Moldavia

Chisinau lanciata verso l'UE

Tra le preoccupazioni dei cittadini del Paese più povero d'Europa c'è il rincaro dei prezzi per i beni di consumo essenziali, il basso livello dei salari e delle pensioni e il timore di un’invasione russa
©EPA/DUMITRU DORU
Andrea Colandrea
25.05.2022 06:00

Se da quando è esplosa la guerra tra Russia e Ucraina, il Governo filo-europeo di Chisinau, ha cercato di percorrere nel modo più rapido possibile l’avvicinamento all’UE, ora che la minaccia di Mosca sulla piccola ex Repubblica sovietica pare essere un’ipotesi accreditata (anche per la presenza sul suo suolo dell’enclave russofona della Transnistria), la Moldavia ha cercato di far valere quanto più possibile la propria neutralità. L’atteggiamento del Paese guidato dalla presidente di origine rumena Maia Sandu, è in un qualche modo bipolare: segue in tutto e per tutto la strada dell’Europa comunitaria e della NATO, senza però indispettire il Cremlino, che continua a fornire approvvigionamenti energetici (diretti e indiretti) allo stesso Paese ritenuto il più povero del vecchio Continente.

Niente armi a Kiev

Si spiega anche così il ripetuto rifiuto di Chisinau di rifornire la vicina Ucraina di sistemi d’arma sovietici come i sei MIG-29 sollecitati da Kiev, che la Moldavia non ha mai fatto uscire dai propri confini, pur ospitando sul proprio territorio il numero più alto di profughi di guerra pro capite provenienti dalle città bombardate dalle forze russe. Ma tant’è. Secondo alcuni media moldavi (una parte dei quali, va ricordato, sono di proprietà di oligarchi russi e uomini d’affari vicini a Vladimir Putin) nel Paese oggi è in crescita la disaffezione dei cittadini proprio verso la politica del Governo di Natalia Gavrilita. Maia Sandu in particolare è anche nel mirino della sinistra filorussa del suo predecessore Igor Dodon, che teme ingerenze occidentali nello Stato moldavo. In realtà si tratta di una frattura, non solo politica, che parte da lontano. E che sembra farsi più pronunciata nel Paese, nell’attuale momento di crisi internazionale. Fatto sta che nelle ultime settimane sono scesi in piazza numerosi cittadini contrari al Governo e ritenuti vicini al Partito socialista della Moldova (PSRM) dell’ex presidente filorusso, che lunedì, peraltro, è stato posto in stato di fermo per 72 ore per presunta corruzione e tradimento.

Slogan anti-governativi

Nelle manifestazioni di protesta, che si sono concentrate nella capitale, sono stati scanditi slogan contro la «svendita» della Moldavia, oggi sempre più dipendente da risorse estere. In uno dei più recenti sondaggi pubblicati sulla stampa (come riferisce il quotidiano Timpul) è emerso che le preoccupazioni dei cittadini sono causate, nell’ordine, dall’aumento dei prezzi (28% degli intervistati), dal basso livello degli stipendi e delle pensioni (17%), dalla guerra in Ucraina (15%), dalla situazione economica (9%) e dall’inefficienza del Governo (7%).

L’opposizione in Parlamento, rappresentata dal Blocco dei Comunisti e Socialisti (BCS) e dal partito Sor , ha deciso di cavalcare il malcontento sociale (frenato soltanto parzialmente dai pur considerevoli contributi finanziari inviati dalla diaspora in patria) organizzando, appunto, una serie di proteste contro l’Esecutivo anche in virtù della galoppante inflazione. È significativo però che la maggior parte dei moldavi difenda la linea filo-europea del Governo, che è pur ritenuto «debole» e «spaesato» davanti alle attuali sfide e con la possibilità che la tragedia della guerra si sposti in casa.

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