Domande e risposte

Ecco come saranno calcolate le tasse dei frontalieri con il nuovo accordo

La riforma entrerà in vigore a partire dal 1. gennaio del prossimo anno — I ristorni dovranno essere pagati fino al 2033 — Samuele Vorpe (SUPSI): «Nessuno è in grado di dire oggi come sarà il mercato del lavoro tra 10 anni» — Ora si attende il voto finale della Camera
©Gabriele Putzu
Dario Campione
03.02.2023 06:00

Il Senato italiano ha approvato, mercoledì,  in prima battuta, il disegno di legge di ratifica dell’accordo fiscale sui frontalieri che sostituisce quello in vigore, siglato ormai quasi 50 anni fa. Ecco, in sintesi, quali sono i punti più importanti della nuova intesa e che cosa cambierà quando la riforma sarà a regime.

1. Che cosa succede dopo il voto di mercoledì in Senato?

Con il voto di approvazione dell’aula del Senato si è chiusa la prima parte dell’iter legislativo. Nei prossimi giorni, il provvedimento sarà trasmesso alla Camera e assegnato, per competenza, alle commissioni Esteri e Finanze, dove sarà discusso in sede consultiva. Successivamente, il testo approvato a Palazzo Madama sarà votato anche dall’assemblea di Montecitorio. A quel punto, se non ci saranno state modifiche, dopo la firma del Capo dello Stato e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, diventerà esecutivo.

2. Che cosa cambierà dal 1. gennaio 2024?

Il sistema impositivo introdotto con l’accordo firmato a Roma il 23 dicembre 2020 sarà applicato a tutti i nuovi frontalieri che diventeranno, dal prossimo anno, titolari di reddito da lavoro dipendente in Svizzera. Nulla, invece, cambierà per gli attuali frontalieri o per chi avrà svolto un’attività di lavoro dipendente frontaliero in Svizzera nei 5 anni antecedenti l’entrata in vigore dell’accordo, ovvero tra il 31 dicembre 2018 e il 31 dicembre 2023. Per frontaliere si intende il cittadino-lavoratore che risiede «nell’ambito della fascia di 20 km dal confine».

3. Come sarà applicata la nuova tassazione?

Il nuovo sistema impositivo è molto più complesso di quello vigente che prevede unicamente la tassazione alla fonte (e il ristorno di una parte delle imposte ai Comuni italiani di frontiera). Sulla base di quanto stabilito dall’articolo 3 dell’accordo, il salario dei frontalieri sarà tassato sia in Svizzera sia in Italia. In Svizzera, verrà applicato l’80% dell’aliquota sull’intero reddito. In Italia, invece, l’aliquota sarà applicata dopo aver detratto dal reddito la franchigia di 10.000 euro e l’importo degli assegni familiari, e aver dedotto i contributi previdenziali. Dall’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) così calcolata, sarà sottratta la cifra pagata in Svizzera. Un esempio, con cifre esplicative e non reali, per meglio comprendere il sistema. Prendiamo il caso di un frontaliere che oggi guadagna 50.000 franchi e paga il 20% di aliquota fissa in Svizzera. Dal 1. gennaio 2024, il nuovo frontaliere con un contratto identico si vedrà applicare un’aliquota del 16%, pagherà quindi 8.000 franchi di tasse destinate interamente all’erario elvetico. In Italia, invece, pagherà un’IRPEF calcolata sempre sull’intero reddito meno la franchigia di 10.000 euro, le deduzioni e le detrazioni. Una volta determinata l’imposta, dalla stessa il nuovo frontaliere sottrarrà quanto già pagato in Svizzera, cioè 8.000 franchi.

4. Per il Ticino ci sarà un immediato vantaggio dal punto di vista finanziario?

Secondo Samuele Vorpe, responsabile del Centro competenze tributarie della SUPSI, «Il nuovo accordo fiscale stabilisce che il ristorno delle imposte per i “vecchi” frontalieri passerà dall’attuale 38,8% al 40% previsto dall’accordo. In soldoni, le maggiori uscite per il Cantone saranno quantificabili in circa 3 milioni di franchi. Ma c’è un altro aspetto da considerare, e cioè le minori entrate. Questo perché il moltiplicatore comunale, oggi pari al 100% per i frontalieri, dovrà essere riportato a un valore medio di circa l’80% per evitare discriminazioni fiscali. Stiamo parlando di circa 15 milioni di franchi in meno per i Comuni». In sostanza, fino al 2033, anno in cui cadrà l’obbligo di versare i ristorni all’Italia, per il Ticino vi saranno maggiori ristorni e minori imposte comunali. «Sulla carta, a partire dal 2034, ci sarà un ipotetico aumento del gettito per via della fine dei ristorni - prosegue Vorpe - Tuttavia, nessuno sa dire come sarà il mercato del lavoro fra dieci anni».

5. E per l’Italia, quali saranno i vantaggi?

Secondo le simulazioni effettuate dalla Ragioneria generale dello Stato e allegate alla relazione tecnica depositata in Senato lo scorso 9 gennaio, soltanto nell’anno fiscale 2024 l’Italia avrà una flessione delle entrate fiscali pari a 1,6 milioni di euro. In seguito, invece, si dovrebbe assistere a una crescita costante: +20,71 milioni nel 2025, +32,36 milioni nel 2026, +44,11 milioni del 2027, e così via. Sino a giungere, a regime, nel 2045, a un maggiore gettito di 232,66 milioni di euro all’anno.

6. È vero che godranno di maggiori introiti fiscali anche le Regioni e i Comuni italiani di confine?

Attualmente i frontalieri, non presentando la dichiarazione dei redditi in Italia, non sono tenuti a pagare le addizionali IRPEF regionali e comunali. I nuovi frontalieri, invece, dovranno farlo. Le Regioni, stando alle simulazioni della Ragioneria generale dello Stato, a partire dal 2045 potranno contare ogni anno su 25,4 milioni di euro in più. Anche i Comuni avranno un maggiore gettito, previsto a regime in 9,7 milioni di euro. Ma dovranno fare i conti con la diminuzione dei ristorni, che sarà molto più ampia. Va detto che nel disegno di legge di ratifica è stato istituito un fondo speciale per i Comuni di frontiera ed è stato garantito agli stessi il versamento dei ristorni anche oltre il 2033. Il fondo sarà alimentato con le maggiori entrate fiscali.

7. È vero che la nuova intesa sarà invece molto favorevole per i frontalieri ticinesi che lavorano in Italia?

Sì, anche se purtroppo questi frontalieri “al contrario” sono molto pochi, soltanto 570. In ogni caso, a partire dal 2024 si vedranno ridurre le imposte alla fonte in Italia del 25%.

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