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Dalla guerra all'accesso all'acqua, ecco le fotografie premiate come World Press Photo

I quattro vincitori globali, secondo il presidente della giuria, rappresentano – tramite scatti – le storie più importanti del 2022
© AP Photo/Evgeniy Maloletka
Red. Online
21.04.2023 10:00

«I quattro vincitori globali rappresentano le migliori foto e storie più importanti e urgenti del 2022. Inoltre, contribuiscono a continuare la tradizione di ciò che è possibile fare con la fotografia e di come la fotografia ci aiuti a vedere l'universalità della condizione umana». Queste le parole usate da Brent Lewis, presidente della giuria globale, per descrivere le quattro fotografie premiate in occasione del World Press Photo. Dall'Ucraina, all'Afghanistan, passando per l'importanza dell'acqua, ecco gli scatti che si sono aggiudicati la vittoria nell'importante concorso fotografico come World Press Photo of the Year, World Press Photo Story of the Year, World Press Photo Long-Term Project Award e World Press Photo Open Format Award

La foto dell'anno

© AP Photo/Evgeniy Maloletka (Keystone)
© AP Photo/Evgeniy Maloletka (Keystone)

Il primo scatto, vincitore per la categoria World Press Photo of the Year, è uno dei più simbolici della guerra in Ucraina. Iryna Kalinina, una donna incinta di 32 anni, viene trasportata su una barella. La giovane donna, ferita, si trovava in un ospedale di Mariupol, colpito da un attacco aereo russo. Poco dopo lo scatto, darà alla luce un bimbo già morto di nome Miron (Pace). E solamente trenta minuti dopo, morirà anche lei. 

In un primo momento, la Russia aveva preso di mira questa fotografia - circolata su tutti i media internazionali - smentendo l'attacco all'ospedale di Mariupol. Di più, aveva etichettato lo scatto come falso, sostenendo che i protagonisti della foto, e Iryina stessa, fossero in realtà degli attori. In seguito, un'indagine dell'OCSE ha confermato l'aggressione, aggiungendo si trattasse di un crimine di guerra.

A scattare questa drammatica fotografia è stato il fotografo ucraino Evgeniy Maloletka. Uno dei pochissimi, a quel tempo, a documentare gli eventi a Mariupol. «Siamo arrivati qui solamente un'ora prima dell'invasione. Per 20 giorni abbiamo vissuto con i paramedici nel seminterrato dell'ospedale e nei rifugi cittadini comuni, cercando di mostrare la paura che gli ucraini stavano vivendo».

Per la giuria, l'immagine cattura l'assurdità e l'orrore della guerra, oltre a essere una rappresentazione accurata degli eventi che hanno caratterizzato il 2022 e una prova visiva dei crimini di guerra commessi dalle forze russe contro i civili ucraini. 

La foto-storia dell'anno

Ad essersi aggiudicati il premio come World Press Photo Story of the Year sono stati gli scatti del fotografo Mads Nissen «The Price of Peace in Afghanistan». Il prezzo della pace in Afghanistan. Lo scatto principale di questo gruppo di fotografie ha come protagonista Khalil Ahmad. Un ragazzino 15.enne, con una grossa cicatrice sull'addome. Non potendo permettersi il cibo per la famiglia, i suoi genitori hanno deciso di vendere il suo rene per 3.500 dollari. Dopo l'operazione, Khalil non è più stato lo stesso. Soffre di dolori cronici e lamenta di non avere più la forza di giocare a calcio e a cricket. Ma in Afghanistan, storie di questo tipo, nel 2022, sono state all'ordine del giorno. La mancanza di lavoro e la paura di morire di cibo hanno infatti portato a un notevole aumento del commercio illegale di organi.

Dall'agosto 2021, dopo il ritiro delle forze statunitensi e alleate dall'Afghanistan, la situazione è precipitata. In particolare, nel 2022 si stimava che il 97% della popolazione vivesse al di sotto della soglia di povertà, e di queste persone, il 95% non aveva abbastanza da mangiare. Portando, secondo le Nazioni Unite, nove milioni di individui a rischio di carestia. 

