Il caso

Dopo 9 anni in uno scantinato olandese, i tesori di Crimea tornano in Ucraina

Concessi in prestito a un museo di Amsterdam prima dell'annessione da parte della Russia, i preziosi manufatti sono stati al centro di una lotta fra Kiev e Mosca: a chi renderli una volta terminata la mostra?
© SBU
Red. Online
28.11.2023 16:30

Casa dolce casa. Dopo oltre nove anni passati all'estero, in un limbo burocratico, i tesori di una collezione della Crimea sono tornati al loro posto. Gli oltre cinquecento manufatti – tra i quali si annoverano gioielli d'oro, gemme preziose, ceramiche e sculture – erano stati dati in prestito al museo Allard Persons di Amsterdam nel 2014, per la creazione della mostra «Crimea: Oro e segreti del Mar Nero». Peccato che l'annessione della penisola da parte della Russia, a un mese dall'allestimento della mostra, portò Mosca a reclamare per sé i tesori. Tesori ucraini? O russi? L'impasse, dicevamo, si è risolta solo nelle scorse ore. Con l'arrivo a Kiev dei preziosi reperti. 

Di che cosa parliamo

L'annessione della Crimea da parte della Russia ha avuto risvolti culturali. Arrivato il momento di riconsegnare i tesori, l'Allard Persons Museum si è trovato con una bella gatta da pelare. I quattro musei che avevano concesso il prestito - il Museo Centrale di Tavrida, la Riserva Storica e Culturale di Kerch, la Riserva Statale Storica e Culturale della Repubblica di Crimea di Bakhchisaray e la Riserva Nazionale di Chersonesos Taurico - sostenevano che gli oggetti dovessero essere restituiti loro in base agli accordi di prestito. Consegnare, allora, i tesori ai musei di origine, alla Crimea finita sotto il controllo dello Stato russo, o all'Ucraina, che sottolineava l'appartenenza a un patrimonio nazionale?

La disputa legale è durata, appunto, 9 anni. E solo nel mese di giugno la Corte suprema olandese è arrivata a una sentenza: «I tesori saranno consegnati a Kiev».

Allora, il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva elogiato la sentenza, scrivendo su X che la collezione «non può essere restituita alla Crimea per una ragione ovvia - non può essere data all'occupante, al rapinatore», pur promettendo di riconsegnare i tesori alla penisola «non appena la bandiera ucraina sarà in Crimea».

La restituzione

Lunedì, quindi, i tesori sono finalmente arrivati a Kiev. I servizi di sicurezza ucraini della SBU hanno pubblicato fotografie dei manufatti di grande valore.

Rostislav Karandeev, ministro della cultura ucraino, aveva annunciato la restituzione degli oggetti già martedì scorso in una dichiarazione sul sito web del governo, esprimendo gratitudine al museo per averli conservati durante la disputa: «La restituzione di manufatti di particolare significato storico e culturale è un processo significativo e sfaccettato. Combina aspetti legali, museali, diplomatici e logistici. Attendiamo con impazienza il ritorno delle collezioni, una delle quali è conosciuta come "l'oro della Scizia", ​​in Ucraina». Ma allora, dai Paesi Bassi non era arrivata alcuna conferma. A ragion veduta: una portavoce dell'Università di Amsterdam, citata dal New York Times, ha dichiarato: «Siamo rimasti in silenzio perché l'oro era ancora in transito. Ora che è al sicuro a Kiev, siamo felici che questi oggetti siano stati restituiti ai loro legittimi proprietari».

A causa della fragilità e del valore degli oggetti - circa 1,5 milioni di dollari, secondo i documenti del tribunale - i preparativi per la loro restituzione hanno richiesto diversi mesi. E l'Allard Pierson Museum ha accettato di non addebitare all'Ucraina nove anni di spese di deposito mentre i tesori erano conservati nel suo scantinato, compresi i costi di sicurezza e di climatizzazione.

La Russia non l'ha presa bene. Lunedì, nel corso di una conferenza stampa, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha ribadito la posizione russa, secondo cui la collezione dovrebbe tornare ai musei della penisola: «La collezione appartiene alla Crimea e deve essere lì».

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