Francesca Albanese, le sanzioni USA e quella campagna diffamatoria israeliana

Donald Trump e gli Stati Uniti contro l'ONU. L'amministrazione statunitense ha imposto, ore fa, sanzioni a Francesca Albanese, esperta delle Nazioni Unite impegnata nella documentazione delle violenze commesse dalle forze israeliane contro i civili palestinesi durante la guerra a Gaza. Recentemente, Albanese - che ricopre il ruolo di relatrice speciale ONU per i territori palestinesi occupati - ha pubblicato un rapporto nel quale ha descritto il ruolo delle aziende internazionali, comprese quelle statunitensi, nell'assalto israeliano a Gaza. Un fatto che, evidentemente, non è andato giù ai vertici americani, i quali - tramite le parole del segretario di Stato Marco Rubio - hanno accusato Albanese di condurre una «campagna di guerra politica ed economica contro gli Stati Uniti e Israele».
Non è la prima volta che la Casa Bianca di Donald Trump si muove per bloccare organi e istituzioni impegnati nell'indagare sulle azioni israeliane a Gaza. Nei sui primi mesi di mandato, il tycoon ha più volte sanzionato la Corte penale internazionale (CPI). Nel mese di febbraio, ha emesso un ordine esecutivo per imporre sanzioni ai funzionari della CPI coinvolti nel «prendere di mira» Israele. Il mese scorso, invece, ha sanzionato quattro giudici della Corte penale internazionale.
Accusando Francesca Albanese di «antisemitismo», Rubio ha citato la spinta della funzionaria ONU a perseguire i funzionari israeliani presso la Corte penale internazionale come base legale per le sanzioni USA. «Questo pregiudizio è stato evidente in tutta la sua carriera, compresa la raccomandazione che la Corte penale internazionale, senza una base legittima, emettesse mandati di arresto contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l'ex ministro della Difesa Yoav Gallant».
La Corte penale internazionale ha accusato Netanyahu e Gallant - così come alcuni capi di Hamas - di crimini contro l'umanità e crimini di guerra. Netanyahu e Gallant, in particolare, sono accusati di aver privato i palestinesi dell'enclave di «oggetti indispensabili alla loro sopravvivenza, tra cui cibo, acqua e medicine».
«Intimidazioni di stampo mafioso»
Raggiunta da Al Jazeera, Albanese non ha dato troppo peso alle sanzioni che congelano i beni negli USA e vietano l'ingresso nel Paese. «No comment sulle tecniche di intimidazione di stampo mafioso» ha scritto l'esperta delle Nazioni Unite in un messaggio all'emittente. «Rimango impegnata a ricordare agli Stati membri i loro obblighi di fermare e punire il genocidio. E coloro che ne traggono profitto».
Voce di spicco a livello mondiale nel chiedere lo stop alle violazioni dei diritti umani a Gaza, Albanese si è scagliata, ieri, contro i governi europei che hanno permesso al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu - ricercato dalla CPI - di usare il loro spazio aereo durante il proprio viaggio per Washington.
«I cittadini italiani, francesi e greci meritano di sapere che ogni azione politica che viola l'ordine giuridico internazionale indebolisce e mette in pericolo tutti loro. E tutti noi», ha scritto Albanese in un post sui social media.
Fra ong ed esperti di diritto internazionale, la decisione statunitense è stata accolta con sgomento. Agnes Callamard, segretario generale di Amnesty International, si è detta «costernata»: «Ricordiamo che i relatori speciali sono esperti indipendenti. Non sono nominati per compiacere i governi o per essere popolari, ma per svolgere il loro mandato», ha scritto su X. «Albanese sta lavorando instancabilmente per documentare e riferire sull'occupazione illegale, l'apartheid e il genocidio di Israele, sulla base del diritto internazionale». Callamard ha inoltre esortato i governi di tutto il mondo a «fare tutto ciò che è in loro potere per mitigare e bloccare l'effetto delle sanzioni» di Albanese e a proteggere il lavoro e l'indipendenza dei relatori speciali.
Gli annunci diffamatori su Google pagati da Israele
Intanto, Israele non è rimasto a guardare. Se si cerca il nome di Francesca Albanese su Google, il primo risultato sul motore di ricerca è una pagina sponsorizzata da govextra.gov.il, un sottodominio del governo israeliano. L'annuncio - titolato «Francesca Albanese: Una analisi completa della cattiva condotta come relatrice speciale dell'ONU» - parla di «ripetute violazioni dei principi di imparzialità, universalità e integrità professionale, fondamentali per il suo mandato alle Nazioni Unite», elencando poi una serie di presunte violazioni degli standard etici delle Nazioni Unite.
Secondo un'inchiesta del sito italiano Fanpage, l'annuncio è stato sponsorizzato dal dominio govextra.gov.il per la prima volta in 5 luglio, e poi nuovamente l'8. Basta pagare e la pagina compare in prima posizione nei risultati di ricerca su Google per una specifica parola chiave: in questo caso, il nome della funzionaria italiana all'ONU.
Tel Aviv aveva adottato la stessa tattica per screditare l'UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite che fornisce assistenza ai rifugiati palestinesi. Nell'annuncio «La verità sull'UNRWA», sponsorizzato per la prima volta a maggio 2024 da govextra.gov.il e più volte aggiornato, l'agenzia ONU è accusata di essere «inseparabile da Hamas» e di aver preso parte ai massacri del 7 ottobre 2023. L'UNRWA, in realtà è un'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di fornire assistenza umanitaria, istruzione, cure sanitarie, supporto allo sviluppo e aiuti d'emergenza a oltre cinque milioni di rifugiati palestinesi. Un'indagine ONU parla di nove impiegati che «potrebbero essere implicati» su 13 mila.