«Dormivo, poi Trump mi ha svegliato»: i retroscena dell'intervista alla BBC

Un'intervista telefonica, promessa e poi concessa a sorpresa nel cuore della notte. È il retroscena di prima mano che Gary O'Donoghue, chief correspondent della BBC per il Nord America, offre oggi a corredo della conversazione a tutto campo col presidente americano appena pubblicata per conto dell'emittente britannica.
O'Donoghue premette come non sia insolito per Trump chiamare un reporter senza preavviso. E come il presidente preferisca talora il colloquio telefonico a un botta e risposta tradizionale, a telecamere accese. Ma non nega d'essere stato stavolta colto di sorpresa. Nel sonno. Spiega di aver trascorso "gli ultimi 5 giorni" a cercare di ottenere un'intervista, in occasione del primo anniversario dell'attentato avvenuto a Butler, Pennsylvania, durante la campagna elettorale del 2024. E di aver ricevuto alla fine conferma domenica sera dall'ufficio stampa della Casa Bianca che l'appuntamento sarebbe stato questione di minuti.
Ha quindi predisposto tutto per la registrazione, dando l'ultima scorsa alle domande, e ha atteso fino a mezzanotte prima di rassegnarsi a un rinvio. A notte fonda, però, il telefono è squillato. "Voglio essere sincero con voi, stavo dormendo", commenta O'Donoghue con un tocco di humor.
Il tempo di svegliarsi ed ecco che all'altro capo è comparsa Karoline Leavitt, la giovane portavoce di Trump: "Ciao Gary, sono con il presidente, eccotelo". Un saluto, e poi la corsa nel salotto di casa, per collegare il registratore digitale e recuperare gli appunti. Pochi secondi, sufficienti a far cadere la linea. "Ho creduto di aver perso la chance e invece mi hanno richiamato e ho trascorso i successivi 20 minuti a parlare con Trump".
Una chiacchierata incentrata inizialmente sul ricordo degli spari di Butler, a cui The Donald ha ammesso di non voler pensare troppo, riconoscendo come si sia trattato di un momento di vulnerabilità. Ma allargata pure ad altri temi: dalla lotta dall'immigrazione illegale (niente impegni su numeri precisi delle deportazioni promesse), ai toni amichevoli verso l'alleato britannico e il premier Keir Starmer, alla correzione di rotta rispetto alla sfiducia d'un tempo sul futuro della Nato.
Fino alla conferma della "delusione" nei confronti del presidente russo, Vladimir Putin, per la prosecuzione della guerra in Ucraina. Senza tuttavia la volontà di rompere: non ancora, quanto meno.