Chiesa

Che cos’è l’indulgenza plenaria e perché Leone XIV l’ha concessa a tutti

Quando un fedele si confessa, riceve il perdono dei peccati ma resta una sorta di «debito» davanti a Dio – L’indulgenza plenaria cancella proprio questo «debito», liberando totalmente l’anima da ogni conseguenza del peccato
© KEYSTONE (Vatican Media via AP)
Red. Online
09.05.2025 20:00

«Il Santo Padre Leone a tutti i fedeli presenti e a quelli che ricevono la sua benedizione, a mezzo della radio, della televisione e delle altre tecnologie di comunicazione concede l'indulgenza plenaria nella forma stabilita dalla Chiesa». Sono le parole alle quali, ieri, hanno assistito in mondovisione miglia di fedeli e non solo. Hanno fatto seguito al primo discorso di papa Leone XIV, affacciato dalla Loggia delle Benedizioni, in cui ha parlato di pace e di unità. Ma che cos'è questa indulgenza plenaria?

Facciamo un piccolo passo indietro. L'ultima volta era stato papa Francesco – o meglio il cardinale protodiacono Dominique Mamberti a suo nome – ad annunciare la concessione dell'indulgenza plenaria a «tutti i fedeli presenti e a quelli che ricevono la sua benedizione, a mezzo della radio, della televisione e delle nuove tecnologie di comunicazione». Era il giorno di Pasqua, l'ultima apparizione di Bergoglio. Ed era stato lui stesso a impartire la benedizione Urbi et Orbi, dopo la lettura del tradizionale messaggio e dopo un giro, a sorpresa, in papamobile tra i fedeli.

«Tornare allo stato originario e puro del battesimo»

Per spiegare l'indulgenza plenaria, ci affidiamo a Vatican News. Andrea Tornielli, direttore editoriale dei media vaticani, spiega che «è qualcosa di diverso, di più particolare, di speciale, rispetto alla confessione, al sacramento della riconciliazione che ci riunisce con Dio tutte le volte che abbiamo peccato; tutte le volte che ci confessiamo ritorniamo in grazia di Dio, riconciliati, ma i peccati che abbiamo commesso lasciano delle conseguenze che si riversano su di noi, sul nostro essere». L'indulgenza entra proprio in questo, «è come se ristabilisse l'abito perfettamente bianco del momento del battesimo ed è un dono speciale». Legato a momenti particolari: il Giubileo, ma anche – appunto – alcune benedizioni urbi et orbi del Papa e per cui, «alle condizioni che la Chiesa insegna e prescrive, è possibile ottenere questa indulgenza per noi e per i nostri parenti e amici, per i defunti a cui vogliamo in qualche modo trasferire questo regalo che ci è possibile grazie a una comunione dei beni che unisce noi che stiamo di qua da quelli che stanno al di là e dunque noi che stiamo ancora faticosamente camminando e coloro che sono già in Paradiso, e coloro che sono già santi, ma che ci mettono a disposizione degli strumenti per aiutarci a camminare più leggeri, più perdonati e misericordiati», conclude il direttore editoriale del Dicastero per i media vaticani.

Il peccato e l'indulgenza

L’Osservatore Romano ricostruisce l’evoluzione del percorso penitenziale nella Chiesa. Per capire bene cosa si intende per indulgenza, bisogna infatti fare un passo indietro. Nella Chiesa antica il perdono dei peccati era un «fatto sociale»: ci si dichiarava peccatori, si entrava in un gruppo (una vera «comunità di ricupero») e si faceva un percorso penitenziale che poteva durare vari mesi o anni. Solo alla fine ci si presentava al vescovo che imponeva le mani e dava l’assoluzione dai peccati. La sequenza era quindi: prima la confessione, poi la penitenza e alla fine l’assoluzione.

Nel Medioevo la vita cristiana continuò nei monasteri, in piccole comunità. Si cominciò a diffondere l’uso di confessare i peccati all’abate, che dava subito l’assoluzione e dopo assegnava la penitenza (calcolata in giorni, mesi e anni). Tuttavia, in particolari occasioni (feste importanti, eventi eccezionali), in cambio di qualche opera buona in più era possibile ottenere uno «sconto di pena».

La prima indulgenza plenaria fu offerta da papa Urbano II nel 1096: un'offerta mai vista, il condono totale della pena a chi partiva per liberare Gerusalemme invasa dagli arabi. Da allora fu sempre più spesso il Papa a usare «il potere delle chiavi» ricevuto da Gesù per aprire il tesoro delle indulgenze. Quando Bonifacio VIII, nel 1300, indisse il primo Giubileo promettendo a tutti l’indulgenza plenaria in cambio di soli trenta giorni di preghiere a Roma, la città fu invasa da un esercito di pellegrini. La fame di indulgenze si mantenne sempre viva nel popolo cristiano. I giorni, mesi e gli anni di «sconto della pena» sono stati aboliti da Paolo VI nel 1967.

L’indulgenza oggi può essere solo parziale o plenaria, ed è molto limitata rispetto al passato. Dopo la confessione il peccato è eliminato, ma «il male mantiene la sua attrattiva» e «i suoi residui diventano un ingombro per il fedele. La Chiesa, allora, indica alcune opere buone: «Rafforzare la comunione con Cristo nei sacramenti, con la fede della Chiesa (recita del Credo e preghiera per il Papa) e con i fratelli (opere di carità). Quando a queste opere viene assegnata una indulgenza (parziale o plenaria) la fede aiuta a credere che l’attrazione per il peccato diminuisce e si accresce invece in modo particolarmente intenso la carità e la santità. Le scorie del peccato sono eliminate e si guarisce più velocemente di prima».

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