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«Finora 400 morti vicino ai siti di distribuzione del cibo a Gaza»

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Ats
24.06.2025 11:00

L'Onu denuncia la «carneficina» dei civili palestinesi che continuano a morire a centinaia nel tentativo di accedere al cibo, sottolineando che finora sono state uccise più di 400 persone mentre aspettavano gli aiuti umanitari.

«I bambini a Gaza rischiano la vita per qualche sacchetto di farina. Da quando il blocco israeliano è stato revocato poco più di un mese fa, le morti si sono moltiplicate vicino ai siti di distribuzione degli aiuti», ha dichiarato il capo dell'ufficio umanitario dell'Onu per i territori palestinesi occupati, Jonathan Whittall.

«Il semplice fatto di voler sopravvivere è diventato una condanna a morte», ha aggiunto. L'alto funzionario delle Nazioni Unite dopo aver visitato l'ospedale Nasser, nel sud della Striscia di Gaza, «stracolmo di feriti», ha riferito che più di 400 persone sono morte, in particolare mentre cercavano di raggiungere i punti di distribuzione americano-israeliani «deliberatamente allestiti in zone militarizzate». Secondo Whittall, non si tratta di una tragica catena di circostanze, ma di un sistema di terrore: «Queste sono le condizioni create per uccidere».

Anche per Philippe Lazzarini, capo dell'agenzia Onu responsabile dei rifugiati palestinesi (Unrwa) «il nuovo meccanismo dei cosiddetti 'aiuti umanitari' è un abominio che umilia e degrada le persone in difficoltà. È una trappola mortale, che costa più vite di quante ne salvi. È il culmine di venti mesi di orrore, inazione e impunità». Per la relatrice speciale Onu per i Territori palestinesi, Francesca Albanese, «che lo Stato accusato di genocidio e carestia debba essere responsabile della 'distribuzione degli aiuti' è assurdo e osceno: un insulto alla decenza umana».

«Quello a cui stiamo assistendo è una carneficina. È la fame usata come arma è la condanna a morte per coloro che stanno solo cercando di sopravvivere - ha concluso Whittall -. Presi insieme, questi fatti danno l'impressione che questa sia la cancellazione totale della vita palestinese a Gaza».