizione democratica organizzata incentrata su Aleksey Navalny».

La sentenza riguarda 140 ricorsi relativi ai provvedimenti adottati da Mosca a partire dal 2019, inizialmente contro la Fondazione anticorruzione - l'Ong fondata da Navalny per indagare e rendere pubblici presunti casi di corruzione tra alti funzionari - e successivamente contro la Fondazione per la protezione dei diritti civili, creata per sostenere la rete regionale dell'oppositore, morto in prigione il 16 febbraio 2024.

Le autorità russe hanno dapprima disposto perquisizioni, anche nelle abitazioni private dei collaboratori di Navalny; sono poi seguiti il congelamento dei conti bancari delle Ong e di molte persone a esse collegate e, infine, la designazione delle organizzazioni come «estremiste» da parte dei tribunali nazionali. Questa classificazione ha comportato ulteriori accuse penali contro Navalny e il suo entourage, oltre alla loro ineleggibilità alle competizioni elettorali.

La Cedu ha stabilito che Mosca dovrà versare a ciascuno dei ricorrenti un indennizzo compreso tra circa 1900 e 28mila franchi.

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