Russia

Chi è Vladimir Kara-Murza, l'uomo condannato a 25 anni per aver criticato Putin e la guerra

La sentenza ha rimesso al centro del discorso la brutale repressione politico-giudiziaria messa in atto dal Cremlino
© MOSCOW CITY COURT PRESS-SERVICE/
Marcello Pelizzari
17.04.2023 14:00

Sostenitore dei diritti umani, critico del Cremlino, fresco di condanna a 25 anni di carcere per aver condannato pubblicamente la guerra in Ucraina. Ecco, in estrema sintesi, chi è Vladimir Kara-Murza, l’oppositore politico finito sotto i riflettori e sopravvissuto, a suo tempo, a due avvelenamenti.

Kara-Murza, leggiamo, era stato arrestato un anno fa poche ore dopo l’uscita di un’intervista, sulla CNN, nella quale aveva criticato il «regime di assassini» del presidente russo Vladimir Putin. È stato processato per diversi reati, fra cui tradimento, diffusione di notizie false sull’esercito russo e favoreggiamento di attività di un’organizzazione indesiderata. La Federazione Russa, ricordiamo, aveva criminalizzato le critiche all’esercito in seguito all’invasione su larga scala dell’Ucraina lo scorso febbraio.

La corte, nel leggere la condanna, ha specificato che Kara-Murza sconterà la pena «in una colonia correzionale a regime rigoroso». In una dichiarazione del tribunale della città di Mosca è stato specificato che il verdetto non è ancora entrato in vigore e che il condannato ha diritto di appellarsi alla sentenza.

La reazione della comunità internazionale

La detenzione di Kara-Murza è stata più volte denunciata dalle organizzazioni internazionali a favore dei diritti umani e ha provocato, di riflesso, sanzioni da parte dell’amministrazione Biden lo scorso mese.

La sentenza, ora, ha rimesso al centro del discorso la brutale repressione politico-giudiziaria messa in atto dal regime di Putin, intensificatasi appunto con la guerra in Ucraina e legata a doppio filo all’uccisione della libertà di espressione.

Nella sua intervista alla CNN, nel marzo 2022, Kara-Murza aveva parlato contro il conflitto e condannato Putin per aver espressamente preso di mira le voci critiche all’interno del Paese. Poche ore più tardi, era stato arrestato per «non aver obbedito agli ordini delle forze dell’ordine», come riferito da sua moglie.

La sentenza, va da sé, ha provocato una nuova ondata di critiche e forti, fortissime prese di posizione da parte della comunità internazionale. Amnesty International ha bollato la decisione come «un esempio agghiacciante della repressione sistematica della società civile» portata avanti dal Cremlino. Una repressione che ricorda, citiamo, quella dell’era di Stalin. Volker Tuerk, responsabile per i diritti umani in seno alle Nazioni Unite, dal canto suo ha descritto la sentenza come «un colpo allo stato di diritto e spazio civico nella Federazione Russa». E ancora: «Nessuno dovrebbe essere privato della propria libertà per aver esercitato i propri diritti umani, chiedo alle autorità russe di rilasciarlo senza indugio».

Secondo il governo britannico, la condanna ha una forte, fortissima connotazione politica: «Vladimir Kara-Murza ha coraggiosamente denunciato l’invasione russa dell’Ucraina per quello che era, una palese violazione del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite. La mancanza di impegno della Russia nella protezione dei diritti umani fondamentali, inclusa la libertà di espressione, è allarmante», ha dichiarato lunedì il ministro degli Esteri James Cleverly. A ruota il portavoce del governo tedesco, Andrea Sass: il processo ha mostrato «come il sistema giudiziario russo sia strumentalizzato contro di lui e molti dei suoi compatrioti e mostra anche quale portata scioccante abbia raggiunto la repressione in Russia nel frattempo».

«Credo nel mio Paese»

Kara-Murza, nell’ultima udienza del processo, la scorsa settimana, si è detto orgoglioso delle sue idee e opinioni politiche. «Sono in prigione per le mie opinioni politiche; per essermi espresso contro la guerra in Ucraina, per molti anni di lotta contro la dittatura di Putin, per aver facilitato l’adozione di sanzioni internazionali personali ai sensi della legge Magnitsky contro i violatori dei diritti umani. Non solo non mi pento di nulla di tutto ciò, ma ne sono orgoglioso».

La legge Magnitsky, citata dall’attivista, blocca l’ingresso negli Stati Uniti e congela i beni di funzionari del governo russo e uomini d’affari accusati di violazioni dei diritti umani. Kara-Murza, venendo ai rimpianti, ha detto di non aver fatto abbastanza per convincere i suoi connazionali e i politici dei Paesi democratici del pericolo rappresentato da Putin e dall’attuale regime. «Ancora oggi, anche nell’oscurità che ci circonda, anche seduto in questa gabbia, amo il mio Paese e credo nella nostra gente».

In questo articolo: