Il personaggio

Era l'idolo di Vladimir Putin, ora il Rambo russo è un «agente straniero»

L'incredibile parabola dell'attore Artur Smolyaninov, reo di aver criticato la guerra in Ucraina: «Se andassi al fronte? Combatterei solo per Kiev»
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Marcello Pelizzari
16.01.2023 11:45

C’è stato un tempo, oramai lontano, in cui Artur Smolyaninov era l’attore preferito di Vladimir Putin. Merito di un film, in particolare, Devyataya Rota, anno di grazia 2005, incentrato sull’invasione dell’Afghanistan da parte dell’Unione Sovietica. Mentre scriviamo queste righe, Smolyaninov è stato classificato come «agente straniero» in Russia e, soprattutto, dovrà affrontare un’indagine penale.

Dipinto come il Rambo russo, complice la sua predilezione per le pellicole d’azione, Smolyaninov vive in esilio. In una recente intervista, si è pure detto pronto a combattere dalla parte ucraina e, se necessario, a uccidere soldati russi. Così, la scorsa settimana, a Novaya Gazeta: «Non provo altro che odio per le persone dall’altra parte (quella russa, ndr) della linea del fronte. E se fossi lì, non ci sarebbe pietà». E ancora, riferendosi a un ex collega partito per il fronte con l’esercito russo: «Gli sparerei? Senza dubbio! Tengo aperte le mie opzioni per andare a combattere per l’Ucraina? Assolutamente! Questo è l'unico modo per me. E se dovessi andare in guerra, combatterei solo per l’Ucraina».

Parole che, va da sé, non sono passate inosservate in patria. Tant’è che il ministero della Giustizia russo gli ha subito affibbiato l’etichetta di «agente straniero», come detto, mentre nei suoi confronti è stato aperto un procedimento penale.

La multa e la fuga

Smolyaninov, da tempo, sta usando toni durissimi nei confronti della campagna russa in Ucraina. Ha pure registrato una canzone dell’epoca sovietica, Temnaya Noch, rivisitandone il testo. E puntando il dito contro l’esercito di Mosca e, parallelamente, contro Yevgeny Prigozhin, il «cuoco» che gestisce il famigerato Gruppo Wagner.

La scorsa estate, quando per la prima volta si è opposto al conflitto pubblicamente, l’attore si trovava in Russia. A un giornalista ha confidato che la guerra «era una catastrofe». In ottobre, un tribunale distrettuale di Mosca gli ha inflitto una multa di 30 mila rubli (circa 430 dollari americani) per aver screditato le forze armate russe. Sempre a ottobre ha deciso di lasciare il Paese, rifugiandosi – si pensa – in Lettonia. «Ho attraversato il confine fra Russia e Norvegia a piedi» aveva detto. «Sono bastati trenta metri per trovare persone completamente diverse».

La lunga lista

Devyataya Rota, il film, fu così popolare nei primi anni Duemila che Putin accolse attori e troupe nella sua residenza fuori Mosca, con tanto di proiezione speciale della pellicola. Dopo aver visto l’opera, secondo il Cremlino Putin si intrattenne con il regista, Fyodor Bondarchuk, e con i principali protagonisti, fra cui ovviamente Smolyaninov. Il film fu così descritto da Putin: «Prende l’anima, è molto forte».

Smolyaninov, in quanto «agente straniero», ovviamente è in buona compagnia (si fa per dire). Il ministero della Giustizia russo, negli ultimi giorni, ha rimpolpato l’elenco aggiungendo, fra gli altri, anche il critico musicale Artemy Troitsky e diversi giornalisti. «Queste persone sono state iscritte nel registro ai sensi dell’articolo 7 della legge russa sul controllo delle attività delle persone sotto influenza straniera» ha spiegato l’agenzia di stampa statale russa TASS.

Agenzia che ha confermato il licenziamento di due attori teatrali attivi presso il Teatro d’arte di Mosca, senza specificarne i motivi anche se è facile intuire quali potrebbero essere. Uno su tutti: il fatto di aver criticato la guerra in Ucraina. E così, Dmitry Nazarov e la moglie Olga Vasilyeva hanno ricevuto il foglio di via dal direttore artistico Konstantin Khabensky, il quale di suo ha accusato la coppia di «sentimenti anti-russi». Gli stessi di Rambo-Smolyaninov.

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