Catfulness, diventare gatti per battere lo stress

I gatti fanno diminuire il livello di stress: non è certo un’idea nuova, ma è lo stesso curioso che una delle ultime tendenze dello streaming sia quella di proporre compilation con fusa e miagolii di gatti. Negli ultimi giorni, ad esempio, su Spotify e Deezer sta spopolando Catfulness, che unisce versi di gatto a musica e ai classici rumori bianchi usati per far addormentare i bambini. Ma davvero saremo salvati dai gatti?
La compilation
Catfulness è un vero e proprio album, con 8 tracce, a partire da Hymn of the purr (inno delle fusa), di genere che qualche anno fa avremmo definito new age. Di sicuro è musica rilassante, al pari dei rumori bianchi con cui spesso si combina: la base è che si deve trattare in ogni caso (fusa, miagolii, musica, rumore della pioggia o di un ruscello, eccetera) di suoni ripetitivi, che il neonato o il quarantenne stressato già conoscono. Il volume a cui ascoltare queste compilation non deve essere né troppo basso né troppo alto (il limite consigliato è di 60 decibel), ma restringendo il discorso a quelli centrati sui gatti bisogna dire che l’effetto relax funziona anche con fusa non registrate. Non è soltanto evidenza empirica, come tutti gli amanti dei gatti sanno, ma anche scienza, visto che le fusa del gatto hanno una frequenza fra i 20 e i 50 hertz, quindi la fascia inferiore dei suoni percepibili dall’orecchio umano. Quello che noi chiamiamo relax è quindi un accordarsi alla stessa frequenza del gatto, rallentando il ritmo del respiro e del battito cardiaco, con la pressione sanguigna che si abbassa. Una situazione che non cancella i nostri problemi concreti ma che aiuta a diminuire l’ansia immotivata.
Il libro
Il termine catfulness, che potremmo tradurre con ‘gattitudine’, è entrato nel linguaggio comune dal 2016 con il successo mondiale dell’omonimo libro (in italiano Il metodo Catfulness), che in realtà non parla della frequenza delle fusa ma di una sorta di percorso, basato sull’esempio che dovremmo prendere dai gatti. Animali che vivono il presente, come del resto tutti gli animali tranne gli umani, ma che più di altri sembrano farlo con consapevolezza: non si limitano a mangiare quando hanno fame e a dormire quando hanno sonno, ma ci fanno capire che compiacendo noi stessi facciamo stare meglio anche chi ci sta intorno, senza quindi sommare il nostro stress a quello del prossimo. La catfulness è nella sostanza la versione comprensibile a tutti, almeno a tutti quelli che sanno apprezzare la grandezza dei gatti, di quella mindfulness a cui sono stati dedicati migliaia di libri e di corsi ma che è difficile anche soltanto da definire: un po’ meditazione, un po’ filosofia (soprattutto buddista), un po’ controllo delle emozioni con l’obbiettivo di togliere dal presente i pensieri negativi. Osservando un gatto si può arrivare alle stesse conclusioni ed in ogni caso, per dirla con Freud, “Il tempo passato con un gatto non è mai tempo perso”.
Cat therapy
Al di là della filosofia, i gatti migliorano davvero la vita, anche di bambini ed anziani. La cat therapy è usata per i bambini affetti da autismo, che fra i vari problemi hanno spesso anche quello di non sapere interpretare i sentimenti di chi hanno davanti. Per loro quindi rapportarsi con un gatto, i cui comportamenti sono tutto tranne che ambigui o con secondi fini (i loro fini sono sempre dichiarati) può rappresentare un primo passo per recepire poi messaggi meno diretti. La cat therapy per i bambini è usata anche per il disturbo da deficit di attenzione, l’ADHD: i gatti, ma vale anche per altri animali, trasmettendo tranquillità riescono a far trovare il proprio centro, il proprio focus interno, e quindi a concentrarsi. Uno studio danese ha trovato anche una correlazione fra compagnia dei gatti e riduzione dell’asma infantile: con i gatti si respira meglio, in tutti i sensi. Per quanto riguarda gli anziani, invece, nemmeno sarebbe da spiegare la gioia che trasmette la loro compagnia, mentre meno intuitivo, ma provato da innumerevoli studi, è il rallentamento del progredire dell’Alzheimer in chi vive con un gatto. Ultimo ma non ultimo, l’American Journal of Cardiology sostiene che la vita media dei frequentatori di gatti sia più lunga.
Gatti o cani
L’eterno derby fra gatti e cani non ha ragione di esistere, per molte ragioni ma una su tutte: il carattere dei gatti ha pochissimo in comune con quello degli umani, diversamente da quello dei cani. Statistiche su base mondiale sono impossibili, ma per dare un ordine di grandezza si può dire che nel 2023 i gatti sul pianeta siano circa 600 milioni, mentre i cani circa 850 milioni, fra pet, randagi e selvatici. Il paese più gattofilo del mondo è la Russia, dove c’è almeno un gatto presso il 59% dei nuclei familiari. E il secondo paese? L’Ucraina, con il 49: tutti nell’ultimo anno abbiamo visto le famiglie di sfollati in situazioni disperate, senza più niente ma con il trasportino per il gatto: che bello se la politica estera fosse delegata ai gatti… Al terzo posto, come penetrazione del gatto nelle case, gli Stati Uniti con il 43%. I valori assoluti premiano ovviamente i paesi con più abitanti: primi gli Stati Uniti con 76,5 milioni di gatti domestici, seconda la Cina con 53, terza la Russia con 12, 75, quarto il Brasile con 12,5, quinte Italia e Francia con 9,5 milioni che in proporzione agli abitanti valgono meno dei notevoli 1,7 milioni di gatti domestici svizzeri. Ci sono insomma nel mondo miliardi di persone alle quali la catfulness non deve essere spiegata.