C'è chi sta già puntando il dito contro Israele per la morte di Raisi

C'era da aspettarselo. La morte del presidente iraniano Ebrahim Raisi è stata accompagnata, sin dalle primissime ore di oggi, da un'accusa precisa: «È stato Israele». Perfino la televisione di Stato, la stessa che ha dato in diretta l'annuncio stamane, si è affrettata a dire che lo Stato Ebraico è responsabile dell'incidente occorso all'elicottero. Le prove a disposizione? Nessuna. Il tamtam mediatico, accompagnato dal solito chiacchiericcio social, ha tuttavia spinto le autorità israeliane, tramite Reuters, a negare categoricamente ogni possibile coinvolgimento.
Finora, i rapporti ufficiali si sono concentrati su due aspetti: le pessime condizioni meteo nel momento dello schianto, in particolare una nebbia fitta che, fra le altre cose, ha pure impedito ai soccorsi di individuare subito l'elicottero; gli anni accumulati dalla flotta iraniana. Le autorità della Repubblica Islamica, al momento, non hanno rilasciato altre dichiarazioni, né hanno riferito che l'elicottero potrebbe essere stato manomesso a terra o altro. È emerso, tramite le agenzie statali, unicamente un non meglio precisato «guasto tecnico». L'ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema del Paese, ha parlato di «sfortunato incidente» e, soprattutto, si è guardato bene dal suggerire la possibilità che lo schianto sia legato a un intervento esterno. L'aggettivo sfortunato, certo, non è stato scelto casualmente: che i rapporti fra Israele e Iran siano ai minimi storici non è un mistero, basti pensare agli accenni di «guerra aperta» dello scorso aprile. Ma lo Stato Ebraico è solo una parte dell'equazione. L'Iran, infatti, ha problemi con l'intero Occidente a causa del suo sostegno alla Russia nell'ambito del conflitto in Ucraina e, ancora, da mesi oramai sta affrontando una forte, anzi fortissima resistenza interna.
Le teorie cospirazioniste, in ogni caso, hanno preso vita sui social e sono state prontamente rilanciate e alimentate, dicevamo, anche dalla televisione di Stato iraniana. L'analista Foad Izadi, ad esempio, ha dichiarato che sì, un incidente del genere potrebbe essere stato causato da un problema tecnico o dalle pessime condizioni meteorologiche, aggiungendo tuttavia che spesso «ci sono anche altri scenari». Circa un eventuale ruolo di Israele e del suo tentacolare servizio di intelligence, ha dichiarato: «Abbiamo un problema nella Repubblica dell'Azerbaigian, ovvero la presenza di sionisti e del Mossad in quella regione». Come a suggerire che qualcuno potrebbe aver provocato lo schianto. E la domanda, allargando il campo, ora è proprio questa: l'Iran accetterà, come sembrerebbe, la spiegazione più logica o si accoderà a quanto sentenziano social e televisione di Stato, promuovendo a sua volta l'idea che Raisi sia stato assassinato?
Le accuse, più o meno velate, mosse a Israele sono legate a doppio filo agli integralisti. I quali, manco a dirlo, potrebbero riaccendere la miccia, ora, dopo settimane in cui l'Iran ha cercato di favorire la de-escalation con Israele. La Guida Suprema, già prima della conferma che Raisi fosse morto, aveva garantito che non ci sarebbe stata nessuna interruzione nell'attività di governo. Il timone, ad interim, è stato affidato a Mohammad Mokhber, mentre fra cinquanta giorni si terranno le elezioni. Anzi, dovrebbero tenersi le elezioni: Khamenei, infatti, potrebbe anche scegliere direttamente il nuovo presidente evitando così di aprire le urne in un momento così teso e particolare. Allo stesso modo, presto o tardi il Paese dovrà interrogarsi su chi succederà allo stesso Khamenei, oramai ottantacinquenne. Si diceva che Raisi avrebbe assunto il ruolo di Guida Suprema. Quantomeno, era stato cresciuto e svezzato in questo senso. In prima linea, ora, c'è Mojtaba Khamenei, il figlio dell'attuale Guida.
In generale, al di là della durezza con cui viene gestito e perpetrato il potere in Iran, l'élite ha mostrato non pochi segni di cedimento: le proteste di piazza degli ultimi due anni – scatenate dalla morte di Mahsa Amini, arrestata dalla polizia morale per aver indossato l'hijab in modo improprio – hanno minato le fondamenta del regime. Una successione come quella di Raisi, secondo alcuni analisti, potrebbe essere vissuta come un'altra sfida di stabilità. Detto delle teorie cospirazioniste, la morte del presidente potrebbe far nascere nuove proteste. Non a caso, la sicurezza nelle strade di Teheran e di altre città è stata rinforzata. Il fatto che i media iraniani stiano puntando il dito contro Israele potrebbe rappresentare un'importante valvola di sfogo per il regime.