Ecco come è cambiato il cielo della Russia

La vicenda è nota. Ne avevamo parlato anche noi: la mobilitazione parziale annunciata da Vladimir Putin ha seminato (secondo logica) il panico fra i giovani russi. E questo perché, banalmente, stando a diverse fonti la decisione non riguarderebbe «solo» 300 mila riservisti ma, sostiene in particolare Novaya Gazeta, un milione di persone. Sui social della Federazione, in particolare, è diventata virale una parola: mogilizatsita. È l’unione di altri due termini, ovvero «tomba» (mogila) e «mobilitazione». Chi viene convocato, insomma, rischia seriamente di andare incontro alla morte.
I numeri
I prezzi per i (pochi) voli internazionali in partenza dalla Russia, questa settimana, sono saliti alle stelle. Di più, quasi ogni aereo che ha lasciato Mosca o San Pietroburgo era strapieno. La domanda, considerando la chiusura dello spazio aereo europeo varata dopo l’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito di Mosca, sorge spontanea: dove hanno toccato terra questi aerei?
Già, da febbraio le opzioni di viaggio per i russi sono limitate, anzi limitatissime. La destinazione più battuta, dati Flightradar24 alla mano, nel 2022 è stata la Turchia: delle 75 mila e oltre partenze internazionali dalla Russia, infatti, il 25% avevano come destinazione città turche.
La Turchia, con le sue spiagge e il suo clima mite, da sempre sono una destinazione popolare fra la classe medio-alta russa. La mancanza di alternative, va da sé, ha reso questa destinazione ancora più popolare. Quasi una necessità, in particolare all’inizio del conflitto come in questi ultimi, concitati giorni. Una necessità, per alcuni, tradottasi semplicemente con voglia di vacanze: nell’ultima settimana di agosto, beh, Antalya ha accolto qualcosa come 543 voli dalla Russia.
Ma chi ha garantito tutti questi collegamenti fra Russia e Turchia? La parte del leone, con le compagnie russe azzoppate dalle sanzioni internazionali e, di riflesso, dall’impossibilità di accedere a parti di ricambio per gli aerei di fabbricazione occidentale, in questo 2022 segnato dal conflitto e dalle restrizioni l’ha recitata Turkish Airlines, con oltre 300 partenze settimanali durante la stagione estiva. Azur Air si è limitata, si fa per dire, a 100 partenze settimanali.
Il ritorno del Superjet
L’invasione dell’Ucraina, dicevamo, ha compromesso l’operatività (e la sicurezza) delle compagnie russe. Il Cremlino aveva agito con una nazionalizzazione forzata dei citati aerei di fabbricazione occidentale, la maggior parte dei quali noleggiati da società di leasing straniere, nella speranza di mantenere vivo il settore. Ma, appunto, senza pezzi di ricambio l’orizzonte si è subito fatto piuttosto cupo.
I vettori della Federazione, quindi, hanno fatto leva sul Superjet, aereo regionale sviluppato da Sukhoi, un prodotto (quasi) interamente russo. Non ci credete? Prima della guerra, nel 2022, le partenze settimanali da Mosca per destinazioni internazionali effettuate con il Superjet fluttuavano fra un minimo di 4 a un massimo di 29. Dopo l’invasione, le partenze con il Sukhoi hanno immediatamente superato quota 100. Nella prima settimana di luglio, hanno raggiunto il picco (242). Le compagnie hanno sfruttato il Superjet anche da Sochi, Mineralnye Vody ed Ekaterinburg.