Stati Uniti

Con i dazi introdotti da aprile, Trump ha già incassato 152 miliardi di dollari

Solo a luglio le tariffe hanno fruttato quasi 30 miliardi di dollari, scrive il New York Times, citando i dati del Tesoro americano
© KEYSTONE (AP Photo/Luis M. Alvarez)
Ats
03.08.2025 17:44

Con i dazi introdotti da aprile, prima ancora che entrino in vigore dal 7 agosto quelli nuovi, il presidente americano Donald Trump ha incassato finora 152 miliardi di dollari, circa il doppio dei 78 miliardi di dollari entrati nelle casse federali nello stesso periodo dell'anno fiscale precedente.

Solo a luglio le tariffe hanno fruttato quasi 30 miliardi di dollari. E con l'imminente aumento dei dazi, a livelli mai visti da quasi 100 anni, si calcola che la cifra annuale sarà di circa 360 miliardi l'anno. Un flusso di entrate così consistente che potrebbe rivelarsi difficile da abbandonare: «Penso che questo crei dipendenza, che sia molto difficile abbandonare una fonte di entrate quando il debito e il deficit sono quelli che sono», ha detto al New York Times Joao Gomes, economista della Wharton School dell'Università della Pennsylvania.

Ma chi pagherà il maggior costo delle merci importate? E quanto inciderà sull'inflazione e la crescita dell'economia americana? Sono questi gli interrogativi legati alla guerra commerciale di Trump e la maggior parte degli esperti prevede dall'autunno un inevitabile caro prezzi, con aumenti in vari settori: agroalimentare (dal vino al caffè), arredamento, giocattoli, elettrodomestici, computer, auto, scarpe e abbigliamento (importati per il 95%). Finora diversi fattori hanno attutito l'impatto dei dazi: il loro rinvio, le scorte accumulate dalle aziende, le forniture ordinate con anticipo, la decisione delle società di assorbire i maggiori costi.

Ma ora questa tregua sta per finire e i listini autunnali sono destinati a cambiare radicalmente. Stando al Budget Lab di Yale, gli americani vedranno un'imposta media del 18,3% sui prodotti importati, l'aliquota più alta dal 1934. Il centro di ricerca politica indipendente ha stimato che i prezzi aumenteranno dell'1,8% nel breve termine a causa della guerra commerciale di Trump: ciò equivale a una perdita di reddito di 2400 dollari per famiglia.

Le aziende stanno iniziando a scaricare sui consumatori la maggior parte dei costi legati ai dazi. E negli ultimi giorni Adidas, Procter & Gamble, Stanley Black & Decker e altre grandi aziende hanno comunicato agli investitori di aver aumentato i prezzi o di aver pianificato di farlo a breve per compensare l'onere delle tariffe. Tra queste EssilorLuxottica, il più grande produttore mondiale di occhiali, tra cui i Ray-Ban. Aziende come Walmart e i produttori di giocattoli Hasbro e Mattel avevano già avvertito che i dazi avrebbero portato a un aumento dei prezzi.

«La trasmissione dei maggiori costi al dettaglio tende ad essere molto graduale, ecco perché molte persone hanno la sensazione che non stia succedendo nulla», ha spiegato Alberto Cavallo, economista di Harvard. «Ovviamente, i costi si accumulano e alla fine saranno gli americani a pagare la maggior parte del costo di questi dazi», aggiunge.

Il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha mantenuto fermi i tassi anche nell'ultima riunione per l'incertezza del quadro economico, con gli effetti dei dazi che «hanno iniziato a riflettersi più chiaramente sui prezzi di alcuni beni, ma i loro effetti complessivi sull'attività economica e sull'inflazione restano da vedere» in futuro. Le tariffe restano quindi un azzardo e potrebbero diventare un boomerang, anche elettorale, se i prezzi saliranno e l'economia rallenterà.

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