Conflitto in Ucraina, ora arriva la parte più dura

Non eravamo più abituati alle guerre. Lo dimostra il fatto che, ancora dopo oltre tre anni di guerra in Ucraina, ci aspettiamo che una telefonata possa bastare a cancellare tutto. Non è così, evidentemente, neppure se ai due estremi ci sono Donald Trump e Vladimir Putin. Oggi, i presidenti di Stati Uniti e Russia si sono sì parlati al telefono, per oltre due ore, ma la guerra in Ucraina proseguirà ancora a lungo. Inutile illudersi. Nei momenti che hanno preceduto l’attesa telefonata, i due fronti si sono infatti alternati nello sminuire la portata del colloquio, come a voler preparare tutti a un bagno di realtà. Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino, ha parlato della necessità di «un lavoro laborioso e prolungato» per arrivare a porre fine al conflitto. Mentre JD Vance, il vicepresidente americano, ha accennato all’evidente «stallo» bellico. Ma è anche andato oltre. «Non sono sicuro che Vladimir Putin abbia una strategia su come risolvere la guerra», ha detto.
Visioni lontanissime
Quella avvenuta nelle scorse ore è la quarta telefonata - nota - tra i due leader, da quando Trump ha ripreso il suo posto alla casa Bianca. La prima, il 20 gennaio, non era stata altro che un atto di cordialità. La seconda era caduta il 12 febbraio, e già allora i presidenti avevano parlato delle tensioni bilaterali e della situazione in Ucraina. C’è stata poi una terza chiamata, il 18 marzo. In quel caso, Putin aveva accettato la proposta dell’americano di un cessate il fuoco temporaneo perlomeno attorno alle infrastrutture energetiche. Oggi, la quarta telefonata. Il leader del Cremlino ha parlato con i giornalisti in serata, attorno alle 20, ora russa. Ha definito la conversazione avuta con Trump come «molto significativa e molto sincera». Non ha parlato espressamente di progressi, limitandosi ad affermare che la Russia è pronta a un accordo di pace e a un cessate il fuoco. «Dobbiamo solo individuare i modi più efficaci per procedere verso la pace». E qui, proprio qui, sta il punto della questione. Anche perché le visioni di Mosca e di Kiev sono lontanissime, se non opposte, e non accennano ad avvicinarsi. Per Putin questa guerra, questa «operazione speciale» - come l’ha sempre definita, dal febbraio del 2022 -, deve «rimuovere le cause profonde della crisi». Insomma, una sorta di resistenza, vista dal punto di vista del leader russo, rispetto all’Occidente.
Spiragli commerciali
Ma allora, concretamente, a che cosa ha portato questa tanto attesa quarta telefonata tra i presidenti di Stati Uniti e Russia? Trump, come da abitudine, si è espresso attraverso il social Truth. «Ho appena concluso la mia telefonata di due ore con il presidente russo Vladimir Putin», ha scritto. «Credo sia andata molto bene», ha quindi azzardato. E poi la notizia, se così può essere giudicata: «Russia e Ucraina avvieranno immediatamente i negoziati per un cessate il fuoco e, soprattutto, per la FINE della guerra». «END», «FINE», scritto a lettere maiuscole. «Le condizioni saranno negoziate tra le due parti». Ancora sulla telefonata: «Il tono e lo spirito della conversazione sono stati eccellenti. Se non lo fossero stati, lo direi ora, piuttosto che poi». Che cosa ci potranno guadagnare gli States, diventa chiaro dal successivo passaggio: «La Russia vuole fare commercio (tutto maiuscolo, ancora una volta, n.d.r.) su larga scala con gli Stati Uniti quando questo catastrofico “bagno di sangue” sarà finito, e io sono d’accordo. C’è un’enorme opportunità per la Russia di creare grandissime quantità di posti di lavoro e ricchezza. Il suo potenziale è illimitato (maiuscolo, n.d.r.). Allo stesso modo, l’Ucraina può essere un grande beneficiario in termini di scambi commerciali, nel processo di ricostruzione del Paese». Trump torna, quindi, all’attualità: «I negoziati tra Russia e Ucraina inizieranno immediatamente. Ne ho informato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il presidente francese Emmanuel Macron, la prima ministra italiana Giorgia Meloni, il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il presidente finlandese Alexander Stubb, durante una chiamata, subito dopo quella con il presidente Putin. Il Vaticano, rappresentato dal Papa, ha dichiarato di essere molto interessato a ospitare i negoziati. Che il processo abbia inizio!».
Zelensky non esclude Berna
Evidentemente, i toni utilizzati da Donald Trump sono sembrati ben più positivi rispetto a quelli - prudenti - di Vladimir Putin. Il russo si è limitato ad accennare a un «possibile futuro accordo di pace». Ma l’americano è andato ben oltre. L’aspetto nuovo è semmai l’atteggiamento più coinvolgente di Trump rispetto ai partner europei, a cominciare da quella von der Leyen sin qui da lui considerata marginale, o giù di lì. Lo stesso Zelensky, su X, è partito nella sua analisi dall’elenco dei leader «amici». Poi il presidente ucraino ha ammesso: «Questo è un momento decisivo. Il mondo può ora vedere se i suoi leader sono realmente in grado di garantire un cessate il fuoco e raggiungere una pace reale e duratura». Zelensky ha ribadito che l’Ucraina è pronta ad affrontare questo processo, purché sia «completo e incondizionato». Ma la Russia è altrettanto pronta? Kiev dubita: «Se i russi non sono pronti a fermare le uccisioni, devono subire sanzioni più severe. Sarà la pressione sulla Russia a spingerla verso una vera pace». Se Trump ha ventilato l’ipotesi Vaticano, Zelensky non trascura Berna né Ankara. «Turchia, Vaticano, Svizzera: stiamo valutando tutte le sedi possibili». Ma ciò che serve è la «disponibilità da parte della Russia a impegnarsi in colloqui significativi. Con i leader europei, abbiamo anche discusso i possibili passi successivi, in particolare gli incontri tra i negoziatori e una valutazione obiettiva delle proposte di ciascuna parte. Ogni proposta sul tavolo merita una valutazione onesta», ecco perché nella visione di Zelensky il processo negoziale deve coinvolgere anche rappresentanti americani ed europei. «È fondamentale per tutti noi che gli Stati Uniti non prendano le distanze dai colloqui e dal perseguimento della pace, perché l’unico a trarne beneficio è Putin». Kiev non si illude. «Se Putin avanzerà richieste irrealistiche, ciò significherà che la Russia continuerà a prolungare la guerra. La Russia deve porre fine alla guerra che ha iniziato, e può farlo da un giorno all’altro. L’Ucraina è sempre stata pronta per la pace».