Vaticano

Francesco: «La crisi climatica globale sta sgretolando il mondo»

Il Papa presenta oggi l’esortazione apostolica «Laudate Deum», documento che segue e completa l’enciclica «Laudato si’» di 8 anni fa – Dure parole contro scettici e negazionisti: «Gli attacchi alla natura hanno conseguenze sulla vita dei popoli»
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Dario Campione
Francesco AnfossieDario Campione
04.10.2023 06:00

Per la prima volta nella storia della Chiesa, un documento pontificio viene completato da un secondo. L’esortazione apostolica Laudate Deum di Francesco, diretta «a tutte le persone di buona volontà» che non a caso è presentata oggi in Vaticano - festa del Poverello d’Assisi autore del Cantico delle creature - è infatti una sorta di appendice dell’enciclica Laudato si’, a 8 anni dalla sua pubblicazione, ma contiene anche molti riferimenti alla Fratelli tutti, l’altra lunghissima lettera apostolica del pontefice argentino dedicata al primato della persona.

Il motivo di questo nuovo, breve testo è dichiarato fin dall’inizio: «Non reagiamo abbastanza» al pericolo che incombe sull’umanità, poiché «il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura». Ma non si tratta di una visione apocalittica, non è la fine del mondo, piuttosto un invito a fare presto per migliorare la Terra, perché la nostra mancanza di iniziativa si sta riflettendo in termini di «salute, lavoro, accesso alle risorse, abitazioni, migrazioni forzate e altri ambiti», dice il Papa.

Il mondo è malato. E «gli attacchi alla natura hanno conseguenze sulla vita dei popoli». Uno di questi è costituito dall’esodo crescente delle migrazioni. La gente abbandona le proprie terre per via della desertificazione dovuta al surriscaldamebnto. La particolarità dell’esortazione di Bergoglio è che ha poco di “ecclesialese”. Lo stile è semplice, colloquiale, pare quasi un articolo per una rivista, perché lo scopo dichiarato è accrescere ulteriormente nelll’opinione pubblica e nei governanti la consapevolezza dell’urgenza di tutelare, con i fatti e non a parole, la “casa comune”, ovvero il Creato.

Il primo capitolo è infatti dedicato alla crisi climatica globale. Cita, quasi fosse un meteorologo, il caldo anomalo, la siccità, le piogge, il clima impazzito, lo scioglimento dei ghicciai e della calotta polare e «altri lamenti della Terra che sono solo alcune espressioni tangibili di una malattia silenziosa che colpisce tutti noi».

La causa è antropica. Solo riducendo la concentrazione dei gas serra si potrà raffreddare il Pianeta. Su questo non ci sono dubbi. E attacca gli scettici e tutti coloro che non credono nelle evidenze scientifiche, insieme con coloro che vaticinano una ingente perdita di posti di lavoro legati alla produzione fossile, spiegando che semmai le carestie, la siccità e gli altri malanni della natura provocati dal carbone sono alla base di povertà e disoccupazione e ricordando che la transizione ecologica porterà invece a nuovi impieghi.

Bergoglio critica «certe opinioni sprezzanti e irragionevoli che trovo anche all’interno della Chiesa cattolica». Ma se la prende anche sulle diagnosi apocalittiche di certi ambientalisti, che sono «irragionevoli e non sufficientemente fondate». Francesco resta ottimista, sostiene che «la possibilità di una svolta è reale», ma bisogna prendere atto della realtà e soprattutto darsi da fare globalmente, a livello di comumnità mondiale, nella consapevolezza che «nessuno si salva da solo». Poi cita il «crescente paradigma tecnocratico», basato sull’idea prometeica e superomistica di onnipotenza dovuta allo sviluppo della tecnologia e del progresso, compresa l’intelligenza artificiale, che contribuisce all’illusione di un essere umano senza limiti.

La pandemia, dice, non ci ha insegnato niente. Se l’immensa crescita tecnologica non è accompagnata dalla responsabilità tutto è perduto, l’uomo fa parte della natura e «non si contempla dal di fuori, ma dal di dentro».

