Aviazione

E se gli uccelli potessero aiutare gli aerei a evitare (o sfruttare) le turbolenze?

Gli incidenti occorsi al volo SQ 321 di Singapore Airlines e al volo QR 107 di Qatar Airways hanno riacceso i riflettori sul tema: la natura, ora, potrebbe dare una mano
©RUNGROJ YONGRIT
Marcello Pelizzari
28.05.2024 09:30

Prima, una turbolenza «estrema» a bordo del volo SQ 321 di Singapore Airlines. Costata la vita a un passeggero di 73 anni, vittima di un infarto, per tacere di 34 passeggeri (a oggi) ancora ricoverati in ospedale. Quindi, un altro episodio etichettato come «pericoloso» e che, all'atterraggio a Dublino, ha richiesto l'intervento dei servizi di emergenza: il volo QR 107 di Qatar Airways, partito da Doha e diretto nella capitale irlandese, ha incontrato forti turbolenze. Forti al punto da ferire sei membri dell'equipaggio e sei passeggeri. 

L'Università di Reading, al riguardo, tempo fa è stata tranciante. E categorica: le turbolenze, nei cieli, sono aumentate. Quelle forti, ad esempio, hanno conosciuto un significativo +55% sulla rotta nordatlantica fra il 1979 e il 2020. A preoccupare, in particolare, è il fatto che l'aumento riguardi le turbolenze di aria limpida, o clear-air turbulence, più difficili da evitare per i piloti. Ne avevamo già parlato, non a caso. Turbolenze di aria limpida che, complice il cambiamento climatico secondo gli studiosi, potrebbero aumentare in maniera significativa, in tutto il mondo, fra il 2050 e il 2080. Che fare, dunque? Bella domanda. 

Molti piloti, invero, insistono sul fatto che le cose non siano peggiorate negli anni e che gli aumenti siano, piuttosto, collegati e collegabili all’aumento stesso del traffico aereo. E, soprattutto, che il cambiamento climatico in realtà sia un aspetto marginale. Punti di vista, verrebbe da dire. L'aspetto rilevante, in ogni caso, è uno: gli aerei attualmente in circolazione sono sicuri, se non sicurissimi. Anche perché dotati dei più sofisticati sistemi di rilevamento meteorologico. Paul Williams, professore di Scienze atmosferiche presso la citata Università di Reading, ha spiegato alla BBC che, oggi, è possibile prevedere il 75% delle turbolenze con un anticipo fino a 18 ore. Il problema, appunto, è la cosiddetta clear-air turbulence, perché si presenta all'improvviso e, per sua natura, è quindi imprevedibile. Secondo Williams, «il cambiamento climatico sta aumentando la differenza di temperatura tra le masse d’aria calda e fredda che si incontrano nell’alta atmosfera e formano la corrente a getto. Questo effetto rende la corrente a getto meno stabile e porta a una maggiore turbolenza».

Di nuovo, che fare? L'obiettivo degli scienziati è fare in modo che anche le turbolenze più imprevedibili, un domani, possano rientrare fra gli eventi preventivabili. La natura, in questo senso, potrebbe offrire ai ricercatori un assist importante. Attraverso i movimenti e i comportamenti degli uccelli, ad esempio. Animali che, evidentemente, non volano così in alto come gli aerei. Sebbene alcune specie riescano a raggiungere altitudini considerevoli. Le fregate, per dirla con Emily Shepard, interrogata al riguardo sempre dalla BBC, quando volano è come se salissero sulle montagne russe. L'esperta di volo degli uccelli e correnti d'aria presso l'Università di Swansea, in Galles, ha spiegato che i volatili fanno affidamento sulle correnti d'aria ascendenti – le termiche – e sul vento per raggiungere altitudini, dicevamo, considerevoli e per mantenersi in volo senza sprecare energia. Possono arrivare anche fino a quattromila metri. Queste correnti, spesso, si trovano nei cumuli che sovrastano zone montagnose. Nubi che, in generale, tutti gli amanti del volo libero (dal deltaplano al parapendio) evitano e che anche gli equipaggi «dribblano» onde evitare, appunto, turbolenze. Gli uccelli, invece, come ha detto l'esperta ne approfittano a piene ali: «Prendono quota in questi sistemi nuvolosi molto, molto turbolenti». 

Una capacità, questa, di cui si sa al momento poco, se non pochissimo. Ma che Shepard e i suoi colleghi stanno cercando di decifrare a più livelli, talvolta accompagnando gli uccelli nelle loro evoluzioni a bordo di piccoli aerei. Tutto, insomma, pur di aiutare gli equipaggi degli aerei. 

In questo articolo: