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Dalla Senna al Gange? L'India punta a ospitare le Olimpiadi 2036

Il Paese asiatico ha intrapreso un'intensa campagna di lobbying per promuovere la propria candidatura ai giochi che seguiranno Los Angeles 2028 e Brisbane 2032 – Con un peso sempre più importante dal punto di vista economico e sociale, oltre che sportivo, l'ipotesi si fa concreta
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Red. Online
06.08.2024 14:20

L'India è in «missione di seduzione» a Parigi. Così i giornali francesi descrivono l'intensa campagna di lobbying intrapresa ai Giochi olimpici francesi dalla rappresentazione indiana. Obiettivo: portare l'edizione del 2036 nel Paese asiatico. Un progetto per nulla nascosto, anzi, ostentato nella India House – o Maison de l'Inde – posizionata nel Parc de La Villette, attraversato dal Canal de l'Ourcq.

Qui, fra le melodie del sitar e i vivaci colori del proprio padiglione, l'India mette in mostra storia e tradizione ancestrale. «Siamo qui riuniti per aprire le porte a un sogno, un sogno che appartiene a 1,4 miliardi di indiani. Il sogno di portare l'India ai Giochi Olimpici, e il nostro sogno comune è quello di portare i Giochi Olimpici in India», ha dichiarato Nita Ambani all'inaugurazione dell'India House il 27 luglio. Membro del Comitato olimpico internazionale dal 2016, l'imprenditrice è presidente e fondatrice della no-profit Reliance Foundation e moglie del miliardario Mukesh Ambani – uomo più ricco d'India e, fino a poco tempo fa, di tutta l'Asia – e madre di Anant Ambani, il 29.enne il cui faraonico matrimonio ha recentemente interessato i magazine di mezzo mondo.

In crescita

Oltre 1,4 miliardi di persone popolano l'India. Mai, eppure, il Paese ha potuto ospitare un'edizione dei Giochi. Una difficoltà nel farsi largo nel panorama olimpico che si è, negli anni, riflessa anche nelle prestazioni sportive: solo 35 (sino a Tokyo 2020) le medaglie vinte dall'India in un secolo di partecipazione. Dieci ori, 9 argenti, 16 bronzi. A queste, nell'edizione in corso, sono da aggiungere altre tre medaglie di bronzo, altre potrebbero arrivare nei prossimi giorni. Eppure, evidenzia un articolo di LeMonde, le prestazioni del Paese asiatico appaiono in crescita. In Giappone, la delegazione indiana ha infatti conquistato sette medaglie (il miglior risultato di sempre), tra cui il primo oro nell'atletica grazie al lanciatore di giavellotto Neeraj Chopra. Superata demograficamente la Cina, e con un ruolo sempre più importante dal punto di vista economico e sociale, oltre che sportivo, non stupisce che ora l'India ambisca a ospitare la fiamma olimpica.

Come e dove

Interrogato sulla candidatura indiana, a settembre 2023 il presidente del Comitato olimpico internazionale Thomas Bach si era detto più che aperto a discutere un'edizione nel popoloso Paese asiatico. «Ci sono forti argomenti a favore, vedendo come l'India sta prosperando e si sta sviluppando e come  sta ora abbracciando gli sport olimpici. C'è quindi un grande potenziale. L'India può svolgere un ruolo molto più importante nel movimento olimpico». 

Con le edizioni dei Giochi olimpici già assegnate per i prossimi otto anni (Los Angeles 2028 e Brisbane 2032), l'India punta ad accaparrarsi l'evento del 2036. La procedura ufficiale di candidatura, ha spiegato il CIO al giornale francese, non verrà aperta prima del 2026. Ma pur limitata al lobbismo, l'alzata di mano dell'India è già stata studiata nei dettagli. Ahmedabad, città settentrionale da 8 milioni di abitanti, è la città che dovrebbe ospitare i Giochi. La megalopoli del Gujarat, infatti, sta progettando di costruire un parco olimpico intorno allo stadio Narendra-Modi che, con i suoi 130.000 spettatori, è uno dei più grandi impianti sportivi del mondo. La IOA (Associazione olimpica indiana), invece, starebbe valutando la possibilità di organizzare l'evento in diverse zone del Paese, utilizzando le strutture esistenti. Ma ciò, evidenzia LeMonde, solleverebbe una problematica non indifferente, quella degli spostamenti, in un Paese che – pur con i notevoli miglioramenti degli ultimi decenni – potrebbe essere costretto a lavorare ulteriormente sull'affidabilità della propria rete di trasporto, soprattutto ferroviario.

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