Il caso

Che cosa sta succedendo (di nuovo) tra le Maldive e l'India?

La guerra diplomatico-turistica tra i due Paesi si inasprisce: dopo la polemica esplosa sui social, lo Stato insulare chiede il ritiro delle truppe indiane entro il 15 marzo, mentre rafforza i suoi legami con la Cina
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Federica Serrao
17.01.2024 09:00

La guerra diplomatico-turistica tra India e Maldive prosegue. E addirittura, si inasprisce. Procedendo con ordine, tutto è cominciato con una serie di post del primo ministro indiano Narendra Modi su X. Post in cui il leader politico condivideva alcuni scatti all'insegna del relax mentre si trovava alle Laccadive, territorio indiano composto da dodici atolli corallini e numerose isolette a 2-300 chilometri al largo della costa di Kerala. Delle Maldive «fatte in casa», viste da Delhi, che hanno però fatto storcere il naso ad alcuni funzionari maldiviani, che hanno attaccato Modi, dandogli del clown, del terrorista e del burattino di Israele. Complice il timore che, promuovendo le mete nazionali, l'India sferzasse un colpo importante al turismo maldiviano. 

Ora, però, la storia si arricchisce di un nuovo capitolo. Le Maldive, infatti, hanno chiesto all'India di ritirare le proprie truppe entro il 15 marzo dall'Oceano Indiano. L'India, infatti, aveva dislocato da anni navi e aerei nelle Maldive, per effettuare operazioni di sorveglianza e salvataggio. Ma i rapporti sempre più burrascosi dalle due Nazioni starebbero cambiando le cose. Molto rapidamente. La scadenza proposta dalla delegazione maldiviana, infatti, sarebbe stata proposta durante il primo incontro tra i rappresentanti di alto livello del governo indiano e delle Maldive, tenutosi domenica a Malé. Nonostante, secondo le dichiarazioni ufficiali rilasciate da entrambi i Paesi dopo l'incontro, inizialmente non fosse prevista.

Tuttavia, secondo quanto dichiarato dal Ministero degli Esteri delle Maldive, «entrambe le parti hanno espresso la volontà di intensificare la cooperazione e hanno concordato di accelerare il ritiro del personale militare indiano». Entro, insomma, due mesi. Una decisione che ha portato l'India a cercare, in fretta e furia, una «soluzione reciprocamente praticabile per consentire il proseguimento delle operazioni delle piattaforme aeree indiane che forniscono servizi umanitari e di soccorso alla popolazione delle Maldive». Ma anche una dichiarazione che, alla fine, non fa altro che peggiorare un rapporto già complesso. 

Facendo un piccolo passo indietro, la colpa non è da attribuire solo ai recenti post social di Modi sulle Maldive indiane. Già, perché a dirla tutta, i rapporti tra India e Maldive hanno cominciato a raffreddarsi già a novembre, quando lo stato insulare ha eletto Mohamed Muizzu come suo presidente. Il leader politico, infatti, aveva portato avanti una campagna elettorale in cui aveva promesso di «allontanare l'India», qualora avesse vinto. Obiettivo che, stando agli eventi recenti, sembra ancora convinto di voler portare a termine. E i fatti parlano chiaro.

A inizio gennaio, Muizzu ha scelto la Cina per la sua prima visita di Stato. Un gesto che non è passato inosservato, dal momento che si contrappone a quanto prevede la tradizione maldiviana secondo la quale, storicamente, ogni presidente democraticamente eletto delle Maldive si reca in India per la sua prima visita di Stato all'estero, come riconoscimento degli stretti legami tra i due Paesi. D'altro canto, l'India è il secondo partner commerciale dello Stato insulare, e invia il maggior numero di turisti stranieri nelle sue numerose isole panoramiche. Almeno fino a prima che, i feroci commenti dei tre viceministri sui post di Modi cambiassero le cose. Portando i nazionalisti indiani a chiedere il boicottaggio delle Maldive come destinazione turistica e alcune compagnie di viaggi indiane a sospendere le prenotazioni verso questa destinazione. 

Ma c'è di più. Durante la visita di Muizzu, i due Paesi hanno rilasciato una dichiarazione congiunta, nella quale la Cina dichiara di voler estendere il proprio sostegno alle Maldive «sostenendo la propria sovranità nazionale, indipendenza e dignità nazionale». Non solo. In cinque giorni, i due Paesi hanno firmato fino a 20 accordi congiunti, sollevando ulteriori preoccupazioni dell'India per l'inclinazione percepita di Muizzu verso Pechino.

Dall'altra parte, il ministro indiano degli Affari esteri S. Jaishankar ha minimizzato le tensioni tra i due Paesi e ha attribuito alla politica interna la responsabilità del sentimento anti-India che sta dilagando nelle Maldive. «La gente di quel Paese ha generalmente buoni sentimenti verso l'India e comprende l'importanza di avere buone relazioni», ha dichiarato. Ma chissà che le tensioni attuali, a tutti gli effetti, non stiano cambiando le cose anche tra la popolazione.