Coronavirus, tornano le polemiche su Boris Johnson

Tornano le polemiche su Boris Johnson dopo la pesante condanna della risposta del governo conservatore britannico allora al potere all'emergenza Covid-19 contenuta nel secondo rapporto reso pubblico ieri da una commissione indipendente d'inchiesta presieduta dalla baronessa Heather Hallett, giudice d'appello a riposo e componente della Camera dei Lord: rapporto stando al quale almeno 23.000 vite umane si sarebbero potute salvare solo in Inghilterra se il primo lockdown, imposto non senza esitazioni da BoJo e dai suoi ministri a marzo del 2020, fosse stato avviato «una settimana prima».
Conclusioni evidenziate in particolare oggi da un gruppo che riunisce alcune famiglie di vittime della pandemia nel Regno Unito (Paese in cui sono stati stimati 227'000 decessi totali collegati al virus del Covid nei certificati di morte, fra marzo 2020 e marzo 2023), il quale ha sollecitato l'attuale governo laburista di Keir Starmer e il Parlamento a revocare a questo punto tutti i privilegi finanziari e istituzionali tuttora assicurati a BoJo nella sua veste di ex primo ministro.
La gestione «caotica» dell'emergenza pandemica imputata in primis al governo Johnson dal rapporto certifica, secondo questo gruppo, «uno dei più gravi tradimenti del popolo britannico nella storia moderna». E dunque dovrebbe sancire l'esclusione definitiva dell'allora inquilino di Downing Street «da ogni ruolo nella vita pubblica», inclusa «la soppressione» d'indennità economiche e privilegi istituzionali. Agli occhi dei firmatari di questa petizione, «è intollerabile» che Johnson, come tutti gli ex premier viventi, continui a far parte del Privy Council, storico organo consultivo della Corona, o a percepire le 115'000 sterline (circa 121'500 franchi al cambio del giorno) all'anno garantite a vita a chiunque abbia ricoperto l'incarico di capo del governo di Sua Maestà.
Analoghe richieste contro altri ex primi ministri, come il laburista Tony Blair, inchiodato dall'inchiesta a scoppio ritardato sulle menzogne che condussero alla partecipazione del Regno dal 2003 alla sanguinosa invasione dell'Iraq al fianco degli Usa di George W. Bush, sono cadute tuttavia nel vuoto in passato.