Il fotografo Nissen, che ha realizzato questa foto-storia per Politiken, ha dichiarato che la sua speranza è che questo lavoro non aiuti solo a creare consapevolezza. Bensì, anche impegno nei confronti dei milioni di afghani che in questo momento hanno un disperato bisogno di cibo e aiuti umanitari.

Secondo la giuria, ognuna delle nove foto che compongono la storia è in grado di fornire nuove informazioni, culminando in una selezione di scatti particolarmente potente. Non solo. Per i giurati, il lavoro di Nissen è stato straordinario soprattutto perché è stato in grado di coprire tati strati diversi della vita sotto il dominio talebano. 

Il miglior progetto a lungo termine

Passando alla categoria World Press Photo Long-Term Project Award vediamo trionfare il progetto della fotografa Anush Babajanyan, dedicato all'accesso all'acqua. «Battered Waters», ossia «acque tormentate», la fotografa armena intende renderci coscienti di quelli che sono i problemi legati all'accesso all'acqua in Tagikistan, Kirghizistan, Uzbekistan e Kazakistan. Quattro Paesi dell'Asia centrale senza sbocco sul mare, obbligati a contendersi le riserve idriche che condividono. Una situazione resa ancor peggiore dall'attuale crisi climatica.

La siccità, i bisogni contrastanti e la cattiva gestione delle risorse idriche stanno infatti mettendo a dura prova la cooperazione di lunga data tra i quattro Stati asiatici. L'intento della fotografa era quello di documentare la resilienza delle popolazioni che vivono in questa regione, e che da anni si occupano della gestione dell'acqua. «L'acqua si intreccia con le loro vite. La vita delle persone sta cambiando anche perché il clima sta cambiando e devono adattarsi anche a questo. Volevo catturare questo spirito potente. Le storie dell'Asia centrale non vengono trattate abbastanza».

Ad essere stato particolarmente apprezzato dalla giuria è stato il fortissimo impatto visivo del progetto, in grado di «approfondire una storia complessa e stratificata sui diversi effetti del cambiamento climatico» nella regione. Il che, a detta dei giurati, ha portato a un progetto «visivamente bello e dinamico», in cui viene mostrata un'armoniosa connessione di immagini tra Paesi uniti dalle stesse lotte.

© MOHAMED MAHDY / HANDOUT
© MOHAMED MAHDY / HANDOUT

Il miglior Open Format

In ultimo, a essersi guadagnato il premio come World Press Photo Open Format Award, è stato il progetto intitolato «Here, The Doors Don’t Know Me» del fotografo Mohamed Mahdy. In questa categoria Open Format vengono racchiusi tutte le immagini che includono diversi tipi di utilizzo dell'immagine (come collage, video documentari di breve durata o immagini a esposizione multipla) pur lasciando la fotografia come elemento predominante. 

In questo progetto, che è quasi una vera e propria esperienza, il fotografo egiziano Mahdy ha voluto rappresentare uno stile di vita comune, destinato a scomparire nel tempo. «Here, The Doors Don’t Know Me» racconta la storia degli abitanti di Al Max, una comunità di pescatori di Alessandria d'Egitto che per generazioni ha vissuto vicino all'acqua. Qui, guadagnarsi da vivere pescando è sempre stato difficile. Ora, però, gli accordi ambientali internazionali hanno iniziato a limitare il numero di giorni in cui i residenti possono pescare. Nel 2020, inoltre, il governo egiziano ha iniziato a sfrattare alcune parti di Al Max, trasferendo i suoi abitanti in alloggi a diversi chilometri di distanza dai canali. La motivazione? L'innalzamento del livello del mare, dovuto al cambiamento climatico globale. E l'urgente bisogno di rinnovamento e sviluppo urbano, su cui però diversi cittadini di Al Max, rimangono scettici. 

L'esperienza creata da Mahdy è piaciuta alla giuria per essersi distinta come progetto fotografico basato sul web, grazie alla sua capacità di sfruttare la vasta gamma di strumenti disponibili per raccontare una storia unica, su una piccola comunità di pescatori. Una ricerca particolarmente approfondita, che ha dato vita una «storia olistica», con cui il pubblico può addirittura interagire.