Catturati ma vivi i marinai dell’Isola dei Serpenti

Sono ancora vivi e tenuti prigionieri dai russi a Sebastopoli, in Crimea, i 13 marinai ucraini creduti morti nei giorni scorsi nella difesa dell’Isola dei Serpenti, in ucraino Zmiinyi, poco più di uno scoglio di 18 ettari, con un faro, un piccolo molo e una manciata di edifici militari. A circa 40 km dalle coste ucraine e da quelle della Romania, e a 300 dalla Crimea, l’isolotto è ritenuto un punto strategico per la navigazione nell’ovest del Mar Nero.
Il gruppo di guardacoste era diventato famoso per un audio diffuso sui social in cui si sentivano insultare i militari russi che in due riprese avevano attaccato l’isolotto venerdì. «Questa è la nave militare russa. Arrendetevi e deponete le armi altrimenti apriremo il fuoco», era stato il messaggio attraverso il megafono dei marinai russi. «Nave da guerra russa, vai a farti fottere», la replica dei militari ucraini.
I 13 erano stati dati per morti dopo aver difeso l’isola fino alla fine e il presidente Volodymyr Zelensky gli aveva già attribuito il titolo di «Eroi dell’Ucraina», il più alto riconoscimento del Paese. Ma già nel fine settimana Kiev aveva ipotizzato che potessero essere ancora in vita.
Oggi la conferma ufficiale dalla Marina ucraina sul proprio profilo Facebook: «Siamo molto felici di apprendere che i nostri fratelli sono vivi e stanno bene», scrive sul proprio profilo Facebook, mettendo in guardia dalla «propaganda russa che cerca di diffondere la ‘notizia’ che le autorità ucraine avrebbero ‘dimenticato’ e già ‘seppellito’ i loro uomini». Dal canto suo il ministero della Difesa di Mosca aveva riferito di 82 militari ucraini che si erano arresi volontariamente durante l’attacco all’isola.
Su un’altra isola invece, stavolta a Maiorca, un ingegnere ucraino, che lavorava sullo yacht di un magnate russo, ha tentato di difendere il suo Paese cercando di affondare l’imbarcazione di lusso, il Lady Anastasia. Voleva vendicarsi dell’armatore, l’oligarca Alexander Mijeev, amministratore delegato della Rosoboronexport, società russa produttrice di armi, rea ai suoi occhi di spargere sangue in Ucraina.