Italia

Che cos'è questa storia dei condoni a Ischia?

Dopo la tragedia, come spesso accade, è tempo di polemiche: sotto esame un Decreto risalente al 2018
© AP
Red. Online
28.11.2022 16:00

Quanto successo a Ischia, è di oggi la notizia di un’ottava vittima confermata, rilancia la questione: fatalità o evento che, in un qualche modo, poteva essere evitato? Dati alla mano, c’è di che preoccuparsi: il 90% dei comuni italiani, infatti, si trova in aree a rischio di alluvioni, frane, erosione e altre calamità naturali.

Tradotto: è impensabile costruire ovunque, anche grazie a nuovi condoni, senza considerare i pericoli e le caratteristiche del territorio. Ne ha parlato, fra gli altri, Fabrizio Curcio, capo della Protezione civile, dalle colonne de La Stampa.  

Ecosistema fragile

L’Italia, leggiamo, è un ecosistema a suo modo unico al mondo. Soprattutto, è un territorio fragile e non privo di insidie. Meglio muoversi con circospezione, insomma, evitando di «costruirci sopra» senza ragionamento. Il 44% del territorio italiano, ad esempio, è a elevato rischio sismico. La quasi totalità, il 94%, è invece minacciato dal dissesto idrogeologico.

Il problema nel problema? Nelle zone più a rischio vivono qualcosa come 21,8 milioni di persone. Un terzo della popolazione totale, a spanne. Marche e Abruzzo ne sanno qualcosa, fra alluvioni e terremoti. Le istituzioni, più o meno a ogni cambio di governo, affrontano almeno un’emergenza legata a fenomeni naturali.

Il Decreto Genova

Eppure, proprio le istituzioni italiane sembrano restie ad adottare una politica davvero sostenibile nei confronti del territorio. Secondo quanto riferito da Wired, ogni anno in Italia vengono costruite 20 mila nuove case. Dettaglio: abusive. Sono invece oltre 71 mila, sul totale, le ordinanze di demolizione. Ma l’80% di queste ordinanze non è mai stato eseguito. Lo Stato, per contro, finora ha sempre approvato condoni edilizi. Tanto generali quanto legati a singoli territori.

Ischia, manco a dirlo, rientra proprio in questa casistica. E proprio l’abusivismo edilizio (regolarizzato) è una delle cause che hanno innescato il disastro. L’altra, invece, è il cambiamento climatico: gli episodi meteorologici estremi, fra il 2018 e il 2022, sono aumentati del 27%.

La colpa? A fine settembre, nel 2018, nel cosiddetto Decreto Genova – dedicato alla ricostruzione del Ponte Morandi – il governo guidato da Lega e Movimento 5 Stelle aveva inserito anche un condono edilizio legato appunto a Ischia, isola colpita da un terremoto nel 2017. Il risultato? Le abitazioni costruite nelle zone a rischio sono state regolarizzate. E questo nonostante sull’isola siano presenti parecchi limiti all’edificazione.

Condono sì o no?

Al condono «parteciparono», con i loro voti, Lega, Movimento 5 Stelle e l’opposizione di allora, Fratelli d’Italia. Gli altri, fra astensioni e voti contrari, cercarono di salvare l’isola.

Detto che il Decreto conteneva, vedi sopra, provvedimenti per la costruzione di un nuovo ponte a Genova, erano state inserite anche diverse norme su Ischia. A tal proposito, quella più importante è l’articolo 25, che stabiliva l’accesso ai fondi pubblici per la ricostruzione di migliaia di case, anche quelle – citiamo dal Post – risultanti da abusi edilizi a cui però non era stata ancora applicata la sanatoria per lungaggini burocratiche o ritardi nei controlli.

Giuseppe Conte, allora presidente del Consiglio, domenica in televisione ha chiarito che «quello del 2018 non era affatto un condono». Banalmente, il governo si trovò allora davanti a una situazione complicata: «richieste di condono per circa 27 mila abitazioni su circa 60 mila abitazioni totali nell’isola» da una parte; «richieste per i danni del terremoto per 1.100 abitazioni» dall’altra. L’articolo 25, ha quindi detto Conte, serviva solo ad accelerare quelle pratiche. Senza, quindi, introdurre un nuovo condono. La norma, semmai, regolava e garantiva l’applicazione dei condoni precedenti: 1985, 1994 e 2003.

Il testo del Decreto, in ogni caso, venne modificato in Parlamento con l’inserimento di un passaggio: ogni richiesta di accesso ai fondi pubblici avrebbe dovuto ricevere il sì dell’autorità preposta alla tutela del vincolo paesaggistico. Inoltre, i contribuiti per le case danneggiate dal terremoto del 2017 non avrebbero potuto essere compatibili con «eventuali aumenti di volume» oggetto dei condoni precedenti.

Sia quel che sia, quanto successo a Ischia rimette in discussione il rapporto fra cittadini, territorio e istituzioni.

In questo articolo: