Stati Uniti

Dal Nobel alle mucche: il discorso di Donald Trump all'ONU

Di fronte ai leader delle Nazioni Unite, il presidente americano si è lanciato in una filippica contro tutto e tutti - Durato ben 55 minuti (contro i 15 da regolamento) il suo intervento
©Evan Vucci
Giacomo Butti
23.09.2025 20:45

«Il teleprompter non funziona. Chi lo sta azionando è in guai grossi». È iniziato così l'intervento del presidente statunitense Donald Trump all'80. riunione annuale dell'Assemblea generale ONU (UNGA). Attingendo, allora, da un quadernetto fitto di appunti, il leader di Washington è partito dai problemi con il gobbo (e con un «ascensore rotto» nel Palazzo di Vetro) per lanciare il proprio discorso. Una filippica contro tutto e tutti durata un'ora circa (15, in teoria, i minuti concessi a ogni capo di Stato) che ha visto il tycoon non risparmiare nessuno, nemmeno la Svizzera.

© AP (via Keystone)
© AP (via Keystone)

Il Nobel e immigrazione

Celebrando il suo presunto contributo nel porre fine ai conflitti in corso nel mondo, Trump ha cominciato l'intervento con un tema familiare: quanto i suoi primi mesi di seconda presidenza debbano valergli il Premio Nobel per la Pace. Parlando di fronte ai leader delle Nazioni Unite, il presidente americano è tornato ad attaccare il suo predecessore Joe Biden: «Le armi della guerra hanno infranto la pace che avevo forgiato in due continenti, un'era di calma e stabilità ha lasciato il posto a una delle grandi crisi del nostro tempo e qui negli Stati Uniti, quattro anni di debolezza, illegalità e radicalismo sotto l'ultima amministrazione hanno portato la nostra nazione a una serie ripetuta di disastri».

Tema portante del suo discorso, l'incapacità dell'ONU di farsi sentire: «Ultimamente ho realizzato che le Nazioni Unite non erano lì per noi. Qual è lo scopo delle Nazioni Unite? L'ONU ha un potenziale enorme, ma non è nemmeno lontanamente all'altezza del suo potenziale, almeno per ora, tutto ciò che sembra fare è scrivere parole forti e poi non dare mai seguito». Trump ha poi accusato l'ONU di «finanziare un assalto ai Paesi occidentali e ai loro confini». «Le Nazioni Unite sostengono le persone che entrano illegalmente negli Stati Uniti e poi dobbiamo farle uscire. L'ONU ha anche fornito cibo, alloggio, trasporti e carte di credito agli stranieri illegali». Continuando sul tema dell'immigrazione, Trump ha accusato poi i Paesi europei di aver preso parte a un «esperimento di frontiere aperte». Facendo diretto riferimento alla Germania, alla Grecia e, sì, anche alla Svizzera, Trump ha affermato: «I vostri Paesi stanno andando all'inferno. In America, abbiamo intrapreso un'azione coraggiosa per bloccare rapidamente l'immigrazione incontrollata», facendo riferimento al programma di deportazione - senza processo - degli stranieri ritenuti illegali portato avanti con l'ICE.

Guerre e mucche

Tanti, nel discorso, i riferimenti all'invasione russa dell'Ucraina. La guerra, ha affermato Trump, «non fa fare bella figura a Mosca». I «buoni rapporti» con il presidente russo Vladimir Putin, ha ammesso Trump, lo avevano spinto a pensare in una più facile risoluzione del conflitto. Ma senza soffermarsi sull'autocritica, il presidente americano ha attaccato l'Unione europea per «continuare ad acquistare petrolio e gas russo», nonostante i dimostrino come la maggior parte di essi si sia sforzata di annullare o ridurre la propria dipendenza dalla Russia. 

Convinto sostenitore di Israele, Trump ha affermato che a Gaza «la guerra deve fermarsi immediatamente». «Dobbiamo fermare immediatamente la guerra a Gaza. Dobbiamo fermarla. Dobbiamo concludere l'opera. Dobbiamo negoziare la pace, riavere gli ostaggi». Il presidente americano ha accusato Hamas di aver «ripetutamente rifiutato offerte ragionevoli di pace». 

Con toni decisamente antiscientifici, Trump si è poi scagliato contro la lotta riscaldamento globale e le politiche per l'energia pulita, definendo il cambiamento climatico «la più grande truffa mai perpetrata al mondo». «L'impronta di carbonio è una bufala, inventata da persone con intenzioni malvagie, che si stanno dirigendo verso un percorso di distruzione totale», ha affermato. Poi la ciliegina sulla torta: «Gli ambientalisti vogliono uccidere tutte le mucche».

Le critiche di Lula

Tradizionalmente il primo a parlare nei dibattiti generali dell'ONU, anche quest'oggi il Brasile ha aperto l'evento. Prendendo la parola prima di Trump, il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha preso l'esempio di Jair Bolsonaro, recentemente condannato per i suoi tentativi di rimanere al potere dopo la sconfitta alle elezioni del 2022, per attaccare gli «aspiranti autocrati». «Pochi giorni fa un ex capo di Stato è stato condannato per aver attaccato lo Stato di diritto democratico. È stato indagato, incriminato, processato e ritenuto responsabile delle sue azioni in un processo meticoloso. Il Brasile ha inviato un messaggio a tutti gli aspiranti autocrati e a coloro che li sostengono: la nostra democrazia, la nostra sovranità non sono negoziabili», ha iniziato Lula. 

Nei minuti seguenti, il leader di Brasilia non ha risparmiato critiche - pur senza nominare direttamente Washington - agli Stati Uniti, Paese ospitante della conferenza. Lula ha condannato i recenti attacchi militari statunitensi contro presunte imbarcazioni di "narcotrafficanti" nei Caraibi. Diversi analisti hanno definito l'affondamento di queste barche, con l'uccisione di chi si trovava a bordo, esecuzioni extragiudiziali con scarsa base legale. «Il modo più efficace per combattere il traffico di droga è quello di cooperare per sopprimere il riciclaggio di denaro e limitare il commercio di armi. L'uso della forza letale in situazioni che non costituiscono un conflitto armato equivale all'esecuzione di persone senza processo».

Lula ha in seguito parlato della situazione a Gaza: «Gli attacchi terroristici perpetrati da Hamas sono indifendibili da qualsiasi punto di vista, ma nulla, assolutamente nulla, giustifica il genocidio in corso a Gaza». Sotto tonnellate di macerie, ha evidenziato il presidente brasiliano, «sono sepolte decine di migliaia di donne e bambini innocenti. Lì possiamo vedere che anche il diritto umanitario internazionale e il mito dell'eccezionalismo etico dell'Occidente sono stati seppelliti». Lula ha poi espresso la sua «personale ammirazione agli ebrei che dentro e fuori Israele si oppongono a questa punizione collettiva. Il popolo palestinese rischia di scomparire e potrà sopravvivere solo con uno Stato indipendente e integrato nella comunità internazionale».

In chiusura di intervento, il leader ha ricordato la grande sfida per l'intera comunità internazionale, quella climatica: «I Paesi in via di sviluppo devono affrontare il cambiamento climatico mentre sono alle prese con altre sfide. Nel frattempo, i Paesi ricchi godono di un tenore di vita raggiunto a spese di 200 anni di emissioni di gas serra - chiedendo maggiore ambizione e maggiore accesso alle risorse e alla tecnologia. Non è una questione di carità, ma di giustizia». Le bombe, ha poi aggiunto Lula, «non ci proteggeranno dalla crisi climatica».

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