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«Gaza è vittima di una crisi alimentare ormai catastrofica»

Lo rivela l'Organizzazione delle Nazioni unite per l'alimentazione e l'agricoltura – Israele ringrazia gli USA: «Il sostegno militare è un messaggio forte ai nostri nemici» – Il direttore di Amnesty International USA: «Le forze israeliane stanno commettendo crimini di guerra nella Striscia di Gaza» – TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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«Gaza è vittima di una crisi alimentare ormai catastrofica»
Red. Online
24.04.2024 06:22
23:28
23:28
Egitto: «L'invasione di Rafah sarebbe pericolosa e inefficace»

I piani «ampiamente respinti» per un'invasione massiccia della città palestinese di Rafah, mai accantonata da Israele, sarebbero, secondo l'Egitto inefficaci e metterebbero a repentaglio i rapporti del Paese con Israele. Lo ha detto il capo dell'Ufficio stampa statale Diaa Rashwan, in una intervista con Extra News.

«Un'invasione di terra a Rafah metterebbe a repentaglio oltre quattro decenni di pacifiche relazioni egiziano-israeliane», ha detto Rashwan, e le forze del primo ministro Benjamin Netanyahu tornerebbero «a mani vuote». «Se entrerà a Rafah, Netanyahu non potrà offrire al popolo israeliano nulla che possa portare conforto alle famiglie degli ostaggi, né ritornerà con le teste dei leader di Hamas mozzate, né riuscirà a fermare l'attacco lanciato da Gaza».

«L'Egitto - ha concluso - non romperà mai le sue relazioni con nessun Paese, a meno che la sua sicurezza nazionale o la causa palestinese non siano messe a repentaglio», ha aggiunto citando osservazioni del presidente Abdel-Fattah El-Sisi.

23:27
23:27
«Israele apra altri valichi per gli aiuti a Gaza»

Per il vice ambasciatore americano all'Onu, Robert Wood, «Israele ha intrapreso alcuni passi sugli aiuti a Gaza, ma non abbastanza e non abbastanza velocemente».

«L'aumento del flusso di aiuti a Gaza, e l'apertura di altri valichi», ha sottolineato durante il Consiglio di sicurezza. «Il presidente Biden chiede a Israele di prendere passi urgenti e considerevoli», ha proseguito, ricordando che Tel Aviv deve anche limitare le vittime civili.

23:26
23:26
Onu: «Progressi di Israele sugli aiuti a Gaza, ma servono altri passi»

«Il governo israeliano ha assunto diversi impegni per migliorare la distribuzione degli aiuti a Gaza e sono stati compiuti numerosi passi, tra cui un aumento del volume degli aiuti sdoganati, l'apertura temporanea del valico di Erez e del porto di Ashdod, un aumento dei camion che entrano a Gaza direttamente dalla Giordania. Sebbene l'attuazione di alcune misure sia in corso, sono necessari ulteriori passi definitivi e urgenti per impostare il percorso per un flusso sostenuto di beni in termini di volume, necessità e portata». Lo ha detto Sigrid Kaag, coordinatrice umanitaria e della ricostruzione Onu per Gaza. «Considerata la portata della distruzione e della sofferenza umana, ogni giorno conta - ha aggiunto in Consiglio di Sicurezza - L'Onu è in contatto con il governo israeliano su altre misure che necessitano di un'attuazione urgente o continua, tra cui questioni relative alle procedure dei posti di blocco, autorizzazioni tempestive per consentire che i movimenti dei convogli umanitari avvengano come previsto, approvazione di ulteriori dispositivi di comunicazione, veicoli blindati e pezzi di ricambio per attrezzature critiche». E «altrettanto urgente - ha concluso - è l'accordo sull'evacuazione medica e delle vittime».

22:04
22:04
La Columbia University non chiamerà la polizia

La Columbia University si è impegnata per iscritto a non chiamare la polizia o la Guardia Nazionale per sgomberare la tendopoli degli studenti pro-Gaza nel centro del campus. Lo ha reso noto un comunicato di Columbia Students for Justice in Palestine.

«Columbia ha ceduto ieri notte dando garanzie scritte sulla sicurezza degli studenti dalla violenza dello stato. Temevamo un altro massacro come quello di Kent State», hanno detto gli studenti alludendo a un tragico caso della storia americana quando, il 4 maggio 1970, quattro studenti disarmati dell'ateneo dell'Ohio furono uccisi e altro nove feriti da soldati della Guardia Nazionale chiamata a sedare una protesta contro la guerra del Vietnam.

22:03
22:03
«Biden sostiene la libertà di espressione nei campus»

«Biden sostiene la libertà di espressione nelle università americane ma la violenza va sempre condannata». Lo ha detto la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre in un briefing con la stampa a proposito delle proteste pro-Gaza in diversi campus negli Stati Uniti.

21:42
21:42
Proteste pro-Gaza, arresti alla University of Southern California

Alta tensione all'University of Southern California alcuni studenti sono stati arrestati durante una vasta manifestazione di protesta pro-Gaza. Le autorità del campus hanno smantellato una tendopoli che era stata montata oggi da un gruppo di studenti che chiedevano il cessate il fuoco a Gaza e, all'ateneo, di disinvestire da società che fanno affari con Israele.

21:41
21:41
«Israele ha costruito la linea di confine tra nord e sud Gaza»

L'esercito israeliano ha costruito una linea di confine tra il nord e il sud di Gaza, con una rete di filo spinato che va dal confine israeliano a est e il mare a ovest, e con due posti di blocco: uno lungo la strada Salah Ad-din, che percorre tutta la Striscia da nord fino a Rafah, e l'altro sulla strada costiera Al Rashid. Lo riferiscono fonti locali a Gaza.

Il posto di blocco sulla strada costiera consente ai residenti palestinesi di andare da nord a sud, mentre - riferiscono ancora le fonti - «molte persone sono state uccise quando hanno cercato di tornare verso nord». La linea di confine, continuano le fonti locali, non sembra costruita per essere rimossa dopo la guerra, ma piuttosto destinata a diventare permanente, evocando di fatto l'idea delle intenzioni israeliane per il futuro politico della Striscia dopo la guerra.

21:31
21:31
Arresti durante una protesta pro-Gaza all'Università del Texas

Una decina di studenti sono stati arrestati durante una protesta pro-palestinesi all'Università del Texas di Austin.

Gli studenti chiedevano all'ateneo di ritirare gli accordi con aziende che forniscono a Israele armi usate a Gaza.

Decine di agenti del dipartimento statale per la pubblica sicurezza a cavallo e in assetto antisommossa sono presenti sulla scena. Alcuni hanno preso gli studenti a spintoni e a manganellate, secondo quanto riportato dai media locali.

La American Civil Liberties Union ha condannato l'intervento delle forze dell'ordine all'Università del Texas. «La libertà di protestare è parte integrante della nostra democrazia. Gli studenti di UT Austin hanno questo diritto garantito dal Primo Emendamento: di esprimere liberamente le loro opinioni politiche senza minacce di essere arrestati o di subire violenza», ha proclamato l'organizzazione per i diritti civili su X.

21:11
21:11
Egitto, ripresi contatti con le parti per un cessate il fuoco a Gaza

L'Egitto sta intensificando nuovamente i contatti con tutte le parti per raggiungere un modo per cessare il fuoco a Gaza. Lo ha detto una fonte di alto livello all'emittente statale Al Qahera. Il presidente Abdel Fattah El-Sisi ha ricevuto oggi una telefonata dal primo ministro olandese Mark Rutte, che ha incoraggiato gli sforzi egiziani per ripristinare la stabilità regionale raggiungendo un cessate il fuoco nella Striscia e implementare gli aiuti umanitari.

Al Sisi ha rinnovato la sua contrarietà ad un attacco massiccio nella Rafah palestinese, invitando la comunità internazionale «ad assumersi le proprie responsabilità per attuare le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite».

Nelle stesse ore il delegato palestinese presso la Lega Araba, Muhammad Al-Akloukha, sottolineato come Israele abbia «ucciso più di 1500 palestinesi dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza». Ha chiesto quindi l'attivazione delle disposizioni del Capitolo Sette della Carta delle Nazioni Unite per costringere Israele a rispettare le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza.

