L'analisi

C'erano una volta destra e sinistra: oggi il voto è legato alla «nostra» crisi

Più che le aree politiche, a indirizzare le preferenze degli elettori sono i grandi timori del nostro tempo: clima, migranti, pandemia, guerra in Ucraina e crollo finanziario – Ogni Paese ha le sue preoccupazioni: in Svizzera dominano cambiamento climatico e immigrazione
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Michele Montanari
17.01.2024 15:00

C’erano una volta la destra e la sinistra. Oggi, le due storiche aree politiche hanno sempre meno valore nella percezione di chi vota. Come del resto sembrano spariti dalle agende dei partiti i sentimenti pro o anti-europeisti, sempre meno attrattivi nel Vecchio continente. Stando ai risultati di un sondaggio pubblicato quest’oggi dall’European Council on Foreign Relations (ECRF), gli elettori europei, in vista di alcuni appuntamenti nazionali e delle elezioni del Parlamento europeo, previste per giugno di quest’anno, non ragioneranno più in termini di destra e sinistra, ma piuttosto decideranno in base all’atteggiamento dei partiti sulle cinque grandi crisi che hanno influenzato la nostra vita negli ultimi anni: il cambiamento climatico, l’immigrazione, le turbolenze economiche globali, la guerra in Ucraina e la pandemia di Covid-19.

A differenza delle elezioni europee del 2019, andate in scena mentre la Brexit (oggi valutata come una scelta sbagliata: in un rapporto presentato dal sindaco di Londra Sadiq Khan, è emersa una perdita di 140 miliardi di sterline) era ancora in fase di negoziazione, la maggior parte dei partiti nazionalisti di destra ha rinunciato alle promesse di lasciare l’UE. Basti guardare al rinnovato atteggiamento, in Italia, del partito di Giorgia Meloni, o del petardo bagnato lanciato da Italexit di Gianluigi Paragone (che ha recentemente lasciato il partito).

Il sondaggio commissionato dall’ECRF ha preso in considerazione 11 Paesi europei, di cui 9 membri dell’UE e 2 al di fuori: Germania, Francia, Polonia, Italia, Spagna, Danimarca, Romania, Portogallo ed Estonia, nonché Regno Unito e Svizzera. Stando all’analisi, gli elettori di queste nazioni non sono più divisi in campi di sinistra o di destra, ma piuttosto rappresentano cinque distinte «tribù», legate proprio alle preoccupazioni del nostro tempo.

Le 5 grandi crisi

Secondo l’ECRF, negli ultimi 15 anni il Vecchio continente ha attraversato (e sta attraversando) cinque grandi crisi. Quella climatica, che ha costretto gli europei a immaginare un mondo in pericolo. La crisi finanziaria globale, che ha portato i cittadini a temere per il tenore di vita dei propri figli. La crisi migratoria, che ha innescato una sorta di «panico identitario» basato su questioni come il multiculturalismo e il nazionalismo. La pandemia di Covid-19, che ha messo in luce la vulnerabilità dei nostri sistemi sanitari in un mondo globalizzato. E la guerra in Ucraina, che ha sgretolato l’illusione della pace perpetua nel nostro Continente.

Queste cinque crisi, rileva l’analisi, hanno diverse cose in comune: hanno avuto un impatto in tutta Europa, seppur con intensità diverse, sono state vissute come una minaccia esistenziale da molte persone e hanno influenzato drammaticamente le politiche dei Governi.

Per le grandi problematiche del nostro tempo è stato utilizzato il termine di «policrisi», in grado di descrive la concomitanza di questi eventi, con il conseguente shock causato proprio dalla loro somma. Se prese singolarmente, ognuna ha avuto o potrebbe avere la sua soluzione. Ma sommate, richiedono misure complesse che spesso possono contrastare tra loro. Un esempio? Chi intendeva limitare la migrazione, ha dovuto fare i conti con la guerra in Ucraina, aprendo i propri confini ai profughi.

L'indagine del ECRF, di fatto, racconta l'attuale politica negli Stati europei e le esperienze derivanti dalle 5 crisi. Le elezioni del 2024, che avranno luogo in Portogallo, Belgio, Austria, Croazia, Lituania e Regno Unito, nonché al Parlamento europeo, probabilmente mostreranno quale problema è considerato più importante per i cittadini europei e quale partito offrirà la soluzione ritenuta migliore.

Paese che vai, timore che trovi

A livello europeo, le crisi che più hanno fatto cambiare il punto di vista degli elettori sul proprio futuro sono, in ordine: la pandemia e il cambiamento climatico (prime praticamente alla pari), la crisi finanziaria, l’immigrazione e la guerra in Ucraina. Ma, ovviamente, le sensibilità dei cittadini differisce di Paese in Paese. Dalla Svizzera, che arriva dal successo dell’UDC alle Elezioni federali del 2023, giunge un dato abbastanza emblematico: l’immigrazione preoccupa decisamente di più che negli altri Paesi europei. Solo in Germania c’è un timore più elevato sul tema. Va però constatato come nella Confederazione, la crisi maggiormente sentita sia quella climatica. Gli svizzeri hanno così risposto al sondaggio: crisi climatica (22%), immigrazione (19%), pandemia (18%), guerra in Ucraina (12%), crisi finanziaria globale (15%), altro (6%), non so (8%).

Le cose cambiano se guardiamo ai Paesi che confinano con la Confederazione: in Italia il problema più sentito è legato all’economia (34%), seguito dal clima (21%) e dal Covid-19 (20%). L’immigrazione non sembra un problema particolarmente sentito (10%), anche perché al Governo c’è una coalizione (quella di Centrodestra a trazione Fratelli d’Italia) ritenuta più impegnata ad arginare il fenomeno. In Germania, invece, l’arrivo di stranieri è percepito come il principale problema dal 31% degli interpellati (la crisi finanziaria, invece, è la meno considerata). In Francia dominano i timori per la crisi climatica (27%), seguiti da quelli per la pandemia (17%). La Guerra in Ucraina risulta la maggiore preoccupazione in Danimarca (insieme al cambiamento climatico), in Polonia e in Estonia, entrambe molto vicine ai Paesi in conflitto.

Nessuna crisi, presa singolarmente, domina l’immaginario comune degli europei e i cittadini valutano in maniera molto diversa le performance dei propri Governi quando si tratta di affrontare i problemi. Ad esempio, in generale, i membri della «tribù migratoria» (composta da chi vede l’immigrazione come la crisi più preoccupante) ritengono che gli Esecutivi abbiano svolto un pessimo lavoro nel frenare l’arrivo di stranieri, mentre la «tribù ucraina» è più ottimista su come i leader nazionali stanno gestendo la guerra innescata dall’invasione russa.

L’età, il genere e l’istruzione contano

Le crisi dividono gli europei anche in base all’età, al genere e all’istruzione. Inutile dire che i giovani (in età di voto) hanno più a cuore la crisi climatica, con il 24% delle persone di età compresa tra i 18 e i 29 anni particolarmente preoccupato. In Gran Bretagna, Francia, Germania, Danimarca e Svizzera, i giovani tendono a dare priorità alle questioni climatiche sopra ogni altra cosa. Tuttavia, in altri Paesi, i giovani sono più concentrati su problemi economici (in Estonia e Portogallo), legati alla guerra in Ucraina (in Polonia) e al Covid-19 (in Spagna e Romania). Al contrario, gli ultrasettantenni sono più preoccupati per la guerra in Ucraina e per l’immigrazione rispetto alle nuove generazioni. Il Covid-19 è l’unica crisi che, in tutta Europa, non è legata all’età degli interpellati. Le donne più spesso degli uomini scelgono la pandemia come evento che le ha maggiormente colpite. Ciò è evidente in Gran Bretagna, Francia, Spagna, Svizzera e Romania. Gli uomini, invece, tendono a concentrarsi di più sull’immigrazione rispetto alle donne: questo è vero in Spagna, Francia, Gran Bretagna e Svizzera. In termini di istruzione, le persone che hanno studiato maggiormente indicano come crisi più temuta quella climatica, seguita dai problemi economici. Al contrario, gli individui con un minor livello di istruzione vedono l’immigrazione come la principale problematica.

Clima e immigrati in testa

L’unione di queste crisi europee spinge le persone a non vedere più una distinzione chiara tra sinistra o destra e, in generale, prevale un grande senso di delusione per l’inadeguatezza degli attuali Governi. Le prossime elezioni europee si giocheranno principalmente su due temi: il clima e l’immigrazione. Secondo gli autori del sondaggio, «gli attivisti climatici temono l’estinzione della vita umana e di altre forme di vita, mentre gli attivisti anti-immigrazione temono la scomparsa delle loro Nazioni e della loro identità culturale». Gli elettori che vedono l'immigrazione come la crisi più grande sostengono per lo più partiti di destra come Rassemblement National, in Francia, o Alternative für Deutschland, in Germania. Chi invece dà priorità al clima tende a sostenere partiti ecologisti o di sinistra, come il PSOE in Spagna o l’SLD in Polonia. Le prossime elezioni dell’Europarlamento non saranno una competizione tra sinistra e destra, o tra euroscettici ed europeisti, ma rappresenteranno un campo di battaglia tra le diverse tribù. Secondo l’ECRF, molti elettori voteranno per trovare una soluzione alla crisi che più li preoccupa.