Stati Uniti

«Elon Musk non è a capo del DOGE»: e allora chi?

Un funzionario della Casa Bianca ha presentato in tribunale un affidavit nel quale nega che il miliardario si trovi alla guida del tanto criticato Dipartimento per l'efficienza governativa – Gli esperti: «Una manovra dell'amministrazione Trump per evitare responsabilità»
©JOHN G. MABANGLO
Red. Online
19.02.2025 12:30

A Washington c'è un problema. A quanto pare nessuno – al di fuori della Casa Bianca – sa chi sia a capo del DOGE, il neonato Dipartimento per l'efficienza governativa che, nel corso del primo mese del secondo mandato di Donald Trump, ha già profondamente cambiato il volto degli Stati Uniti. Ma come, non era Elon Musk a guidare l'organo responsabile dei tanti stravolgimenti in corso nell'amministrazione federale? Be', sino a poche ore fa tutti, ma proprio tutti, ritenevano fosse così. Ma nella notte fra lunedì e martedì Joshua Fisher, direttore dell'Ufficio Amministrazione della Casa Bianca, ha affermato in una dichiarazione giurata che Musk è «solo» un consigliere senior del presidente Donald Trump e non ricopre, legalmente, alcun ruolo all'interno del DOGE. 

L'affidavit di Fisher fa parte di una serie di documenti depositati in tribunale nell'ambito di un causa intentata dai procuratori generali di 14 Stati democratici per bloccare l'accesso dell'uomo più ricco del mondo – accusato di esercitare un'autorità eccessiva rispetto al suo ruolo di membro non eletto dell'amministrazione – ai sistemi delle agenzie governative.

Perché non Elon?

Non è un caso se, finora, popolo, stampa, politici e procuratori ritenevano – tutti – che a capo del DOGE ci fosse proprio l'uomo più ricco del mondo. Semplicemente: così era stato comunicato. A un paio di mesi dal suo insediamento, il 14 novembre 2024, lo stesso Donald Trump aveva annunciato che Elon Musk e Vivek Ramaswamy avrebbero guidato un nuovo dipartimento (il Dipartimento dell'Efficienza Governativa o DOGE, appunto). Nel mese di gennaio, poi, Ramaswamy aveva annunciato il proprio ritiro con l'obiettivo di proseguire altrove la propria carriera politica (partenza che i media avevano attribuito a frizioni con il co-leader). Il calcolo era dunque semplice: a rimanere, c'era solo Elon Musk. Nelle settimane seguenti, la retorica utilizzata da Trump ha sostanzialmente confermato il fatto che a guidare il DOGE fosse Musk stesso (molteplici i riferimenti al «team di Elon»), e altrettanto hanno fatto gli innumerevoli post su X in cui Musk stesso sembra assumersi meriti e responsabilità delle azioni del DOGE. 

Perché allora, improvvisamente, far intendere che a capo del nuovo Dipartimento ci sia qualcun altro? Le ragioni della manovra potrebbero stare nelle proteste e azioni legali avviate in questi giorni negli Stati Uniti. Al Washington Post, l'ex ambasciatore ed ex avvocato etico della Casa Bianca Norm Eisen ha spiegato che la mossa sarebbe una strategia, da parte dell'amministrazione Trump, per evitare responsabilità. «Se fosse in carica, data la natura dell'attività, sarebbe un ufficiale principale non confermato dal Senato degli Stati Uniti. Ciò significa che tutte le sue azioni fino ad oggi sono da considerare incostituzionali e dovrebbero essere annullate. Questo è il terrore che l'amministrazione prova. E questo è il motivo di questa assurda affermazione».

Una strategia che potrebbe aver avuto qualche effetto, dato che un giudice ha rifiutato, ieri, di vietare a Musk e ai funzionari del DOGE di accedere alle agenzie federali, anche se ha osservato che: «I querelanti mettono legittimamente in discussione quella che sembra essere l'autorità incontrollata di un individuo non eletto e di un'entità che non è stata creata dal Congresso e sulla quale non ha alcuna supervisione».

E allora chi?

Ma se non è Elon Musk a guidare il DOGE, allora chi? È questo il punto: non si sa. «Il signor Musk non è l'amministratore del servizio DOGE degli Stati Uniti», ha scritto Fisher nella sua dichiarazione. Niente di più. Se Musk non è in carica come amministratore, e la sua leadership sarebbe dunque di facciata, la carica è ancora vacante? Se, invece, è occupata da qualcun altro, perché non fare il nome? Non si tratta, come evidenzia un articolo di Wired, di una questione banale. L'ordine esecutivo che istituisce il DOGE afferma chiaramente: «Ci sarà un amministratore dell'USDS (l'agenzia dei servizi digitali dalle cui ceneri è nato DOGE, ndr) nell'Ufficio Esecutivo del Presidente che riferirà al Capo dello Staff della Casa Bianca». Il testo prosegue affermando che all'interno dell'USDS verrà istituita un'organizzazione denominata U.S. DOGE Service Temporary Organization, diretta dall'amministratore dell'USDS e «dedicata all'avanzamento dell'agenda DOGE». Il problema è che, appunto, al momento non c'è alcun amministratore. 

Sino a gennaio 2025 l'amministratore dell'USDS era Mina Hsiang, ma la 43.enne ha lasciato il suo posto nel giorno dell'insediamento di Trump. Dopo la sua partenza, il più alto in carica era Ted Carstensen, ma anche Carstensen ha lasciato il proprio posto il 6 febbraio. E ora? Il caos. Alcuni impiegati, riporta Wired, considerano Amy Gleason – ex-funzionaria dell'USDS già implicata nella prima amministrazione Trump – come il probabile collegamento tra la Casa Bianca, l'USDS, il DOGE e le altre agenzie, ma al momento non si sa nulla del suo ruolo ufficiale. Steve Davis, riporta il portale di informazione, è un altro nome collegato alla leadership del DOGE: collaboratore di lunga data di Musk, ha guidato gli sforzi di riduzione dei costi a Twitter.

Certo è che mentre questi e altri nomi si rincorrono, decine di dipendenti dell'USDS sono stati licenziati, senza nemmeno sapere chi abbia dato l'ordine.

Scambio di lusinghe

Intanto, i rapporti fra Elon Musk e Donald Trump sembrano ottimi come sempre. I due ieri hanno concesso un'intervista in tandem all'anchorman Sean Hannity di FOX News. Un'ora segnata da lusinghe e complimenti reciproci. «Donald Trump è un brav'uomo. È stato attaccato dai media ingiustamente. È stato atroce», ha esordito il miliardario. «Ho sempre rispettato Musk, ha realizzato progetti mai visti prima. È un imprenditore eccezionale e lavora con centinaia di geni. È un leader», ha risposto il presidente americano ringraziando il miliardario per aver salvato «migliaia di vite in North Carolina» dopo la devastazione causata dagli uragani che hanno colpito lo Stato l'anno scorso.

Nel colloquio Musk e Trump non hanno tuttavia risposto alle tante domande suscitate dalla «special relationship» tra il commander-in-chief e il suo «first buddy», tra le quali – appunto – chi si trovi alla guida del DOGE. Il patron di Tesla, X e SpaceX da parte sua ha spiegato che il suo compito è realizzare i piani del presidente. «Se la volontà del presidente non viene effettuata, allora non viene effettuata neanche la volontà del popolo», ha detto aggiungendo: «Stiamo ripristinando la democrazia».

Trump ha ribadito più volte, nel corso dell'intervista, la sua fiducia nei confronti di Musk. «Ho provato a cercare un uomo più intelligente di lui, ma non ce ne sono».