«I meccanismi obbligatori includono l'imposizione di sanzioni a Israele, la cessazione dei legami economici e la rottura delle relazioni diplomatiche», ha osservato, mentre quel Paese «è stato corrotto da vezzeggiamenti e sostegno illimitato per più di 8 decenni».

20:12
20:12
Netanyahu: «I campus USA come le università naziste»

La Columbia University resta nell'occhio del ciclone delle polemiche per le proteste nei campus contro la situazione a Gaza e la guerra di Israele contro Hamas. Proteste che hanno suscitato l'indignazione del premier israeliano Benjamin Netanyahu che con parole durissime ha paragonato gli atenei americani «alle università tedesche degli anni '30», con «gruppi antisemiti che hanno preso il controllo», chiedono «l'annientamento di Israele» e «attaccano studenti ebrei». E ha chiesto di «fare di più» per «fermare e condannare in modo inequivocabile» un fenomeno «terribile».

«Quello che vediamo in questi campus è disgustoso e inaccettabile», ha detto anche lo speaker della Camera Mike Johnson, a New York per incontrare un gruppo di studenti ebrei e il rabbino dell'ateneo, Yuda Drizin. Johnson ha quindi chiesto la testa della presidente dell'università Minouche Shafik, leader «debole e inetta», a suo avviso incapace di garantire la sicurezza degli studenti ebrei, pur essendosi attirata gli strali del corpo docente per aver chiamato la polizia a sgomberare una protesta pro-palestinese in corso da giorni.

Lo speaker è l'ultimo di una serie di leader repubblicani che nelle ultime 48 ore sono transitati per la Columbia approfittando di una settimana di pausa dei lavori della Camera: tra questi Virginia Foxx, la presidente della Commissione Istruzione che la scorsa settimana aveva messo Shafik sotto torchio dopo aver ottenuto tra dicembre e gennaio le teste delle presidenti di Harvard Claudine Gay e UPenn Liz Magill.

Si è invece schierata con gli studenti Alexandria Ocasio Cortez, che ha attaccato la leader di Columbia per aver «messo a rischio la vita» degli studenti chiamando giovedì scorso la polizia a sgomberare il campus. 'Aoc' fa parte della Squad, il gruppo informale di donne liberal della Camera di cui è esponente anche Ilhan Omar, la cui figlia Isran è stata arrestata per le proteste. E mentre il Senato varava un pesante pacchetto di aiuti anche per Israele, oltre duemila newyorchesi, quasi tutti ebrei, si erano radunati a Brooklyn sotto la casa del leader della maggioranza Dem Chuck Schumer bloccando la zona con un Seder simbolico nella seconda sera della Pasqua ebraica.

I manifestanti - tra cui la scrittrice Naomi Klein e studenti della Columbia sospesi per aver partecipato alle proteste - hanno pregato per il cessate in fuoco e per chiedere a Schumer, che si trovava a Washington per i lavori del Senato, di bloccare gli aiuti militari a Israele. Trecento gli arresti per «condotta disordinata».

Nelle stesse ore alla Columbia si è temuto il peggio, tra voci, smentite dalla governatrice di New York Kathy Hochul, di un possibile intervento della Guardia Nazionale. La tensione è calata dopo che gli studenti hanno accettato di smontare un numero «significativo» di tende e in cambio l'ateneo ha fermato per 48 ore l'orologio dei negoziati. La presidente Shafik, sempre nel mirino, si è poi riunita con il senato accademico in vista di un voto di censura che potrebbe arrivare in fine settimana.

Tendopoli sono spuntate intanto in altri campus: alla Brown University in Rhode Island, a Harvard e alla University of Southern California, dove la scorsa settimana era stato cancellato il discorso alle lauree della 'prima della classe' Asna Tabassum per le sue opinioni pro-Gaza, disinvitando, per par condicio, altri vip come il regista di Crazy Rich Asian, Jon Chu, e la tennista Billie Jean King. Con l'anno accademico agli sgoccioli, crescono i timori che le proteste impattino sulle cerimonie. Al Morehouse College in Georgia, uno dei più importanti atenei per studenti afro-americani, un gruppo di professori pro-palestinesi ha chiesto di revocare l'invito al presidente Joe Biden che dovrebbe parlare il 19 maggio alla consegna dei diplomi: troppo debole a loro avviso nella difesa dei palestinesi intrappolati a Gaza.

19:28
19:28
Fao: «Cresce la fame nel mondo, a Gaza è catastrofe»

È sempre più grave la situazione di fame nel mondo, ma è allarme rosso a Gaza dove oggi è stato raggiunto il livello di catastrofe alimentare per 600mila persone, con quasi un terzo dei bambini in stato di malnutrizione acuta. È quanto emerge nel Rapporto globale sulle Crisi Alimentari 2024 del Food Security Information Network e pubblicato dalla Rete Globale contro le Crisi Alimentari (Gnafc).

Si prevede che entro luglio 2024 metà della popolazione nella Striscia di Gaza, circa 1,1 milioni di persone, soffrirà di livelli di Catastrofe (Fase 5 Ipc) di grave insicurezza alimentare, raggiungendo il 70% nelle zone settentrionali. Già a marzo, come riporta il dossier, si prospettava una carestia imminente nei governatorati di Gaza e Gaza Nord in Palestina.

«La situazione a Gaza è senza precedenti. Gli aiuti devono avere la priorità prima che muoiano altre persone», dice Natalia Anguera Ruiz, responsabile delle operazioni di Azione contro la Fame per il Medio Oriente. L'81% delle famiglie non ha accesso ad acqua sicura e pulita. Gli attuali livelli di assistenza umanitaria non sono sufficienti. Azione contro la fame ha riferito che alcune persone «mangiano cibo destinato agli animali come fieno e paglia».

Una situazione gravissima destinata a peggiorare: sommando le 79mila persone affamate del Sud Sudan, tra due mesi secondo il Rapporto, saranno quasi in 1,3 milioni coloro che si troveranno in una catastrofe alimentare.

Intensificarsi dei conflitti, impatto degli shock economici ed effetti di eventi meteorologici estremi continuano quindi a determinare un'insicurezza alimentare acuta. Fattori che stanno esacerbando la fragilità dei sistemi di sostentamento, l'emarginazione rurale, la cattiva governance e la disuguaglianza, portando a un massiccio spostamento di popolazioni a livello globale.

Il risultato è che quasi 282 milioni di persone vivono in uno stato di insicurezza alimentare «acuta grave» in 59 Paesi, 24 milioni in più rispetto al 2022, quasi il 22% della popolazione analizzata dal rapporto, superando i livelli pre-Covid, con 1 persona su 5 che ha bisogno di un'azione critica urgente. Numeri in crescita per il quinto anno consecutivo, che pongono sempre più lontano l'obiettivo fame zero entro il 2030. I bambini e le donne sono in prima linea in queste crisi, con oltre 36 milioni di piccoli sotto i 5 anni di età che soffrono di malnutrizione acuta in 32 Paesi.

«Questa crisi - afferma António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite - richiede una risposta urgente. L'utilizzo dei dati contenuti in questo rapporto per trasformare i sistemi alimentari e affrontare le cause alla base dell'insicurezza alimentare e della malnutrizione sarà vitale». Le crisi alimentari, come dimostra il Rapporto, sottolinea il direttore generale della Fao, QU Dongyu, stanno diventando sempre più prolungate, con il rischio che «i progressi ottenuti con tanta fatica vengano invertiti man mano che l'insicurezza alimentare e la malnutrizione diventano una 'nuova normalità' all'indomani della pandemia». E i dati, secondo QU Dongyu «dovrebbero servire da campanello d'allarme a non trascurare la fornitura di aiuti agricoli in situazioni di emergenza», spesso troppo pochi.

Nel 2023, emerge inoltre dal Rapporto, i conflitti sono stati la causa principale in 20 Paesi/territori, con 135 milioni di persone che affrontano livelli alti di grave insicurezza alimentare; situazione peggiorata in 12 di essi, diventando fame acuta per 13,5 milioni di persone in più, di queste due terzi si trovavano in Sudan. Gli shock economici hanno, invece, avuto impatti su 21 Paesi con oltre 75 milioni di persone; nonostante il calo dei prezzi internazionali dei prodotti alimentari, l'inflazione persistente nei Paesi colpiti da crisi alimentari ha eroso il potere d'acquisto delle famiglie più povere. Gli eventi meteorologici estremi sono stati, infine, la causa principale in 18 Paesi, con oltre 77 milioni di persone colpite, in aumento rispetto ai 12 Paesi e 57 milioni di persone del 2022.

18:25
18:25
Ostaggio in video: «Siamo all'inferno, Netanyahu vergognati»

Seduto davanti a un muro bianco, il volto provato e il braccio amputato, l'ostaggio israelo-americano, Hersh Goldberg-Polin, che appare nell'ultimo video di propaganda diffuso da Hamas, si rivolge - come altri ostaggi in passato in filmati simili - direttamente al premier israeliano Benjamin Netanyahu e al suo governo: «Devi vergognarti, perché ci hai abbandonati come migliaia di cittadini, perché ci hai lasciati per 200 giorni mentre tutti gli sforzi dell'esercito sono falliti, perché le bombe delle forze aeree hanno ucciso circa 70 prigionieri come me. E per aver rifiutato tutti gli accordi che vi hanno offerto. Non volete che questo incubo finisca?», chiede il ragazzo, secondo la trascrizione del video diffuso dal Forum delle famiglie degli ostaggi.

Poi, ancora rivolto a Netanyahu e ai suoi ministri, prosegue: «Mentre siete a tavola con le vostre famiglie, pensate a noi prigionieri nell'inferno sottoterra, senza acqua, senza cibo, né sole né medicine di cui io ho tanto bisogno» e mostra il braccio amputato. Il giovane, rapito al Nova festival di Reim e che ha compiuto 24 anni in prigionia, chiede infine al premier e al governo: «Fate quello che dovete per riportarci a casa immediatamente».

Non è possibile risalire con certezza alla data in cui il video è stato girato, ma Goldberg-Polin parla di «200 giorni» di prigionia e alla fine augura alla famiglia una felice festa di Pesach, la Pasqua ebraica, cominciata lunedì scorso per una settimana.

Circa 250 persone sono state rapite da Hamas nell'attacco del 7 ottobre: dopo un primo accordo per uno scambio di prigionieri avvenuto a fine novembre, sono 129 gli ostaggi ancora nella Striscia di Gaza, di cui 34 secondo l'esercito israeliano sarebbero morti.

18:16
18:16
Nancy Pelosi: «Netanyahu è un ostacolo, dovrebbe dimettersi»

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu è un ostacolo alla soluzione che prevede due stati e dovrebbe dimettersi. Lo afferma la ex speaker della camera, la democratica Nancy Pelosi.

In un'intervista all'irlendese RTE Six Ones News, riportata dai media americani, Pelosi spiega che Netanyahu è un ostacolo per la pace nell'area da anni. «Non so se ha paura della pace, è incapace o solo non vuole la pace, ma è un ostacolo alla soluzione dei due stati» mette in evidenza. «Riconosciamo - aggiunge - il diritto di Israele a proteggersi. Respingiamo la politica di Netanyahu».

18:12
18:12
Hamas pubblica il video di un ostaggio israelo-americano

Hamas ha pubblicato su Telegram un video dell'ostaggio israelo-americano Hersh Goldberg-Polin. Secondo Al Jazeera, nel filmato, di cui non è nota la data, il giovane di 23 anni «denuncia la negligenza del governo del premier Benjamin Netanyahu nei confronti degli ostaggi e chiede che si agisca per il suo rilascio».

Il ragazzo, nato in California e trasferitosi con la famiglia in Israele nel 2008, è rimasto ferito nell'attacco di Hamas del 7 ottobre e nel video appare con un braccio amputato, riferisce Haaretz.

Secondo il Jerusalem Post, nel filmato Goldberg-Polin racconta che il 7 ottobre si trovava al Nova Music Festival, a Reim nel sud di Israele, quando Hamas ha attaccato e rapito lui e i suoi amici. Il sito israeliano fa notare come questo racconto contrasti con la versione dei leader di Hamas che negano di aver attaccato i civili.

Rachel Goldberg, la mamma dell'ostaggio, è una delle figure più attive del movimento delle famiglie degli ostaggi: la rivista Time l'ha inserita nella lista delle 100 persone più influenti dell'anno.

18:02
18:02
Swiss torna a volare verso Tel Aviv

Swiss riprenderà venerdì i voli verso l'aeroporto di Tel Aviv: «la situazione è ora molto più chiara rispetto a una settimana fa», si legge in un comunicato odierno. I collegamenti per Beirut restano invece sospesi fino al 30 aprile e sino a quella data la compagnia filiale del gruppo Lufthansa continuerà a evitare anche lo spazio aereo iraniano.

18:00
18:00
Il Papa: «Palestina e Israele siano due Stati»

Palestina e Israele «siano due Stati, liberi e con buoni rapporti». In un nuovo appello per la pace, in Medio Oriente e non solo, al termine dell'udienza generale, papa Francesco ribadisce con parole semplici e chiare qual è la posizione della Santa Sede per la soluzione del pluridecennale conflitto in Terra Santa. E con tono accorato, il Pontefice ripete anche che «la guerra è sempre una sconfitta», in cui a guadagnare di più «sono i fabbricatori di armi».

«Il pensiero va alla martoriata Ucraina, alla Palestina, a Israele, al Myanmar che sono in guerra, e a tanti altri Paesi - dice Francesco, parlando 'a braccio' -. La guerra sempre è una sconfitta, e quelli che guadagnano di più sono i fabbricatori di armi». «Per favore, preghiamo per la pace! - esorta io fedeli nel suo appello - Preghiamo per la martoriata Ucraina: soffre tanto, tanto. I soldati giovani vanno a morire. Preghiamo». «E preghiamo anche per il Medio Oriente, per Gaza: si soffre tanto lì, nella guerra - aggiunge -. Per la pace tra Palestina e Israele, che siano due Stati, liberi e con buoni rapporti. Preghiamo per la pace».

Per quanto apparentemente sia ora tra le meno praticabili, la soluzione «dei due Stati» autonomi resta quella perseguita dalla Santa Sede, e dal Papa in persona, per una soluzione in Medio Oriente. E lo dice con chiarezza anche il patriarca latino di Gerusalemme, cardinale Pierbattista Pizzaballa, in una lunga intervista concessa ai media vaticani e al quotidiano Avvenire.

«Penso che tutto quello che è successo in questi sei mesi abbia mostrato in modo evidente l'ineluttabilità della soluzione dei 'due stati'. Non c'è alternativa ai due stati che il permanere della guerra. Ma secondo Pizzaballa, i due stati debbono cambiarsi dal di dentro, debbono ripensarsi. Le due società, che pure negli ultimi anni sono cambiate radicalmente e rapidamente, devono avere il coraggio di ripensare la propria società».

«Non sarà facile - ammette - perché entrambe le società si presentano con un alto grado di eterogeneità al loro interno, sono poliedriche. Occorre che entrambe le società si dotino di un nuovo orizzonte di valori, perché non può darsi che l'unico collante sociale sia per entrambe il difendersi dal nemico».

Inoltre, secondo il patriarca di Gerusalemme, la pace in Terra Santa potrà arrivare solo «dal basso». «In questa terra nel passato qualcuno più coraggioso ha tentato la strada politica della pace. Ma sono sempre stati tentativi che procedevano dall'alto verso, il basso: accordi, negoziati, compromessi. Sono tutti miseramente falliti - ricorda -. Pensate ad Oslo per esempio. E allora ora è il momento di invertire la direzione e avviare un percorso che vada invece dal basso verso l'alto. Ripeto: sarà faticoso ma non vedo altra strada».

«Fuori di questa terra si dà prevalentemente una lettura tutta polarizzante del conflitto - osserva ancora Pizzaballa -. E questo, oltre che dannoso, è estremamente sciocco, perché le ragioni del conflitto sono molto complesse, stratificate nel corso di decenni. Trattare il conflitto israelo-palestinese con lo spirito di un derby calcistico è sbagliato». Per il cardinale, poi, «la parola di papa Francesco in questa guerra ha avuto finora un grande peso. Anche quando è stata oggetto di critiche da entrambi gli schieramenti, anzi forse proprio quando è stata oggetto di critiche, ha manifestato la grande autorevolezza di cui gode. I suoi ripetuti moniti al rilascio degli ostaggi e per un immediato cessate il fuoco nella Striscia sono entrati di peso nella storia di questa guerra».

E confermarlo è anche che «oggi in tanti invocano un cessate il fuoco, ma a novembre lo reclamava soltanto la voce solitaria e coraggiosa di papa Francesco».

17:55
17:55
Axios: «Shin Bet e Idf in Egitto per l'offensiva a Rafah»

Il capo dell'agenzia di sicurezza israeliana Shin Bet, Ronen Bar, e il capo di stato maggiore delle Forze di difesa israeliane (Idf), generale Herzi Halevi, sono stati in Egitto questa mattina: lo riporta il sito di notizie Axios che cita tre alti funzionari israeliani.

Le fonti affermano che Bar e Halevi si sono incontrati con il capo dell'intelligence egiziana e altri funzionari chiave per discutere dell'imminente offensiva dell'esercito di Israele a Rafah, nel sud di Gaza.

L'Egitto, con cui Rafah confina, ha messo in guardia Israele dall'entrare nella città dove risiedono più di un milione di civili di Gaza sfollati.

17:30
17:30
Biden ha firmato gli aiuti all'Ucraina, a Israele e il bando a Tiktok

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha firmato il maxi pacchetto di aiuti per Ucraina, Israele e Taiwan e il bando di TikTok se non viene ceduta entro nove mesi.

«Dobbiamo muoverci velocemente per far arrivare gli aiuti all'Ucraina», ha detto il presidente degli Stati Uniti alla Casa Bianca a proposito della legge appena approvata dal Congresso. Questa legge renderà gli Stati Uniti e il mondo più sicuri», ha sottolineato, aggiungendo che «Se i nostri alleati sono più forti, anche noi lo siamo».

«Gli Stati Uniti non si piegano a nessuno men che meno a Putin», ha puntualizzato Biden dopo aver firmato la legge sui nuovi aiuti all'Ucraina, assicurando che i primi sostegni militari a Ucraina e Israele partiranno nelle prossime ore.

Il pacchetto di aiuti appena promulgato «aumenta significativamente l'assistenza umanitaria a Gaza» ma «Israele deve garantire che gli aiuti arrivino ai palestinesi senza ritardi», ha poi aggiunto.

16:25
16:25
«L'esercito israeliano è pronto ad entrare a Rafah»

L'esercito israeliano ha condotto tutti i preparativi necessari per entrare a Rafah, che ritiene l'ultimo bastione di Hamas nella Striscia di Gaza, e potrà lanciare un'operazione non appena avrà ottenuto l'approvazione del governo: lo indica Haaretz riportando media internazionali che citano un alto funzionario della Difesa.

16:05
16:05
Erdogan: «Netanyahu è una minaccia per la sicurezza»

Il premier israeliano Benjamin «Netanyahu sta mettendo in pericolo la sicurezza della nostra intera regione, come anche quella dei suoi stessi cittadini, soltanto per estendere la sua carriera politica». Lo ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan durante una conferenza stampa congiunta con l'omologo tedesco Frank Walter Steinmeier ad Ankara, trasmessa dalla tv di Stato turca Trt.

«Continueremo ad aumentare i nostri sforzi per assicurare il cessate il fuoco (a Gaza) e l'invio ininterrotto di aiuti umanitari sufficienti per il popolo palestinese», ha aggiunto Erdogan.

15:47
15:47
Israele: «Uccisa la metà dei comandanti Hezbollah nel sud del Libano»

Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha detto che «la metà dei comandanti di Hezbollah nel sud del Libano sono stati eliminati». «Sono persone responsabili di azioni offensive. L'altra metà si sta nascondendo e sta abbandonando il sud del Libano di fronte alle operazione dell'Idf», ha aggiunto citato da Haaretz.

Il nostro obiettivo principale «al confine con il Libano era e rimane quello di creare una diversa situazione di sicurezza affinché gli abitanti del nord di Israele possano tornare alle loro case in sicurezza. Stiamo valutando diverse alternative per consolidare la situazione, e il prossimo futuro sarà decisivo in questo senso», ha aggiunto Gallant che questa mattina si è recato presso il comando settentrionale dell'esercito.

