Il punto

Che cosa sta succedendo in Papua Nuova Guinea?

Nel Paese è stato dichiarato lo stato di emergenza di 14 giorni dopo che una protesta della polizia e di alcuni dipendenti pubblici ha portato a disordini, saccheggi e alla morte di almeno 16 persone
©Post Courier
Federica Serrao
12.01.2024 21:57

Non solo l'Ecuador. Anche in Papua Nuova Guinea, in questi giorni, è scattato lo stato d'emergenza a Port Moresby. Nelle scorse ore, soldati e poliziotti hanno sorvegliato l'intera capitale dopo che una serie di disordini e violenze hanno portato alla morte di almeno 16 persone. Ma come si è arrivati fino a questo punto?

A causa dell'alto tasso di disoccupazione e dell'aumento del costo della vita, la tensione in Papua Nuova Guinea negli ultimi tempi è sempre stata piuttosto alta. Questa volta, però, quanto accaduto, per citare le parole dell'ex premier O'Neill, è stato definito «il giorno più buio della storia del Paese». Riavvolgendo il nastro, tutto ha avuto origine da una protesta della polizia e del settore pubblico. Protesta che, in poche ore, è degenerata e ha portato a diversi disordini e saccheggi. Nello specifico, agenti e dipendenti pubblici hanno indetto uno sciopero per dei presunti tagli agli stipendi. Presunti, perché come confermato solo a distanza di alcune ore dai funzionari, si trattava di un banale errore amministrativo. Modifiche ai salari, per i dipendenti in questione, non erano infatti in programma. Ma quello che è stato apparentemente definito «un malinteso» ha portato al caos più totale. 

In men che non si dica, migliaia di persone sono corse per le strade, saccheggiando i negozi e ribellandosi, mentre tutta Port Moresby veniva avvolta da fumo e fiamme. Nella capitale, sono state uccise nove persone, mentre altre sette hanno perso la vita nel nord del Paese. Tra queste, quattro delle vittime sarebbero state uccise dal proprietario di un'attività commerciale in un sobborgo della capitale.

Al contempo, il primo ministro Marape è stato immediatamente vittima di una serie di appelli che lo invitavano a dimettersi. Tra questi, ha fatto capolino anche quello del suo predecessore O'Neill, che oltre ad aver etichettato quanto accaduto come «il giorno più buio» della storia del suo Paese, ha anche suggerito all'attuale premier di abbandonare la carica. ll tutto definendosi «sconvolto dalle scioccanti scene di distruzione» che hanno interessato Port Moresby. «Non c'è vergogna nell'assumersi le proprie responsabilità, ma è assolutamente vergognoso proseguire sapendo di aver perso il comando e il controllato», ha dichiarato. Oltre ai morti, si contano anche più di 50 feriti, trasportati all'ospedale generale di Port Moresby a causa di lesioni da arma da fuoco e da coltello. 

Oggi, a distanza di 48 ore, a Port Moresby è stato ristabilito ordine. A Port Moresby regna il silenzio, frutto di una «nuova normalità», che tuttavia appare ancora precaria. Secondo un dirigente di una sezione locale di un servizio di emergenza, i supermercati – quelli che non sono stati presi d'assalto nei giorni scorsi – dovrebbero riaprire nel corso della giornata, con le dovute misure di sicurezza. Tuttavia, stando alle direttive del primo ministro, James Marape, lo stato d'emergenza rimarrà in vigore per altri 14 giorni. Diversi funzionari verranno sospesi, mentre più di 1.000 soldati verranno messi in allerta, per evitare che si verifichino nuove proteste.