L'analisi

Che cosa ha detto, questa sera, Benjamin Netanyahu?

Il premier israeliano ha confermato che le sue truppe si trovano all'interno della Striscia di Gaza e ha ribadito che la guerra contro Hamas sarà molto lunga: «È il momento della verità, vincere o cessare di esistere»
© ABIR SULTAN / POOL
Red. Online
28.10.2023 21:30

Parole ferme. Pesanti, anche. Per ribadire che Israele trionferà sul male. Benjamin Netanyahu è andato subito al sodo, questa sera, di fronte alla nazione. «I nostri soldati stanno combattendo» ha detto il premier. Di più, «si trovano all'interno della Striscia di Gaza». Al di là delle possibili definizioni, offensiva via terra vera e propria o seconda fase della guerra, il messaggio è chiaro: Hamas va combattuto e, soprattutto, battuto. «Se Israele non vince questa guerra si diffonderà il male» ha ribadito, non a caso, l'uomo forte di Israele. «Per questo – ha aggiunto – la nostra sarà la vittoria del bene sul male».

Non solo, a fianco di quel bene, a mo' di conferma delle azioni intraprese sin qui, si sono schierate le democrazie occidentali. «Abbiamo il sostegno di tutta la comunità internazionale» ha dichiarato Netanyahu. Citando e ringraziando, fra gli altri, i leader di Regno Unito, Francia e Italia per essersi presentati a Tel Aviv e per aver apertamente sostenuto Israele dopo gli attacchi terroristici del 7 ottobre scorso. 

Il discorso di Netanyahu, forse perché pronunciato davanti all'intero popolo israeliano, era intriso di significati più ampi. E profondi. Il premier, di fatto, ha parlato di esistenza. «È il momento della verità» ha tuonato. «Vincere o cessare di esistere». Come Stato, proprio così. Si spiega anche così, insomma, la risposta muscolare di Israele. Una risposta che pare destinata a durare. Parecchio. «La guerra dentro Gaza sarà dura e lunga – ha aggiunto Netanyahu –. Sarà la nostra seconda guerra di indipendenza. Vogliamo restituire agli assassini quello che hanno fatto». Occhio per occhio, verrebbe da dire, dente per dente. «Siamo entrati a Gaza in maniera ponderata nella preoccupazione per la sorte dei nostri soldati. E sì, siamo entrati nell'avamposto della cattiveria: il nostro obiettivo è demolire Hamas e riportare indietro gli ostaggi».

Rispondendo ai giornalisti, Netanyahu ha pure tirato in ballo, una volta di più, l'Iran. Il nemico giurato. «L'Iran sostiene Hamas, il 90% dei finanziamenti viene da Teheran» ha spiegato il premier. «Senza l'Iran non c'è né Hamas, né Hezbollah. Non posso dire per questioni di sicurezza se il 7 ottobre c'è stato un coinvolgimento diretto dell'Iran, ma l'Iran ha costruito la sua macchina da guerra».

E le polemiche interne? Le critiche? Il fatto che, verosimilmente, Israele abbia sottovalutato la minaccia di Hamas? «Dopo la guerra anche io dovrò dare risposte» ha chiosato Netanyahu, riferendosi all'attacco di Hamas del 7 ottobre. «C'è stato, qui, un fallimento terribile. Lo indagheremo fino in fondo. In questo momento, tuttavia, il mio obiettivo è una vittoria totale».