Stati Uniti

Ecco Smartmatic, il nuovo (grande) problema di Fox News

Dopo l'accordo monstre raggiunto con Dominion Voting Systems un'altra società attiva nel voto elettronico chiede giustizia: la richiesta di risarcimento danni, nella causa per diffamazione intentata nel 2021, si situa a 2,7 miliardi di dollari
© JUSTIN LANE
Marcello Pelizzari
21.04.2023 09:30

Fox News ha parato il colpo. Evitando, nella battaglia legale con Dominion Voting Systems, di andare a processo grazie a un patteggiamento monstre: 787,5 milioni di dollari a mo’ di risarcimento per aver diffamato la società che produce e vende hardware e software per il voto elettronico, incluse macchine per il voto e tabulatori, a margine delle presidenziali 2020. Il colosso mediatico, però, rischia di imbarcare (di nuovo) acqua. Già, perché all’orizzonte si profila un’altra battaglia, stavolta con Smartmatic, concorrente di Dominion. Di più, se Dominion si è accordata per 787,5 milioni di dollari dopo aver chiesto un risarcimento di 1,6 miliardi, Smartmatic nella causa intentata a New York contro l’azienda di Rupert Murdoch, sempre per diffamazione, ha sparato molto più in alto: la richiesta, infatti, si situa a 2,7 miliardi di dollari. Anche in questo caso, di mezzo ci sono la copertura delle elezioni 2020 da parte del canale televisivo e, soprattutto, le bugie riguardo a una presunta frode elettorale mandate in onda.

Di che cosa parliamo

Le teorie del complotto attorno a Smartmatic, in particolare, simili a quelle circolate su Dominion, suggerivano – falsamente – che la tecnologia dell’azienda venisse usata nel Paese per truccare voti. E, di riflesso, per mettere i bastoni fra le ruote al presidente uscente Donald Trump.

Non solo, quanto promosso da Fox suggeriva che l’azienda fosse pure legata al defunto leader venezuelano Hugo Chávez. E ancora: Dominion avrebbe usato il software di voto di Smartmatic nei cosiddetti swing states, in estrema sintesi gli Stati in bilico fra un candidato e l’altro, e trattato i voti fuori dal Paese. Affermazioni, manco a dirlo, false come ha sottolineato Smartmatic nella causa. A maggior ragione se consideriamo che le due società sono concorrenti e, quindi, Smartmatic non ha mai lavorato né lavora con Dominion.

«Non avevamo scelta», ha detto alla CNN Antonio Mugica, amministratore delegato e fondatore di Smartmatic, in merito alla decisione dell’azienda di intentare una causa nel febbraio 2021. «La campagna di disinformazione lanciata contro di noi è stata annientante. Per questo abbiamo dovuto agire di conseguenza». 

E adesso?

Dopo oltre due anni di controversie legali, alcuni giorni fa Fox ha raggiunto un accordo in extremis con Dominion. Accettando il più grande patteggiamento per diffamazione nell’ambito dei media nella storia degli Stati Uniti. Un lungo, lunghissimo elenco di documenti – e-mail, messaggi, ma anche testimonianze – ha permesso di stabilire che, all’interno della Fox, molti erano a conoscenza che le teorie di brogli elettorali che coinvolgevano Dominion erano, in realtà, pura fantasia. Eppure, queste bugie sono state diffuse e sostenute. Nel mirino sono finiti non solo i conduttori della rete, ma anche i dirigenti.

Smartmatic, dal canto suo, ha spiegato di avere nuove carte da giocare. «Il contenzioso fra Fox e Dominion ha messo in luce parte della cattiva condotta e dei danni causati dalla campagna di disinformazione promossa da Fox», ha dichiarato al riguardo l’avvocato di Smartmatic, Erik Connelly, commentando l’accordo raggiunto. «Smartmatic esporrà il resto. Smartmatic rimane impegnata a riabilitare il suo nome, recuperare il danno significativo arrecato alla società e ritenere Fox responsabile per aver minato la democrazia».

Smartmatic, dicevamo, si era rivolta alla giustizia nel 2021 intentando appunto una causa per diffamazione. Così, all’epoca, un portavoce di Fox: «Siamo orgogliosi della nostra copertura elettorale del 2020 e difenderemo con forza questa causa senza merito in tribunale». La rete, finora, ha sempre negato ogni addebito. Ma appare chiaro che, visto quanto successo con Dominion, lo scenario di un altro accordo transattivo onde evitare il processo è quantomeno reale.

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