Scienza

Diventare padri rimpicciolisce il cervello, ed è un bene

Uno studio spagnolo ha dimostrato come, similmente a quanto già registrato fra le mamme, anche i papà subiscano modifiche a livello cerebrale dopo la nascita del figlio — Cambiamenti che, secondo i ricercatori, aiuterebbero ad essere genitori migliori
© Shutterstock
Giacomo Butti
01.10.2022 16:00

Bastano nove mesi. Dal concepimento alla nascita. E, all'improvviso, la vita dei neogenitori viene rivoltata. Tante gioie, preoccupazioni e, soprattutto, cambiamenti. Non solo in abitudini e ritmi, ma anche nel corpo. Non è un mistero, del resto, che la gravidanza e il parto cambino profondamente il cervello delle donne e lo fanno causando un restringimento di alcune parti di esso. Nessun effetto negativo, anzi: si tratta di un affinamento delle connessioni neurali che rende le neomamme, ad esempio, più rapide nell'elaborazione e nella risposta ai segnali sociali, quelli della prole. Un "cablaggio" più efficiente che rappresenta un vero e proprio superpotere, un dono evolutivo che permette di affrontare le difficoltà della maternità. E i padri? Nulla? A lungo si è creduto che tali cambiamenti interessassero solo la partoriente, ma recenti studi dimostrano il contrario: anche i papà rimpiccioliscono il proprio cervello per divenire genitori migliori.

La ricerca

Un articolo recentemente pubblicato su Cerebral Cortex, rivista accademica di Oxford, mostra come entrambi i genitori, e non solo le mamme, subiscano importanti modifiche cerebrali al momento della nascita del figlio. Un istituto di ricerca madrileno ha seguito un gruppo di 40 uomini in procinto di divenire padri. Sotto osservazione anche un secondo gruppo di controllo, composto da altri 17 uomini, che non avevano un bambino in arrivo. Per misurare i cambiamenti del loro cervello, riporta l'Economist, i ricercatori hanno sottoposto i volontari a due scansioni di risonanza magnetica (RM) a distanza di un anno l'una dall'altra (una volta prima e una volta dopo il parto). I risultati? Se negli uomini che non sono divenuti padri le scansioni non mostravano differenze, in quelle dei neopapà i ricercatori hanno identificato una serie di cambiamenti.

I cambiamenti

Le scansioni hanno mostrato, dicevamo, una serie di cambiamenti. Più piccoli, rispetto a quelli riscontrati nelle madri, ma comunque sostanziali. E su zone diverse e più variate. Nelle donne, il principale sistema interessato è quello limbico, responsabile di emozioni, umore, senso di autocoscienza e, in sostanza, il comportamento dell'individuo. Negli uomini, invece, le modifiche toccano più parti, dalla corteccia cerebrale (responsabile, tra l'altro, di fattori come la percezione sensoriale e il linguaggio), alle strutture subcorticali come l'ippocampo (che si occupa della memoria a lungo termine) o l'amigdala (che regola la paura e il famoso processo di "fight or flight", "attacco o fuga"). Le riduzioni maggiori si registrano sostanzialmente in due aree. La prima è il "default-mode network", una rete cerebrale che determina il "sogno a occhi aperti", la capacità di pensare a se stessi e agli altri, il ricordo del passato, l'esecuzione di un compito in base alla propria esperienza. La seconda è l'area posteriore della corteccia, dove vengono elaborate le informazioni provenienti dalla retina, un'area potenzialmente legata alla cura dei figli, hanno evidenziato i ricercatori.

Genitori migliori

Perché queste modifiche? Per divenire un genitore migliore, presume lo studio. In una ricerca precedente, evidenzia il settimanale britannico, alle neomamme era stato chiesto di rispondere a un questionario in cui si chiedeva come si sentissero a trascorrere del tempo con la prole, se pensassero di aver compreso i segnali dei loro bambini e se provassero risentimento nei loro confronti. E i cambiamenti a livello cerebrale giocavano un ruolo fondamentale nella risposta. I ricercatori hanno infatti scoperto che le modifiche nel volume cerebrale predicevano sia l'attaccamento che la madre provava nei confronti del figlio, sia l'assenza o meno di ostilità nei suoi confronti. E i padri? L'esame eseguito nell'istituto di ricerca spagnolo ha misurato la loro attività cerebrale mentre guardavano immagini del proprio bambino e di altri neonati. E i risultati si sono dimostrati simili. Chi aveva subito un maggiore "restringimento" del proprio cervello aveva risposte più forti, a livello cerebrale, nell'osservare le immagini dei propri figli.

Insomma, un cervello più piccolo per connessioni più efficienti e "superpoteri" più grandi.

In questo articolo: