L'analisi

È davvero un problema se l'Ucraina usa armi occidentali per attaccare obiettivi in Russia?

Il tema è molto dibattuto in queste ore e, fra le altre cose, ha suscitato l'ira di Vladimir Putin – Proviamo a fare chiarezza
Il presidente francese Macron con una cartina che mostra le installazioni militari russe al confine con l'Ucraina. © Ebrahim Noroozi
Red. Online
29.05.2024 13:31

L’Ucraina può, se non addirittura deve, utilizzare le armi occidentali per colpire, in profondità, la Russia. Eccola, in estrema sintesi, la nuova linea rossa. Uno scenario, questo, che in queste ore ha provocato non poca irritazione fra le mura del Cremlino. Spingendo il presidente russo, Vladimir Putin, ad ammonire l’Occidente: «Se così fosse, ci sarebbero gravi conseguenze». Ma di che cosa stiamo parlando, nello specifico? Proviamo a fare chiarezza.

Ma qual è, concretamente, la richiesta?

Una prima, più o meno formale, richiesta di utilizzare armi occidentali per colpire obiettivi militari russi risale al 17 maggio scorso. A formularla, secondo logica, era stato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Pochi giorni dopo, il 24 maggio, il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha ribadito il concetto all’Economist. Chiedendo, espressamente, ai membri dell’Alleanza Atlantica di abolire il divieto di colpire obiettivi in territorio russo con le armi fornite a Kiev.

Interrogato dal Blick, Ulrich Schmid – esperto di Russia in seno all’Università di San Gallo – ha spiegato che l’Ucraina da tempo sta conducendo attacchi mirati a obiettivi militari nel territorio della Federazione Russa. Militari e, parallelamente, energetici, come raffinerie di petrolio. Lo scopo? Rallentare la macchina da guerra di Vladimir Putin. Questi attacchi, tuttavia, sin qui sono statti condotti con armi homemade, verrebbe da dire, ad esempio i droni. Il problema, hanno spiegato gli ucraini, è che questi attacchi con il passare dei mesi sono diventati meno incisivi.

Se ne parla solo ora, possibile?

Colpire obiettivi russi in Russia, ne ha parlato in queste ore anche il presidente francese Emmanuel Macron, in queste ultime settimane è diventata, altresì, una necessità. Stoltenberg, al riguardo, ha citato l’esempio di Kharkiv, città situata a soli 32 chilometri dal confine. «Vietare all’Ucraina di utilizzare armi occidentali contro obiettivi militari legittimi in territorio russo – ha sottolineato il segretario generale della NATO – complica e non poco le operazioni di difesa». 

Non solo, al quasi totalità dell’arsenale a disposizione di Kiev, ora come ora, è composto da armi occidentali. Quali usare, se sussiste un divieto simile? Schmid, al riguardo, ha citato un’altra, possibile ragione sul perché se ne parli ora: «Si tratta di lanciare un messaggio, l’Occidente vuole mostrare in maniera chiara che non permetterà alla Russia di conquistare altre vittorie sul campo in Ucraina». Il classico segnale forte, insomma

L’America è d’accordo? E gli altri?

Joe Biden e gli Stati Uniti hanno messo in guardia dal rischio di una possibile escalation. Tuttavia, ci sono forti segnali circa maggiori concessioni da parte degli americani riguardo all’uso di armi occidentali per attacchi in territorio russo. Antony Blinken, il Segretario di Stato, dopo la sua visita a Kiev avrebbe chiesto a Washington di autorizzare Kiev a colpire delle basi militari e delle batterie di missili situate a ridosso del confine. 

Prima ancora di Blinken, a esporsi era stato l’ex premier e attuale ministro degli Esteri britannico David Cameron: l’Ucraina, ipse dixit, avrebbe potuto usare i missili Storm Shadow per colpire obiettivi in Russia. Altri membri della NATO, fra cui i Paesi baltici e la Francia, avevano invece annunciato l’invio al fronte di istruttori militari. Sorta di anticamera all’invio vero e proprio di truppe, altro tema scottante e, inevitabilmente, da linea rossa.

E il Cremlino, si è arrabbiato?

«La NATO sta aumentando il livello di escalation» ha dichiarato dal canto suo il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. «La NATO – ha aggiunto – sta flirtando con la retorica e con l’estasi militare». Alla domanda se l’Alleanza si stia avvicinando a un confronto diretto con la Russia, Peskov ha risposto che no, la NATO non si sta avvicinando: «È già parte di questo conflitto». L’eventuale uso di missili occidentali per colpire in profondità il territorio russo, ha invece dichiarato Vladimir Puttin, porterebbe a «serie conseguenze». Anche perché tali missili, ha aggiunto il presidente russo, sarebbero comunque guidati da personale dell’Alleanza: «Per il loro impiego sono necessarie informazioni di intelligence satellitari di cui solo l’Alleanza dispone». I Paesi europei, specie quelli «con un piccolo territorio e un’alta densità di popolazione», devono capire che cosa rischiano «prima di parlare di attacchi nel profondo del territorio russo».

Quanto è alto, davvero, il rischio di escalation?

Schmid, al Blick, ha detto che il Cremlino «mette sempre in guardia da una Terza guerra mondiale e usa questo avvertimento come deterrente per i governi occidentali». Dopo che il presidente francese Macron aveva dichiarato di voler considerare la possibilità di inviare truppe NATO in Ucraina, ad esempio, Putin aveva ordinato esercitazioni nucleari in Bielorussia. Una semplice dimostrazione muscolare, nulla più. Schmid ha aggiunto che la Russia non è interessata a un confronto militare diretto: «Mosca non ha le risorse militari per un attacco diretto al territorio della NATO. Gli atti di sabotaggio in Occidente, per contro, potrebbero intensificarsi».