Il caso

Chiquita nel caos: che cosa sta succedendo a Panama?

Il colosso delle banane licenzierà tutti i lavoratori della filiale panamense, a seguito di uno sciopero iniziato un mese fa – Un brutto colpo per quello che viene considerato il «frutto più popolare al mondo», minacciato anche dal cambiamento climatico
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Red. Online
05.06.2025 10:30

Nella filiale panamense di Chiquita è scoppiato il caos. Il colosso delle banane licenzierà gli oltre 1.600 lavoratori rimasti a Panama, dopo oltre un mese di sciopero. Solo la scorsa settimana, la società aveva annunciato il licenziamento di 4.900 operai (su circa 7.000) e la cessazione delle attività. Il motivo? La «paralisi prolungata» nel suo centro di produzione di Bocas del Toro, vicino al confine con la Costa Rica, in seguito ad alcune proteste. Ma riavvolgiamo il nastro.  

Tutto è cominciato a fine aprile, quando diversi dipendenti di Chiquita, a Panama, si sono uniti alle proteste nazionali contro le riforme di sicurezza sociale, che in futuro potrebbero avere ripercussioni sulle loro pensioni. Uno sciopero definito «illegale» dal presidente panamense José Raúl Mulino, che aveva coinvolto circa 5.000 lavoratori. Al tempo stesso, anche il colosso delle banane aveva preso posizione, giustificando l'improvvisa ondata di licenziamenti. «Purtroppo, a seguito dell'ingiustificato abbandono del lavoro nelle nostre piantagioni e nei nostri centri operativi dal 28 aprile e che continua ancora, l'azienda ha proceduto al licenziamento di tutti i nostri lavoratori giornalieri». Lavoratori che non hanno contratto a tempo indeterminato e vengono assunti solo al momento del raccolto.

Quella di Chiquita, insomma, è stata una decisione drastica e non senza conseguenze: basti pensare che il primo licenziamento ha fatto subire all'azienda perdite per almeno 75 milioni di dollari. Nelle scorse ore, poi, è arrivata la conferma: della filiale panamense non verrà risparmiato alcun dipendente. Come rivela Reuters, il personale amministrativo di Chiquita Panama ha lasciato il Paese e ora l'azienda chiederà l'autorizzazione al governo per licenziare i lavoratori rimasti a Panama. Ad annunciare la decisione dell'azienda di licenziare anche questi dipendenti è stata la ministra del lavoro panamense, Jackeline Muñoz, dopo essersi recata a Bocas del Toro per negoziare, invano, la fine dello sciopero. Le trattative, infatti, si sono concluse senza un accordo. «Il responsabile delle relazioni sindacali di Chiquita ci ha informato che venerdì hanno licenziato 60 impiegati amministrativi, il che significa che nessuno ricopre più questo ruolo all'interno dell'azienda», ha spiegato Muñoz, definendo quanto accaduto «un duro colpo» per l'occupazione e per la ripresa economica. 

Ci si mette anche il cambiamento climatico

Inutile girarci intorno: Chiquita cesserà definitivamente le operazioni a Panama. E sebbene le piantagioni principali si trovino in Costa Rica ed Ecuador, dove l'azienda produce le sue banane, la chiusura della filiale panamense non passa inosservata. Anche a causa delle minacce che stanno interessando le banane negli ultimi tempi. 

Secondo un rapporto di Christian Aid pubblicato nelle scorse settimane, il cambiamento climatico sta infatti mettendo a rischio quello che è considerato «il frutto più popolare al mondo». Dallo studio emerge che entro il 2080 quasi due terzi delle aree dedicate alla coltivazione di banane in America Latina e nei Caraibi potrebbero infatti non essere più adatte ad ospitare le piantagioni.

Come si legge nel rapporto, l'aumento delle temperature, le condizioni meteorologiche estreme e i parassiti legati al clima stanno infatti colpendo duramente i principali Paesi produttori di banane, come Guatemala, Costa Rica – il principale produttore per Chiquita – e Colombia. Il problema, ovviamente, non è circoscritto al solo Sud America, ma ha conseguenze anche sul resto del mondo. Secondo quanto riporta il Guardian, si stima che l'80% delle esportazioni di banane che riforniscono i supermercati di tutto il mondo provenga proprio dai Paesi dell'America Latina o dai Caraibi. Quest'ultima, però, è anche una regioni più vulnerabili ai cambiamenti climatici, soggetta a condizioni meteorologiche estreme e ai disastri.