Cessate il fuoco o pausa umanitaria? Cosa cambia fra le due opzioni per il Medio Oriente

Ne abbiamo parlato questa mattina. Davanti al Consiglio di sicurezza ONU, Philippe Lazzarini, commissario generale dell'UNRWA (agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi) ha lanciato ieri un appello per l'istituzione di una «forma qualsiasi» di cessate il fuoco a Gaza. Perché specificarlo, «forma qualsiasi»? Semplice. Le soluzioni su cui si discute all'ONU sono diverse. Le principali: pausa umanitaria e cessate il fuoco.
Mercoledì scorso, Russia e Cina hanno posto il proprio veto a una risoluzione degli Stati Uniti che chiedeva una «pausa umanitaria» del conflitto in corso in Medio Oriente. Il giorno seguente, Londra e Washington hanno fatto lo stesso con la risoluzione voluta da Mosca e Pechino per un «cessate il fuoco». Pausa umanitaria o cessate il fuoco? Trovare un accordo pare impossibile, nonostante gli appelli, nonostante i morti. Ma qual è la differenza?
Pausa umanitaria dagli USA
Secondo la definizione data dalle Nazioni Unite, una «pausa umanitaria» è una «cessazione temporanea delle ostilità» per motivi puramente umanitari. Le pause sono talvolta limitate a una specifica area geografica in cui si svolgono le attività umanitarie. Solitamente in vigore per un periodo definito, una pausa può durare anche solo poche ore. Questa è la soluzione sostenuta negli ultimi giorni dagli Stati Uniti. Nella bozza iniziale di risoluzione, Washington ometteva qualsiasi riferimento a una pausa, ma sottolineava il diritto di Israele a difendersi. La versione poi presentata e respinta mercoledì da Russia e Cina, come detto, includeva invece un «appello a tutte le misure necessarie, come le pause umanitarie».
L'ambasciatore russo all'ONU, Vassily Nebenzia, ha criticato l'opzione: «Nessuna pausa umanitaria aiuterà... Spero che tutti qui lo capiscano», ha detto ieri.
Russia e Cina vogliono il cessate il fuoco
Decisamente più impegnativo è invece il «cessate il fuoco». Questa misura prevede l'accordo di tutte le parti per la cessazione dei combattimenti. Di solito comporta un processo politico formale con impegni per la riduzione del conflitto, come il ritiro dei mezzi militari o il riposizionamento degli eserciti. Tende a coprire l'intera area geografica in cui si svolge la guerra e può portare a una soluzione permanente. A sostenere questa operazione a lungo termine, dicevamo, sono Russia e Cina. Ma l'opzione è stata rifiutata da Stati Uniti e Regno Unito, che sostengono il diritto di Israele a difendersi e a rispondere all'offensiva di Hamas, continuando la guerra a Gaza. La necessità di promuovere un cessate il fuoco è stata sostenuta, la scorsa settimana, anche dal Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres.
Gli altri concetti
Altri concetti compongono il vocabolario di pace in tempi di guerra. Pensiamo ad esempio all'armistizio, che rappresenta la sospensione del conflitto in attesa di un accordo di pace fra le parti coinvolte. Ma esistono anche forme diverse di pausa in guerra. Come la tregua: non vincolante (a differenza del cessate il fuoco) indica la sospensione temporanea, spesso in modo spontaneo, dei combattimenti. Qualsiasi sia la ragione, come la rimozione dei feriti o la sepoltura dei morti. La tregua è meno formale della cessazione delle ostilità, che - sebbene non vincolante - prevede l'annuncio ufficiale, da almeno una delle due parti, della sospensione dei combattimenti.
La chiamata «sbagliata»
La differenza fra pausa umanitaria e cessate il fuoco è sentita non solo nelle sale delle Nazioni Unite. In questi giorni sta facendo discutere il licenziamento, in Inghilterra, di Paul Bristow, assistente ministeriale del Dipartimento per la Scienza, Innovazione e Tecnologia, che giorni fa aveva osato scrivere al primo ministro per chiedere il cessate il fuoco tra Israele e Hamas, «per salvare vite umane». Oggi, riporta il Guardian, un altro ministro del governo Sunak ha difeso la decisione di licenziare l'uomo. Richard Holden (ministro dei Trasporti) ha dichiarato in un'intervista radiofonica: «Credo Bristow abbia sbagliato: chiedere un cessate il fuoco permetterebbe a Hamas di agire essenzialmente nell'impunità».