Che ruolo avrà la Russia nel conflitto tra Israele e Iran?

Che ruolo potrebbe avere la Russia nel conflitto tra Israele e l’Iran? È la domanda da un milione di dollari in queste ore, specialmente dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha proposto Vladimir Putin come possibile mediatore tra i due Paesi. Mosca ha ottimi rapporti con l'Iran, dal quale si è procurata per anni i droni Shahed (ora li produce da sé, ndr) da lanciare contro l'Ucraina, ma un acuirsi della crisi in Medio Oriente potrebbe seriamente danneggiare l'obiettivo di Putin di creare un nuovo ordine mondiale favorevole alla Russia. Di fatto, Mosca dietro all'attacco ordinato dal premier israeliano Benjamin Netanyahu potrebbe vedere la mano americana, intenzionata a imporre la sua presenza in Medio Oriente.
Il Cremlino, nonostante abbia condannato l'operazione dello Stato ebraico, si è subito proposto come mediatore, non adottando una posizione netta. E proprio questo atteggiamento ha sollevato dubbi sul ruolo della Russia. La spinta di Trump verso Putin, tuttavia, non sembra casuale. L’avvicinamento al suo omologo russo dimostrerebbe come gli Stati Uniti non vogliano gestire una guerra così delicata da soli, appoggiandosi a un partner che li aiuti a porre fine al conflitto, riportando Teheran al tavolo dei negoziati sul nucleare il prima possibile. Se l'accordo con l'Iran dovesse saltare, per Donald Trump sarebbe un duro colpo: l'ennesimo obiettivo non raggiunto, come quello di porre fine alla guerra in Ucraina in tempi brevi.
Ad aprile Mosca aveva ratificato un accordo di partenariato strategico con l'Iran, il quale include disposizioni affinché entrambi i Paesi contrastino le minacce comuni, non creando però alcun tipo di alleanza militare: «La firma del trattato non significa l'istituzione di un'alleanza militare con l'Iran o un'assistenza militare reciproca», spiegò dopo la firma dell’intesa il viceministro degli Esteri russo Andrei Rudenko in un discorso alla Duma di Stato.
Citata dal Moscow Times, la politologa Hanna Notte, esperta di Russia e Medio Oriente presso il Center for Nonproliferation Studies, ritiene che la Russia possa essere coinvolta attraverso organismi internazionali, come il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite o l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA).
Secondo Notte, la Russia probabilmente continuerà a tentare di svolgere il ruolo di mediatore nel conflitto, dato il suo desiderio di rimanere un attore influente sulla scacchiera geopolitica, tuttavia «le turbolenze in Medio Oriente si sono dimostrate troppo intense e imprevedibili perché Mosca possa orientarsi in modo affidabile in una direzione favorevole».
Il ricercatore Ruslan Suleymanov, attivo presso l'Istituto per lo sviluppo e la diplomazia dell'Università ADA di Baku, ha invece fatto notare che «la credibilità della Russia nella regione è stata minata l'anno scorso, quando Putin ha mostrato la sua debolezza non sostenendo Bashar al-Assad nella sua lotta contro gli jihadisti. Putin ha mostrato di non essere più affidabile. In pratica, la Russia potrebbe sostenere l'Iran nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU, ad esempio. Non c'è alcun obbligo militare». Un settore in cui la Russia probabilmente non ha motivo di preoccuparsi è la fornitura di droni Shahed di progettazione iraniana, utilizzati per attaccare l'Ucraina.
Nicole Grajewski, esperta di politica nucleare presso il Carnegie Endowment for International Peace, specializzata in Russia e Iran, ha dichiarato al Telegraph che Mosca è ora in grado di produrre fino a 2.700 droni al mese senza il supporto iraniano, su cui ha fatto molto affidamento nei primi due anni della sua invasione dell'Ucraina. Secondo Suleymanov, è improbabile che l'escalation del conflitto influisca sui rapporti tra Russia e Israele, nonostante la partnership strategica della Russia con l'Iran e le critiche di Mosca agli attacchi aerei israeliani: «Nonostante i numerosi problemi e dissidi, Mosca è ancora interessata a Israele», ha sottolineato Suleymanov. Pure Marianna Belenkaya, esperta russa del Medio Oriente ed ex commentatrice dell'agenzia di stampa statale RIA Novosti, ritiene che le relazioni tra Russia e Israele siano tutt'altro che nette. Ad esempio, i due Paesi hanno mantenuto relazioni stabili anche se negli ultimi anni la Russia ha intensificato il suo impegno con Hamas, ha evidenziato Belenkaya, affermando che «Israele non ha imposto sanzioni alla Russia» in seguito all'invasione dell'Ucraina del febbraio 2022.
Secondo Nikita Smagin, esperto indipendente russo di Iran e Medio Oriente, che ha vissuto e lavorato a Teheran per diversi anni, la posizione passiva tenuta finora, conferma come Mosca «non sia pronta a impegnarsi militarmente per l'Iran», citato da RaiNews, l'esperto ha spiegato che la Russia «non rischierà un peggioramento delle relazioni o addirittura uno scontro con gli Stati Uniti e Israele per Teheran». L'analista russo ha poi ricordato che «negli ultimi anni, la Repubblica islamica ha ripetutamente chiesto a Mosca, senza successo, di fornirle sistemi di difesa aerea, caccia ed elicotteri da combattimento».
Certo è che l'Iran confida nella Russia in queste concitate ore, anche perché potrebbe rappresentare una via di fuga in caso di sconfitta. Alcuni funzionari del gabinetto di Ali Khamenei, scrive il Teheran Times, sarebbero in trattative con le autorità russe per evacuare i vertici della Repubblica Islamica insieme alle loro famiglie. Insomma, proprio come avvenuto con Assad, Mosca potrebbe diventare il rifugio dei leader iraniani caduti.