Dodici aerei e 7 navi da guerra cinesi intorno a Taiwan

Il ministero della Difesa di Taiwan ha riferito di aver rilevato nelle 24 ore alle 6 locali (23 di domenica in Svizzera) 12 aerei e 7 navi da guerra cinesi, più un'unità della guardia costiera, attivi intorno all'isola. Otto jet, invece, 8 sono entrati nella zona di difesa di identificazione di difesa aerea (Adiz) di Taipei, spingendo le forze armate di Taipei ad agire e a seguire da vicino l'evoluzione degli eventi, in base a quanto spiegato in una nota.
Il ministero ha inoltre individuato un pallone aerostatico cinese nelle acque a nord dell'isola, per la prima volta da aprile in quello che Taipei considera parte di delle pressioni «da zona grigia» di Pechino. Taiwan, che la Repubblica popolare rivendica come suo territorio «inalienabile» e «sacro» destinato alla riunificazione, si è lamentata del fatto che nelle settimane precedenti le elezioni presidenziali di gennaio l'attività dei palloni aerostatici si sia svolta su «scala senza precedenti».
Dal canto loro, tre portaerei americane saranno in Asia entro la prossima settimana dopo mesi di assenza tra le preoccupazioni per l'attività cinese in vista dell'insediamento del presidente eletto Donald Trump. La Uss George Washington, con un equipaggio di 2'702 persone, è arrivata venerdì alla base nipponica di Yokosuka, sede della Settima flotta Usa. La Uss Carl Vinson è stata appena dispiegata nel Pacifico, mentre la Uss Abraham Lincoln, ora nell'Oceano Indiano, sta attraversando il mar Cinese meridionale prima di dirigersi a San Diego, in California.
«Questa presenza consente una risposta rapida per le forze marittime e congiunte e mette a disposizione le nostre navi più capaci con la massima potenza d'attacco e capacità operativa», ha riportato Nikkei Asia, citando Katie Koenig, portavoce della flotta Usa del Pacifico, parte degli sforzi per dimostrare «la nostra determinazione collettiva a garantire sicurezza e stabilità regionali».
Gli Usa non avevano una portaerei in Asia da metà maggio, quando la Reagan lasciò Yokosuka. Altre unità, invece, sono state inviate in Medio Oriente per le crescenti tensioni tra Israele e Iran. Gli analisti hanno rilevato che l'aumento della presenza militare americana nel Pacifico vuole contrastare qualsiasi minaccia di Pechino nei due mesi circa dall'insediamento di Trump del 20 gennaio.
Brent Sadler, ricercatore della Heritage Foundation, ha detto di vedere una fase in cui «i cinesi si stanno posizionando per un test della nostra determinazione, quindi avere quella presenza rafforzata è tempestivo. La Cina è chiaramente la minaccia numero uno». Allo stesso tempo, l'amministrazione Biden ritiene «di potersi allontanare» dal Medio Oriente dopo l'ultimo round di attacchi missilistici iraniani contro Israele e le relative rappresaglie. Simile la valutazione di Jacob Stokes, vicedirettore del Programma di sicurezza dell'Indo-Pacifico del Center for a New American Security: la Cina tenterà di determinare con quale dei due tycoon avrà a che fare. «Hanno visto un Trump transazionale, che vuole fare un accordo. Oppure uno conflittuale», da metà del primo mandato fino al Covid, ha osservato Stokes.