Asia

Che cosa sappiamo del missile lanciato dalla Corea del Nord

Dal rischio per la popolazione nella regione giapponese di Tohoku alle implicazioni geopolitiche, passando per i test nucleari e la spesa militare di Pyongyang
Uno schermo per le vie di Tokyo, in Giappone, mostra la traiettoria del missile lanciato dalla Corea del Nord. © EPA/KIMIMASA MAYAMA
Marcello Pelizzari
04.10.2022 11:45

Un missile. Lanciato sul Giappone, senza preavviso, dalla Corea del Nord. Per la prima volta in cinque anni. Chiamatela pure provocazione. Il missile ha viaggiato a lungo, quindi ha concluso la sua corsa nel Pacifico. Con quest’ultima prova di forza, nel 2022 siamo a 23 lanci. Il leader Kim Jong Un, indubbiamente, può ritenersi soddisfatto.

Potrebbe colpire Guam

Qualche dato, snocciolato dalle agenzie e dai funzionari giapponesi. Il missile, martedì, ha volato per una distanza di circa 4.600 chilometri, raggiungendo un’altitudine di circa 1.000 chilometri e una velocità massima di Mach 17, ovvero 17 volte la velocità del suono.

La CNN, a tal proposito, ha ricordato che l’isola di Guam, territorio dipendente dagli Stati Uniti, dista appena 3.380 chilometri dalla Corea. Tradotto: è a portata dei missili di Kim. Quello appena lanciato, leggiamo, verosimilmente era un Hwasong-12, missile balistico a raggio intermedio (IRBM) testato anche a gennaio.

La reazione, nervosa, da parte dell’Occidente è dovuta non tanto al missile in sé – non è nuovo, anzi – ma dalla distanza che può percorrere.

Una prova di forza simbolica

Di solito, la Corea del Nord testa i suoi missili nelle acque al largo della penisola coreana. Questo volo sul Giappone, per contro, aveva un’alta carica provocatoria e simbolica. Di più, potenzialmente avrebbe potuto creare non pochi problemi ad aerei e navi nella zona, poiché non vi è stato alcun preavviso. Per tacere delle aree abitate, qualora il missile fosse finito sulla terraferma: secondo il segretario capo di gabinetto giapponese Hirozaku Matsuno, il missile ha sorvolato la regione di Tohoku dove vivono 8 milioni di persone.

A livello simbolico, ma anche pratico, i giapponesi hanno interpretato il lancio come una violazione della loro sovranità. Dall’altra parte, quest’ultimo test riafferma le ambizioni militari di Kim e della Corea. Della serie: ci siamo e ci saremo anche noi.

Perché adesso?

Il timing, ora: perché un altro lancio, adesso? Il Giappone, va detto, si trova con vicini quantomeno scomodi. Detto della Corea, non vanno dimenticate la Russia e la Cina. Pyongyang, secondo alcuni analisi, vuole sfruttare l’attuale instabilità geopolitica per trarne vantaggio. Secondo una tesi più pragmatica, invece, la Corea ha soltanto sfruttato condizioni meteorologiche migliori per riprendere il suo programma.

Rispetto ai soliti test, chiamiamoli così, con missili che percorrono brevi distanze ma viaggiano molto in alto, a questo giro la Corea ha puntato sulla distanza. Una sorta di prova generale per eventuali, nuovi test più lunghi? Chi può dirlo.

La spesa militare

Kim, dal canto suo, all’inizio dell’anno aveva promesso uno sviluppo rapido delle armi nucleari. Il lancio di martedì, stando agli esperti, va letto in questa ottica. Ovvero, come una spinta verso la modernizzazione degli armamenti. La domanda, quindi, è sempre valida: quando, di preciso, Pyongyang effettuerà un test nucleare vero e proprio, considerando che l’ultimo ha avuto luogo cinque anni fa? «In qualsiasi momento» ha risposto Jeffrey Lewis, direttore del Programma di non proliferazione dell’Asia orientale presso il James Martin Center for Nonproliferation Studies (CNS).

Sia la Corea del Sud sia gli Stati Uniti, in merito, martellano da maggio circa la possibilità che Pyongyang si stia preparando anche a nuovi test nucleari. Con tanto di immagini satellitari che mostrano febbrili attività nel sito sotterraneo predisposto.

Detto ciò, va ovviamente monitorata anche l’attività missilistica. Oltre al citato Hwasong-12, la Corea del Nord dispone di tre missili balistici intercontinentali (IBCM) in grado di sorvolare il Giappone. Uno di questi, un domani, potrebbe volare a pieno raggio sul Paese vicino.

Armi nucleari tattiche e missili balistici, d’altronde, fanno parte della strategia a lungo termine di Kim, desideroso di superare la Corea del Sud nella cosiddetta corsa agli armamenti e di posizionare il suo Paese. Secondo un rapporto del 2019 pubblicato dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, Pyongyang tra il 2007 e il 2017 ha speso, ogni anno, tra il 21,9% e il 24,4% del proprio PIL. Una cosa inimmaginabile, sì. Ma che dà la dimensione di quanto la Corea del Nord creda nel suo programma.

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