Detriti spaziali: il crescente pericolo per il traffico aereo mondiale

I detriti spaziali, lo sappiamo, influenzano il traffico aereo. Lo scorso gennaio, ad esempio, un Airbus A330 di Iberia si è trovato in difficoltà a causa dell'esplosione della navicella Ship di SpaceX, andata distrutta e incendiata a 150 chilometri di quota sopra i Caraibi. La prassi, chiamiamola così, è che in caso di detriti vengano istituite zone di esclusione per impedire che gli aerei vengano colpiti. La questione, tuttavia, è molto più ampia. Anche perché, come sottolinea il portale aeroTELEGRAPH, nell'orbita terrestre si trovano non pochi oggetti artificiali in disuso, fra cui i satelliti.
Secondo le stime degli scienziati, entrando in dettaglio, nell'orbita terrestre ci sono circa 29 mila oggetti con un diametro superiore a 10 centimetri, 670 mila con un diametro superiore a un centimetro e oltre 170 milioni di frammenti più piccoli. Se è vero che i detriti più piccoli bruciano al rientro nell'atmosfera, oggetti più grandi e resistenti al calore possono «sopravvivere». Diventando, di riflesso, un pericolo per il traffico aereo. Sulla rivista Scientific Reports, al riguardo, i ricercatori dell'Università della British Columbia hanno pubblicato uno studio incentrato sulla probabilità che un aereo venga colpito da detriti spaziali. Come spiega fra gli altri CBS, la pubblicazione si concentra in particolare sui detriti dei veicoli di lancio.
Dunque, che cosa emerge? Un rischio, per fortuna, basso. Ma in aumento. La probabilità, sull'arco di un anno, che i detriti di un razzo colpiscano in aree densamente popolate nei pressi dei principali aeroporti è dello 0,8%. Negli spazi aerei più grandi, come quelli sopra il nordest degli Stati Uniti, attorno alle città della regione Asia-Pacifico o nell'Europa settentrionale, il rischio sale addirittura al 26%. Il rischio di collisione nello spazio aereo sottostante, al rientro di questi detriti nell'atmosfera, aumenta con la densità del traffico aereo. Il rischio, dicevamo, è in aumento. Questo perché, da un lato, le persone viaggiano sempre di più in aereo: rispetto al 2000, il numero giornaliero di voli è quasi raddoppiato. Dall'altro lato, è cresciuto altresì il numero di oggetti lanciati nell'orbita terrestre. Quasi settimanalmente, stando agli autori dello studio, assistiamo a rientri nell'atmosfera di oggetti di grandi dimensioni. «Oltre 2.300 corpi di razzi sono già in orbita e presto o tardi rientreranno in modo incontrollato» si legge nello studio. «Le autorità dello spazio aereo dovranno affrontare la sfida dei rientri incontrollati per i decenni a venire».
Di qui la domanda fondamentale: come controllare questi rientri? Tre anni fa, Francia e Spagna chiusero parti dei rispettivi spazi aerei a scopo precauzionale per un rientro da 20 tonnellate. Qualcosa come 645 voli subirono ritardi, altri aerei vennero dirottati su scali alternativi. Il problema nel problema è che i cosiddetti rientri controllati, con traiettorie di volo fisse e atterraggi pianificati, sono in minoranza rispetto al totale dei rientri: parliamo del 35% rispetto a tutti i lanci.