Conflitti e politica

«Da due anni lo dicevo a Kiev: Putin è debole e nessuno in Russia difende il confine»

In un'intervista concessa al Daily Beast, Ilya Ponomarev, nemico di lunga data del presidente russo, ha esposto le sue idee sul futuro della guerra e sulla regione di Kursk – Ex rappresentante alla Duma, si è opposto all'invasione della Crimea nel 2014: dal 2016 si trova in esilio in Ucraina
© EPA/SERGEY DOLZHENKO
Red. Online
24.08.2024 10:30

L'incursione ucraina nel Kursk avanza. Ma, insieme ad essa, tornano a galla anche gli incubi di Putin. Uno, in particolare, che ha un nome e cognome: Ilya Ponomarev. L'ex legislatore russo, autoesiliato in Ucraina dal 2016 e conosciuto per essere «la nemesi di Vladimir Putin». Il 49.enne, ora nella lista russa di terroristi ed estremisti, ha infatti deciso di cogliere la palla al balzo. Per lui, quanto sta accadendo nella regione russa vicino al confine rappresenta una vera propria «nuova opportunità politica». E si dice più pronto che mai per «sfruttare il massiccio fallimento militare della Russia» e guidare la rivolta nel Kursk. 

«Sono due anni che dico alle autorità ucraine che il potere di Putin è debole e nessuno, in Russia, difende particolarmente il confine», ha rivelato Ponomarev, negli scorsi giorni, al Daily Beast. «Mi sono preparato per questo particolare momento, per iniziare a costruire una nuova piattaforma, assemblare il nuovo potere sul territorio russo. E ora, sono pronto a guidare e rischiare la mia vita. Tanto, i droni russi mi stanno già prendendo di mira».

L'ex politico, infatti, vive con la moglie nell'Oblast di Kiev. All'inizio del mese di agosto, i due sono rimasti feriti in un attacco di droni che ha danneggiato la loro abitazione. Un attacco che lo stesso Ponomarev ha descritto come «il quinto attentato alla sua vita». Per il Cremlino, dopotutto, è stato una vera e propria spina nel fianco per un decennio. Basti pensare che è stato l'unico membro della Duma di Stato russa a votare contro l'annessione illegale della Crimea nel 2014. 

Ponomarev, insomma, ha le idee chiare. Dopo essere stato accusato di appropriazione indebita in Russia, ora vuole reagire. E il modo migliore per farlo, come detto, è guidando la rivolta nella regione russa di Kursk. «Sono pronto a guidare le autorità politiche di Kursk, se Kiev lo approva», ha confessato sempre al DailyBeast, sottolineando che vorrebbe «reclutare i residenti che non sono fuggiti dalla regione». «Molti soldati russi lo stanno aspettando. Molti altri si uniranno alle legioni ora», ha aggiunto. 

Ma non è tutto. Secondo Ponomarev, il Congresso dei Deputati del Popolo, da lui fondato nel 2022, che comprende 109 cittadini russi, ex legislatori e burocratici, molti, pur non appoggiando pienamente la sua posizione dall'inizio dell'incursione, sarebbero disposti ad andare a Kursk. «Molti deputati del nostro Congresso non vedono l'ora di andare a Kursk. Siamo aperti a tutti, abbiamo una struttura orizzontale, ma la maggior parte dei liberali è scettica. Stanno tutti aspettando di capire come si svilupperà la situazione a Kursk». 

Ponomarev, però, ha anche espresso alcune considerazioni su quello che potrebbe essere lo scopo ucraino dell'incursione nella regione. A suo dire, «l'obiettivo assoluto» sarebbe quello di «occupare la centrale di Kursk per poterla scambiare con la centrale nucleare di Zaporizhzhia». Occupata dalle truppe russe dai primi giorni della guerra, nel marzo del 2022. 

Il profilo

Ma facciamo un passo indietro. Chi è, davvero, Ilya Ponomarev? Nato a Mosca, il 49.enne, proveniente da un ambiente d'élite, si definisce un «comunista libertario». Sua madre, un tempo, era membro del Parlamento, mentre suo nonno è stato ambasciatore russo in Polonia. 

Prima di dedicarsi alla politica, Ponomarev si era laureato in fisica. In passato, è stato un imprenditore tecnologico per l'industria petrolifera e per quella del gas. A 20, addirittura, ha lavorato con la Yukos Oil. Poi, però, c'è stato il cambiamento. 

Dopo questa parentesi, Ponomarev approdò nel mondo televisivo, arrivando quasi a concludere un affare con la CNN. Affare che, neanche a dirlo, fu affossato proprio da Putin. Fu quella delusione a spingerlo a buttarsi nella politica, nel 2007. All'età di 32 anni, dunque, entrò alla Duma, eletto con la lista di «Russia Giusta». Un partito socialdemocratico all'interno dell'«opposizione sistemica» approvata dal Cremlino. 

Saltando avanti di qualche anno, nel 2012, insieme al suo compagno di partito Dmitry Gudkov divenne protagonista delle proteste di strada del «nastro bianco» contro Putin, denunciando i presunti brogli delle elezioni parlamentari del 2011 e presidenziali del 2012. L'anno seguente, invece, si rifiutò di sostenere una legge che proibisce «la propaganda gay». 

Come anticipato, però, ciò che ha davvero sancito il suo distacco dal Cremlino è stato il suo voto contrario all'annessione di Crimea nel 2014. Da quell'anno, le cose, neanche a dirlo, sono precipitate. Complici anche le immagini catturate dalle telecamere, che lo ripresero mentre si rifiutava di alzarsi in piedi e applaudire quando Putin parlava di «traditori nazionali». 

Quella diapositiva venne stampata su enormi striscioni pro-governativi che raffiguravano anche Navalny, Boris Nemtsov e altri dissidenti, con la scritta «Alieni tra noi». Nel 2016, infine, si esiliò in Ucraina. Luogo dove, come detto, risiedo ancora oggi. 

Da quando è scoppiata la guerra, nel febbraio del 2022, Ponomarev viene raffigurato come «il volto pubblico dei russi filo-ucraini», parlando non solo per la Legione della Libertà di Russia in Ucraina, ma anche per l'Esercito Nazionale Repubblicano. Una rete di partigiani che, con ogni probabilità, opera in Russia. 

Al contempo, il 49.enne ha anche creato un canale televisivo di opposizione in lingua russa, intitolato «February Morning». Un riferimento al mese in cui è avvenuta l'invasione russa. 

Eppure, nonostante sia considerato la nemesi di Vladimir Putin, ancora oggi, la maggior parte dei cittadini russi non ha idea di chia sia Ponomarev. Complici la propaganda e gli stessi interessi del presidente russo. Che, secondo gli esperti, non intende renderlo popolare, tanto meno pubblicizzarlo. 

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