Verso le presidenziali

Far ripartire la Nigeria con un leader più forte

Domani il Paese africano si recherà alle urne: appuntamento determinante per il futuro di questa emergente potenza demografica – Secondo il candidato Peter Obi il Paese africano, nonostante le sue potenzialità, ha due enormi problemi da affrontare: l'insicurezza e la crisi dilagante
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Matteo Giusti
24.02.2023 06:00

La Nigeria, domani, andrà a votare per eleggere il nuovo presidente e rinnovare il Parlamento, un appuntamento elettorale che potrebbe essere determinante per il futuro del gigante africano. Con una popolazione che oscilla fra i 215 e i 220 milioni di abitanti e un tasso di crescita demografica superiore al 2,5% annuo, la Nigeria è lo Stato più popoloso dell’Africa e anche uno dei più problematici. Il Paese è spaccato a metà fra i musulmani del nord e i cristiani del sud, con una piccola percentuale di animisti. 

Tre gruppi determinanti

In Nigeria vivono ben 250 gruppi etnici diversi, ma in realtà sono soltanto tre quelli che hanno un ruolo nella gestione dello Stato. Gli Hausa-Fulani musulmani del nord, gli Yoruba nell’area centrale e sud-occidentale e gli Igbo nella regione sud-orientale, queste due etnie entrambe di religione cristiana e animista.

Nel nord più tradizionalista vent’anni fa è nata Boko Haram, un’organizzazione terroristica che ha colpito città e villaggi, rapendo migliaia di giovanissime studentesse per convertirle all’Islam e che dopo essere confluita nello Stato Islamico ha ripreso gli attacchi con rinnovato vigore. Il presidente uscente Muhammadu Buhari aveva puntato sulla sicurezza, ma ha fallito completamente e il Paese è oggi in una gravissima situazione securitaria. Insieme al problema della sicurezza la Nigeria deve affrontare una devastante crisi economica che sta svalutando la moneta nazionale e che nonostante gli enormi giacimenti petroliferi nigeriani non riesce a pompare valuta pregiata nelle esangui casse statali. In un quadro così complicato si va alle urne con ben 18 candidati alla presidenza.

 Solo tre candidati hanno però delle reali possibilità di vincere le elezioni che in passato hanno sempre avuto un vincitore al primo turno. Il partito di governo All Progressives Congress candida Bola Tinubu, già governatore del distretto della ex capitale Lagos, e fresco vincitore delle primarie. La storica opposizione presenta l’eterno candidato Atiku Abubakar, cinque volte sconfitto alle presidenziali e vice-presidente uscente. Ma per la prima volta il piccolo Partito Laburista potrebbe avere un candidato vincente. Peter Obi dopo aver abbandonato il partito di governo APC è approdato ai laburisti lanciando una robusta campagna elettorale.

Stato di Anambra

Obi è un uomo d’affari di grande successo ed un politico capace che ha già amministrato lo Stato meridionale di Anambra ed ha diversi vantaggi rispetto agli altri due contendenti. Intanto è molto più giovane dei suoi avversari avendo sessant’anni, pochi per la politica nigeriana, mentre Tinubu ne ha 71 e Abubakar 76 ed inoltre non è mai stato travolto da scandali finanziari, altro Leitmotiv dei politici nigeriani. Un candidato temibile con grandi risorse economiche ed organizzative e che porta il Partito Laburista nell’Olimpo della politica nazionale. 

Le ragioni di un’uscita

Ma perché - chiediamo ad Obi - la scelta di questa formazione politica così marginale? «Quando ho capito che le politiche portate avanti dal Peoples Democratic Party erano ormai in contrasto con i miei principi ho deciso di lasciare il partito, ma l’ho fatto in modo molto tranquillo. Il Partito Laburista è invece in linea con le mie convinzioni personali e sono felice di essere stato accolto con grande entusiasmo». Un terzo candidato con delle chances in Nigeria non si era mai visto e ora esiste anche la possibilità che per la prima volta si vada al ballottaggio, grazie soprattutto alle fasce più giovani pronte a votare per Peter Obi. 

Cambiare la politica

«Io non voglio disperatamente diventare presidente - continua Obi - ma voglio lavorare per il futuro dei nostri giovani. Voglio smantellare la politica nigeriana: basta steccati etnici, religiosi o tribali, noi dobbiamo essere in grado di candidare persone credibili, perché queste divisioni hanno reso la Nigeria debole. Io parlo a tutti, ma soprattutto ai giovani che non devono più lasciare il nostro Paese per avere un futuro. La Nigeria è sull’orlo del crollo definitivo ed è una cospirazione delle élite per mantenerci deboli e sottosviluppati». 

La Nigeria ha due enormi problemi: l’insicurezza e la crisi economica. Mister Obi, come affrontare queste due problematiche? «Le due amministrazioni Buhari hanno fallito nel garantire la sicurezza ai nostri concittadini. Questa grande insicurezza ha danneggiato la nostra economia, costringendo molte persone ad abbandonare le proprie terre. Voglio rafforzare le forze di sicurezza nazionali, ma allo stesso tempo punire tutti gli eccessi fatti dalla polizia. Inoltre credo che sia determinante aprire un dialogo con tutti, anche con chi è stato arrestato per capire se ci sono spazi di trattativa e creare un percorso di pacificazione nazionale. Non tutti quelli che chiedono maggiore libertà possono essere etichettati come terroristi, per esempio l’IPOB ( Indigenous People of Biafra) va tolto dalla lista nera e dobbiamo lavorare insieme, mentre per combattere Boko Haram e Iswap dobbiamo togliergli la possibilità di reclutamento fra le popolazioni più povere. Far ripartire la nostra economia è la soluzione per entrambi i problemi. La Nigeria deve smettere di dipendere totalmente dall’esportazione del petrolio, perché le oscillazioni del prezzo influiscono troppo sulla nostra economia. Dobbiamo diversificare e tornare ad essere produttivi. Il nord ha tanta terra che è stata abbandonata e va recuperata per l’autosufficienza alimentare. Non posso risolvere tutto dall’oggi al domani, ma ci sarà un tentativo chiaro, visibile e misurabile di riforma del nostro Paese».