Il caso

C'era un «occhio» cinese ad aiutare il Gruppo Wagner?

L'AFP ha rivelato che la milizia privata e una società cinese avevano firmato un contratto per la vendita di due satelliti di Pechino e la fornitura di immagini satellitari direttamente dalla vasta rete CGST – A maggio, poco prima dell'ammutinamento, sarebbero state fatte richieste per monitorare il territorio russo
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Red. Online
06.10.2023 10:15

Un contratto. Firmato nel 2022 dal Gruppo Wagner con un'azienda cinese. Un contratto legato all'acquisto di due satelliti e all'utilizzo delle immagini per favorire l'attività di intelligence della milizia privata. Il tutto mentre Wagner stava già contribuendo alla guerra in Ucraina decisa da Vladimir Putin. È quanto emerge da un'indagine di AFP, con tanto di documentazione visionata. Il contratto è stato firmato nel novembre del 2022, mesi e mesi dopo l'invasione dunque. Con gli uomini di Yevgeny Prigozhin molto attivi sul campo di battaglia.

Le immagini satellitari, leggiamo, sarebbero state utilizzate anche per assistere le operazioni del Gruppo in Africa. E, addirittura, per sostenere il tentato golpe di giugno, con la marcia su Mosca, poi interrotta, e la successiva detronizzazione dello stesso Prigozhin, morto ad agosto in un incidente aereo assieme al suo braccio destro Dmitry Utkin. Secondo il contratto visionato da AFP, scritto in inglese e russo e firmato il 15 novembre 2022, la società Beijing Yunze Technology Co. Ltd. si impegnava a vendere due satelliti di osservazione ad alta risoluzione appartenenti al gigante spaziale cinese Chang Guang Satellite Technology (CGST) a Nika-Frut, società allora riconducibile all'impero commerciale di Prigozhin. Il costo dell'operazione? 30 milioni di dollari. Il contratto prevedeva altresì la fornitura di immagini su richiesta. Così, Wagner avrebbe ottenuto immagini satellitari dell'Ucraina ma anche dei Paesi africani in cui operava: Libia, Sudan, Repubblica Centrafricana e Mali. Una fonte europea attiva nella sicurezza, sotto anonimato, ha dichiarato che il Gruppo avrebbe pure ordinato delle immagini del territorio russo alla fine del maggio scorso. A conferma che, insomma, la milizia stava preparando nei minimi dettagli l'ammutinamento, sebbene questa rivelazione della fonte non abbia trovato conferme indipendenti.

Il contratto, oggi

Bene, anzi male. E adesso? Che fine ha fatto quel contratto ora che Wagner, mettiamola così, ha assunto un altro ruolo e un'altra dimensione, sotto la dipendenza diretta del Ministero della Difesa? La stessa fonte ha spiegato ad AFP che l'accordo con l'azienda cinese a oggi è ancora attivo. I due satelliti cinesi sarebbero JL-1 GF03D 12 e JL-1 GF03D 13, in orbita a un'altitudine di 535 chilometri sopra la Terra. Ma il contratto, appunto, garantiva a Wagner anche l'acquisto di altre immagini satellitari, prese dalla rete dell'operatore cinese CGST. Rete che vanta al momento circa 100 satelliti ma punta ad averne 300 entro il 2025. Secondo Gregory Falco, un ricercatore aerospaziale presso la Cornell University negli Stati Uniti, l'uso da parte di Wagner di tecnologia cinese ha mostrato tutti i limiti russi nel settore. E questo al netto della lunga storia e tradizione, basti pensare all'Unione Sovietica, nel campo. 

Alla richiesta di informazioni in merito a questo accordo, un portavoce del ministero degli Esteri cinese ha risposto così all'AFP: «Non sono a conoscenza della situazione da voi descritta». E ancora: «La Cina assume sempre un atteggiamento prudente e responsabile nei confronti delle questioni rilevanti delle esportazioni e agisce rigorosamente in conformità con le politiche, le leggi e gli obblighi internazionali cinesi». La fornitura di dati satellitari cinesi al Gruppo Wagner, per contro, era nota agli Stati Uniti: lo scorso 24 febbraio, non a caso, il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, sulla base di una decisione di una commissione multi dipartimentale, aveva annunciato che avrebbe aggiunto la Beijing Yunze Co. Technology di Pechino e l'intermediario di immagini satellitari Head Aerospace Technology all'elenco dei soggetti sanzionati. «Queste aggiunte si basano su informazioni secondo cui queste aziende contribuiscono in modo significativo alla base industriale militare e/o della difesa della Russia e sono coinvolte in attività contrarie alla sicurezza nazionale e agli interessi di politica estera degli Stati Uniti».

Chi l'ha firmato?

AFP ha potuto verificare l'identità del firmatario del contratto da parte russa: Ivan Mechetin. Secondo diverse fonti, il quarantenne è il direttore generale della società Nika-Frut, una filiale del gruppo Concord allora guidato da Prigozhin. «Nika-Frut è registrata come società di commercio alimentare, ma fa molte altre cose» ha dichiarato Lou Osborn, dell'ONG investigativa digitale All Eyes on Wagner (AEOW). «È una tendenza nota nel mondo di Prigozhin». Nika-Frut, fra le altre cose, nel 2019 aveva spedito diversi ordini di prodotti alimentari nella Repubblica Centrafricana per conto della società mineraria Lobaye Invest, una filiale storica della società M-Finans, precedentemente controllata da Yevgeny Prigozhin e legata alle operazioni del gruppo Wagner nella Repubblica. Lobaye Invest, giova ricordarlo, è oggetto di sanzioni europee dallo scorso febbraio. Stando ad AEOW, Mechetin ha anche lavorato con un'unità dell'esercito russo incaricata del supporto materiale per le forze combattenti, fornendo pure armi e munizioni al GRU, l'intelligence militare russa, durante l'invasione della Crimea nel 2014.

Pechino sapeva?

Resta da capire se, e quanto, la leadership cinese fosse a conoscenza delle richieste di Wagner effettuate lo scorso maggio e riguardanti immagini satellitari del territorio russo. Secondo la fonte di sicurezza europea, le immagini in questione riguardavano in particolare il quartier generale delle operazioni russe per l'Ucraina a Rostov sul Don, quartier generale che Wagner ha sequestrato durante l'ammutinamento, altre città sulla strada per Mosca e altri siti di interesse militare, in particolare Grozny, la roccaforte del leader ceceno filo-Cremlino Ramzan Kadyrov.

Per un esperto spaziale europeo, che ha chiesto di non essere nominato a causa della delicatezza dell'argomento, è «ovvio» che le massime autorità cinesi siano tenute al corrente di ogni delicata questione che coinvolge la rete CGST. Quando le richieste sono sensibili, non c'è dubbio che vengano valutate dalle massime autorità cinesi, ha riferito l'esperto. Detto ciò, va registrata altresì la cautela mostrata da altri analisti. «Sopravvalutiamo il livello di centralizzazione in Cina» ha dichiarato Paul Charon, specialista della Cina presso l'ente di ricerca militare francese IRSEM a Parigi. «Qualsiasi operazione può essere preda della competizione tra leader, tra amministrazioni, tra unità della stessa amministrazione». Di nuovo: «I cinesi, come molti altri, potrebbero non aver capito cosa stava accadendo nelle settimane precedenti l'ammutinamento».

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