Che cosa succederà agli Airbus di Wizz Air ancora bloccati in Ucraina?
Da una parte, l’Ucraina confida di poter (presto) riaprire il proprio spazio aereo all’aviazione commerciale sebbene risulti quantomeno difficile allestire un piano così ambizioso. Dall’altra, la guerra è tutto fuorché conclusa. Tradotto: per le autorità è impossibile individuare una data certa per la cosiddetta ripartenza. C’è chi, nel frattempo, si è organizzato per far uscire i propri aerei dal Paese. Come il Boeing 777 di Skyline che, lo scorso dicembre, ha lasciato lo scalo di Kiev-Boryspil alla volta della Francia. Ma c’è anche chi, vista la complessità del momento, sin qui ha rimandato queste operazioni di «evacuazione».
Ne sa qualcosa Wizz Air, nota low cost ungherese, bloccati dal febbraio del 2022 all’altro aeroporto di Kiev, Zhulyani. Parliamo di tre Airbus A320, come riporta aeroTELEGRAPH, con i numeri di registrazione HA-LPM, HA-LPJ e HA-LWY. La compagnia, quantomeno, ha smontato i motori lo scorso autunno. Portandoli in Polonia per installarli su altri aerei che ne avevano bisogno. Detto questo, che ne sarà del resto rimasto in Ucraina o, meglio, dei tre velivoli? Nonostante la situazione e il lungo periodo di inattività, gli Airbus sono in buone condizioni. Non ci sarebbero danni importanti, stando alle valutazioni degli operatori locali. La stessa Wizz Air ha più volte ribadito che gli aerei vengono sottoposti a regolare manutenzione e che tutte le misure per una corretta conservazione sono state prese.
Ma torniamo alla domanda. Anzi, riformuliamola: quali saranno i prossimi passi? Secondo i rapporti, l’attuale valore degli aeromobili si aggira sui 20,7 milioni di euro. Wizz Air, scrive sempre aeroTELEGRAPH, ha studiato alcuni scenari e relative, possibili soluzioni. Ottimisticamente parlando, gli aerei potrebbero lasciare l’Ucraina per essere reinseriti nella programmazione estiva del 2025. Concretamente, invece, è verosimile pensare a un intervento delle assicurazioni per rimborsare quanto perduto (o non utilizzabile) dalla compagnia, ma Wizz Air potrebbe pure pensare di vendere in toto o in parte gli aerei.
Il fatto che la guerra continui a imperversare, certo, non aiuta. O, se vogliamo, lo scenario attuale difficilmente consentirà a Wizz Air di portare i propri aerei fuori dal Paese. Interrogato, a maggio, circa una possibile ripresa dei voli commerciali, un dirigente di SkyUp Airlines, Oleksandr Shafiev, si è detto tutto fuorché sicuro che la riapertura avverrà in tempi brevi: «Nel settore del’aviazione, tutti si attengono al principio generale della sicurezza prima di tutto. Finché non ci saranno solide garanzie sulla sicurezza dei voli da e per l’Ucraina, la riapertura degli aeroporti non avverrà. Non riesco nemmeno a immaginare come potrebbe essere organizzata ora. L’intero Paese è vulnerabile ai missili e ai droni russi. Nessuno può garantire al 100% che nessun missile o Shahed possa penetrare i sistemi di difesa aerea e colpire un aeroporto, anche nell’Ucraina occidentale. Durante gli allarmi, anche i trasporti via terra si fermano per ridurre i rischi. E qui stiamo parlando di aerei».
Sia il governo ucraino sia l’Ufficio del presidente Volodymyr Zelensky, da tempo, sottolineano la necessità dell’Ucraina di (ri)avere un proprio aeroporto con collegamenti internazionali. Nel sottolineare tale necessità, e nel cercare di convincere l’Occidente della bontà di un’operazione del genere, le autorità ucraine si appoggiano sulla buona riuscita del corridoio del grano. Un collegamento che la Russia non è riuscita a spezzare. Finora, però, alle parole non sono ancora seguiti i fatti. E gli aerei di Wizz Air, come molti altri, restano in una sorta di limbo.