E a Gaza chi ci pensa più?

Fra Israele e Iran è guerra totale. E mentre il mondo con timore osserva un'escalation che rischia di portare conseguenze pericolosamente imprevedibili, di Gaza - già - non parla più nessuno. Nella Striscia assediata da Israele, la situazione umanitaria rimane catastrofica. Giorno dopo giorno, si susseguono i massacri nei pressi degli hub della Gaza Humanitarian Foundation, dove i palestinesi arrivano in cerca di cibo e aiuti. Ieri, venerdì, sono state almeno 24 persone in attesa di aiuti uccise dal fuoco israeliano nel centro di Gaza, secondo le autorità sanitarie locali, senza contare i decessi causati dai raid aerei. Giovedì i palestinesi uccisi sono stati almeno 16, mercoledì erano 29, martedì 70 e lunedì 38. Secondo i sopravvissuti, a uccidere sono stati droni, mitragliatrici e carri armati.
«Questo accade in qualche misura ogni giorno. Sta diventando una routine», ha dichiarato Yasser al-Banna, giornalista a Gaza, ad Al Jazeera. «Ora che Israele ha iniziato una guerra con l'Iran, tutti qui a Gaza hanno paura che il mondo si dimentichi di loro».
Siccità provocata
Gaza, riporta Reuters, è minacciata, oltre che dalla fame, da una siccità devastante, anch'essa dovuta ai blocchi israeliani. Secondo l'agenzia delle Nazioni Unite per l'infanzia UNICEF, a causa della carenza di carburante necessario per far funzionare i pozzi e gli impianti di desalinizzazione a Gaza, l'enclave palestinese «sta affrontando ciò che equivale a una siccità causata dall'uomo».
«I bambini cominceranno a morire di sete. Solo il 40% degli impianti di produzione di acqua potabile è ancora funzionante», ha dichiarato ai giornalisti il portavoce dell'UNICEF James Elder. «Siamo molto al di sotto degli standard di emergenza in termini di acqua potabile».
L'UNICEF ha anche riportato un aumento del 50% dei bambini di età compresa tra i 6 mesi e i 5 anni ricoverati per il trattamento della malnutrizione da aprile a maggio a Gaza e mezzo milione di persone che soffrono la fame.
Anche UNICEF ha raccolto testimonianze sulle violenze ai danni di civili palestinesi. A Ginevra, citato dal Guardian, Elder ha dichiarato di avere molte testimonianze di donne e bambini feriti mentre cercavano di ricevere aiuti alimentari, tra cui un bambino che è stato ferito da un proiettile di carro armato ed è poi morto per le ferite riportate.
«Ci sono stati casi in cui è stata condivisa l'informazione che un sito di distribuzione è aperto, ma poi è stata comunicata la sua chiusura sui social media, quando internet a Gaza non funzionava e la gente non aveva accesso».
In Cisgiordania
Mentre Gaza ha sperimentato giorni senza alcuna connessione a Internet, in Cisgiordania le incursioni militari e dei coloni israeliani si sono fatte più intense. Secondo le testimonianze raccolte dal giornale qatariota, spostarsi da un villaggio o da una città all'altra sarebbe ormai «impossibile» a causa dei numerosissimi posti di blocco militari, aumentati nell'ultima settimana dopo il primo attacco israeliano contro Teheran.
Fra la popolazione palestinese, l'impossibilità di effettuare spostamenti nei territori occupati da Israele ha diffuso il timore che, con il tempo, anche in Cisgiordania rifornirsi di beni di prima necessità possa diventare impossibile. E una grave crisi di carburante sarebbe già in corso in tutta la Cisgiordania.
Le violenze, intanto, continuano. Secondo l'agenzia di stampa palestinese Wafa, nell'ultima settimana diversi villaggi e campi profughi sono stati presi d'assalto fra Ramallah e Nablus. Almeno una sessantina di palestinesi sono stati arrestati solo tra martedì e mercoledì.