Dalle Alpi a Gaza: anche gli svizzeri proveranno a raggiungere la Striscia

Dopo i tentativi della ONG Freedom Flotilla Coalition, la quale ha già provato a raggiungere la Striscia di Gaza pure con un’imbarcazione su cui viaggiava l’attivista svedese Greta Thunberg, ora anche alcuni cittadini svizzeri intendono partecipare alla flottiglia mondiale (GSF, Global Sumud Flotilla) che cercherà di rompere il blocco marittimo nell’enclave mediorientale. L'associazione Waves of Freedom (WOFA) prevede di partire con cinque imbarcazioni cariche di latte in polvere per neonati e filtri per l'acqua.
La Global Sumud Flotilla, si legge sul sito internet dell’organizzazione, è una «flotta coordinata e non violenta, composta per lo più da piccole imbarcazioni che salpano dai porti del Mediterraneo per rompere l'assedio illegale imposto dall'occupazione israeliana a Gaza. Riunisce una coalizione eterogenea di partecipanti internazionali, tra cui quelli coinvolti in precedenti iniziative via terra e via mare come la Maghreb Sumud Flotilla, la Freedom Flotilla Coalition e il Global Movement to Gaza. Ogni imbarcazione rappresenta una comunità e il rifiuto di rimanere in silenzio di fronte al genocidio».
Come detto, tra i 160 partecipanti da 44 Paesi c’è pure una associazione elvetica fondata nel 2025 a Verbier (VS) e guidata dal medico Hicham El Ghaoui. Il presidente di WOFA, che in passato ha partecipato a diverse missioni a Gaza, ha raccontato ai media presenti a Ginevra: «Quello che sta succedendo è disumano. Vogliamo rompere il blocco, gli aiuti sono sul posto», sottolineando che «i camion pieni di cibo sono parcheggiati a pochi chilometri dall'enclave palestinese, dove la gente muore di fame».
Il delegato svizzero di GSF, Shady Ammane, ha sottolineato come quella prevista per la fine di agosto sia la «più grande azione della società civile mai organizzata».
La delegazione svizzera di Global Sumud Flotilla ha fatto sapere proprio quest’oggi di essere riuscita ad acquistare la sua prima imbarcazione, che è stata chiamata Heidi. Heidi, spiega WOFA, salperà verso Gaza alla fine di agosto, insieme a decine di altre barche. L’imbarcazione è stata acquistata grazie a una raccolta fondi pubblica (qui il sito internet) e a donazioni dirette di privati ed è la prima delle cinque barche previste per la missione. L’associazione spiega che il natante è stato battezzato Heidi, in quanto «tutti conosciamo e amiamo la bambina delle Alpi, il suo amore per il prossimo e la sua compassione».

Pure un movimento asiatico si è ufficialmente unito alla Global Sumud Flotilla: Sumud Nusantara, il quale riunisce organizzazioni civili provenienti da Malesia, Indonesia, Thailandia, Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka, Filippine e Maldive e prevede di partecipare alla flottiglia della pace con 20 imbarcazioni. Il Primo Ministro malese Datuk Seri Anwar Ibrahim ha assunto il patrocinio di Sumud Nusantara, e l’attivista svedese Greta Thunberg, che faceva parte dell’equipaggio della Madleen, è entrata a far parte del comitato direttivo di GSF.
Secondo la WOFA, più di 6000 uomini e donne si sono già registrati come volontari attivi per la missione. Alcune centinaia di questi volontari, dopo un addestramento intensivo, prenderanno parte al viaggio a bordo di una delle imbarcazioni disponibili, mentre gli altri sosterranno la flottiglia della pace da terra, con azioni di solidarietà, raccolte fondi e attività di sensibilizzazione per far conoscere questa azione non violenta della società civile.
Le barche partiranno principalmente da Barcellona, il 31 agosto, e da Tunisi, il 4 settembre. Per evitare sabotaggi, tutte le imbarcazioni che trasportano aiuti umanitari e medici partiranno invece da altri porti del Mediterraneo, non specificati. Il delegato internazionale di GSF, Samuel Crettenand, ha espresso il suo apprezzamento per la vasta partecipazione di volontari di tutto il mondo, affermando che «Gaza è il cimitero dei diritti umani». Psicologi e giuristi, si legge in un comunicato stampa di WOFA, forniranno assistenza ai partecipanti a distanza. A livello politico, sono stati contattati alcuni parlamentari. «La Svizzera ha brillato per il suo silenzio da quasi due anni. Di fronte a un genocidio, essere neutrali significa essere codardi o complici», ha denunciato Hicham El Ghaoui, aggiungendo: «La nostra azione è dettata dal diritto internazionale. Chiediamo a tutti i governi di proteggerci».