Italia

Di Maio - 5 Stelle: scontro di parole ma niente strappi

Oggi le dichiarazioni di Mario Draghi in Parlamento - Il ministro: «Nessuna replica agli attacchi» - Il movimento: «Ci discrediti»
©REUTERS, Tony Gentile
Dario Campione
21.06.2022 06:00

E alla fine, l’Italia scoprì l’esistenza di Peppe Marici. Il quale, di mestiere, fa il portavoce del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Ed è l’uomo che ieri ha tentato di alzare un muro di contenimento tra il suo datore di lavoro e le truppe cannoneggianti del Movimento 5 Stelle. Lo ha fatto con un breve comunicato stampa, il cui obiettivo minimo era frenare la faida interna ai grillini ed evitare che l’ennesimo scontro tra le due «anime» dei 5 Stelle finisse con uno strappo irrimediabile.

Siamo «stupiti e stanchi per gli attacchi che diversi esponenti M5S, titolari anche di importanti cariche istituzionali, oggi hanno rivolto al ministro Di Maio, impegnato in questo momento a rappresentare l’Italia all’importante tavolo europeo del Consiglio Affari esteri a Lussemburgo, dove si sta discutendo della guerra in Ucraina - si legge nel testo diffuso da Marici - Il ministro Di Maio non replicherà a nessuno degli attacchi che sta ricevendo in queste ore. C’è un limite a tutto, ciononostante non si può indebolire il Governo italiano davanti al mondo che ci osserva, in una fase così delicata».

Lo statista che bacchetta i giovinastri. L’uomo di Stato che fa leva sulla responsabilità per salvare la faccia del Paese. Davvero uno strano destino, quello del titolare della Farnesina. Prima sbertucciato dagli avversari per i trascorsi da venditore di bibite allo stadio San Paolo, e oggi elogiato dagli stessi per aver tenuto testa ai dilemmi pacifisti di Giuseppe Conte.

Ma tant’è, la politica italiana è anche (e soprattutto) questo: il regno delle contraddizioni. Deflagrate ancora una volta ieri dopo che l’ufficio stampa dei 5 Stelle ha diffuso le «conclusioni» del consiglio nazionale di domenica notte: le «recenti dichiarazioni del ministro Luigi Di Maio» sulla linea di politica estera del M5s «distorcono le chiare posizioni assunte a maggio e oggi integralmente ribadite all’unanimità». Non è vero, afferma il gruppo dirigente grillino, che il Movimento ha messo in discussione la collocazione atlantica dell’Italia. Chi lo dice (Di Maio, n.d.r.) «getta grave discredito sull’intera comunità politica del M5S».

E però, nulla di serio accade. L’espulsione è rinviata. In attesa di assistere, oggi, in Parlamento, all’annunciata resa dei conti.

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