Pertanto, «un ambiente sano è anche il prodotto dell’interazione dell’uomo con l’ambiente». È quello che chiama, con un termine destinato ad entrare nel nuovo lessico della Chiesa, «antropocentrismo situato». Poi passa ad elencare gli inganni della meritocrazia, dietro la quale si cela solo il potere, poiché senza eguaglianza di partenza la meritocrazia non esiste. Il capitolo tre di questo agevole volumetto è dedicato alla eccessiva debolezza della politica internazionale, dall’esigenza di accordi multilaterali tra Stati che tardano ad arrivare e che generano solo quella Terza Guerra mondiale a pezzetti di cui ha parlato fin dall’inizio del suo pontificato. Il quarto capitolo è sorprendente per un documento apostolico. Elenca in maniera sistematica tutte le Conferenze sul clima, quasi un compendio, fino all’attesa Cop 28 sui cambiamenti climatici, promossa dall’ONU (il grande malato internazionale) a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre. «Non possiamo rinunciare a sognare che la Cop 28 porti a una decisa accelerazione della transizione energetica». L’ultimo capitolo è sulle motivazioni spirituali della difesa del clima, ma non manca di difendere i poveri dalle accuse di rovinare il pianeta per via del loro eccessivo numero di figli. In realtà, spiega, «una bassa percentuale più ricca della popolazione inquina di più rispetto al 50% di quella più povera». Il 73esimo e ultimo paragrafo è dedicato alla spiegazione del titolo dell’esortazione. «Lodate Dio», afferma, «è il nome di questa lettera. Perché un essere umano che pretende di sostituirsi a Dio diventa il peggior pericolo per sé stesso».

E a Roma si riunisce la prima plenaria del sinodo universale

«L’essenza del percorso sinodale risiede in una verità di fondo che non dobbiamo mai perdere di vista: esso ha lo scopo di ascoltare, capire e mettere in pratica la volontà di Dio». Alla vigilia dell’apertura del sinodo - il quinto del suo pontificato - prevista per oggi papa Francesco ha scelto Twitter (o X, se preferite) per sunteggiare il senso di un appuntamento che, per la Chiesa cattolica, si annuncia comunque straordinario. Ascoltare e capire. Per poi, al di là del principio di autorità da cui Bergoglio ha sempre mostrato di volersi tenere lontano, decidere insieme: le gerarchie con i fedeli; il Papa con i vescovi; e i vescovi con il popolo di Dio. È questa, in ultima analisi, l’essenza del percorso sinodale iniziato due anni fa e destinato a concludersi tra un anno, nell’ottobre del 2024. Oggi, festa del santo di Assisi del quale ha scelto il nome, Francesco inaugura il sinodo con una messa in piazza San Pietro. Concelebrano i 21 nuovi cardinali creati nel concistoro del 30 settembre e l’intero collegio cardinalizio, composto attualmente da 136 elettori (ma quattro di loro compiranno 80 anni entro la fine di quest’anno e altri 13 nel 2024) e 106 non elettori. Saranno presenti tutti i 464 partecipanti al sinodo, tra cui 365 vescovi e 54 donne per la prima volta con diritto di voto. Presenti pure i 20 delegati delle Chiese orientali e i due vescovi cinesi di nomina papale. La Svizzera sarà rappresentata dal presidente della Conferenza episcopale elvetica, monsignor Felix Gmür, e dalla teologa Helena Jeppesen-Spuhler, 57 anni, argoviese, corresponsabile della Rete ecclesiale svizzera presso Azione Quaresimale. I lavori del sinodo iniziano subito, già oggi pomeriggio, nell’aula Paolo VI (e non nell’aula Nuova, come in passato), dopo che i partecipanti saranno introdotti all’utilizzo del nuovo “setting”, una serie di telecamere e tablet già allestiti nei vari tavoli circolari per ognuno dei presenti, con software di traduzione installati all’interno per leggere e scaricare documenti, per chiedere la parola e per votare. Un modo, questo, anche per evitare lo spreco di carta, ha voluto sottolineare la sala stampa del Vaticano, e testimoniare in forme concrete il volto green della grande assemblea. La prima Congregazione generale e il saluto del Papa sono attesi attorno alle 16.15. Dopo Francesco, prende la parola per la relazione introduttiva il segretario generale del sinodo, il cardinale maltese Mario Grech. La seconda prolusione è affidata al cardinale lussemburghese Jean Claude Hollerich, vicepresidente del Consiglio delle conferenze dei vescovi d'Europa, il quale illustra a tutti i partecipanti l’Instrumentum laboris, il documento alla base dei lavori del sinodo. Lavori che andranno avanti per 25 giorni, sino alla solenne celebrazione di Francesco in San Pietro del 29 ottobre. Sono previste 21 congregazioni generali e 35 gruppi di circoli minori, in cinque lingue diverse: francese, inglese, italiano, spagnolo e portoghese. Quattro settimane scandite anche da interventi in aula o nei vari gruppi ristretti, da riflessioni su unità, missionarietà, autorità nella Chiesa, dalla elaborazione dei modi e dalle relazioni di sintesi che confluiranno nel documento finale. Non mancheranno momenti più strettamente liturgici, come la preghiera per i migranti e i rifugiati in piazza San Pietro il 19 ottobre, e la recita del Rosario nei Giardini vaticani il 25.
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