15:45
15:45
Israele: «Azioni offensive nel sud del Libano»

Israele dichiara che le forze armate stanno effettuando «azioni offensive» nel sud del Libano.

Aerei da combattimento e forze di artiglieria israeliane hanno effettuato un'ondata di attacchi contro dozzine di obiettivi di Hezbollah nel sud del Libano, dicono i militari, secondo quanto riporta il Times of Israel.

Circa 40 obiettivi ad Ayta ash-Shab sono stati colpiti da bombardamenti aerei e di artiglieria in pochi minuti. Gli obiettivi includevano depositi di armi e altri beni appartenenti a Hezbollah, aggiunge l'Idf (Forse di difesa israeliane), che affermano che gli attacchi fanno «parte dello sforzo di distruggere le infrastrutture dell'organizzazione nell'area di confine».

15:21
15:21
«Colpiti 40 obiettivi di Hezbollah nel sud del Libano»

L'esercito israeliano ha reso noto che gli obiettivi colpiti degli Hezbollah libanesi filo-iraniani nel sud del Libano sono quaranta.

«Poco fa, aerei da guerra e artiglieria dell'esercito israeliano hanno colpito circa 40 obiettivi terroristici di Hezbollah» intorno ad Aita el-Chaab, nel sud del Libano, compresi siti di stoccaggio di armi, ha dichiarato l'esercito in un comunicato.

14:57
14:57
«Massicci raid aerei israeliani nel sud del Libano lungo la linea blu»

Media libanesi riferiscono di massicci raid aerei israeliani nel sud del Libano lungo la linea blu di demarcazione tra i due paesi.

Particolarmente colpite, secondo quanto riferito dall'agenzia governativa di notizie Nna, le località di Alma Shaab, Ramiye, Yarun, Marun Ras, Ayta Shaab, Dhahira.

14:57
14:57
Hezbollah: «Nuovi lanci di razzi contro i soldati israeliani»

Gli Hezbollah libanesi annunciano di aver lanciato un nuovo attacco contro le postazioni militari israeliane in Alta Galilea «in risposta» all'uccisione ieri, in raid israeliani, di una donna e di una bambina nel distretto di Bint Jbeil.

Hezbollah aveva stamani riferito di aver colpito militari israeliani a Shtula. Successivamente il partito armato libanese ha annunciato di aver preso di mira le località di Avivim, Shomera e Raheb.

13:07
13:07
L'UE chiede un'indagine indipendente sulle fosse comuni a Gaza

La Commissione europea «chiede un'indagine indipendente su tutti i sospetti e tutte le circostanze» relative alle fosse comuni scoperte nei principali ospedali della Striscia di Gaza «perché tutto questo crea l'impressione che potrebbero essere state commesse violazioni dei diritti umani internazionali».

Lo ha detto il portavoce dell'esecutivo UE Peter Stano durante l'incontro quotidiano con la stampa. La Commissione, ha aggiunto, è «profondamente preoccupata».

12:13
12:13
«A Gaza una crisi alimentare a livello di catastrofe»

L'intera popolazione della Striscia di Gaza, con i suoi 2,2 milioni di abitanti, è vittima della crisi alimentare più grave nella storia della scala della sicurezza del cibo.

Secondo l'Organizzazione delle Nazioni unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao) a dicembre 2023 oltre un quarto della popolazione, ovvero 600mila persone, si trovavano in condizioni di 'Catastrofe' (livello 5 dell'Integrated Food Security Phase Classification) e a rischio carestia. È quanto mostra il Rapporto globale sulle Crisi Alimentari 2024 del Food Security Information Network.

Le crisi alimentari sono aumentate in modo allarmante nei punti caldi dei conflitti, Palestina ma anche Sudan, sulle quali è necessaria «un'azione immediata».

Si prevede che entro luglio 2024 metà della popolazione in questi territori (circa 1,1 milioni di persone) soffrirà di livelli di Catastrofe (Fase 5 Ipc) di grave insicurezza alimentare, raggiungendo il 70% nelle zone settentrionali. Le stime parlano di quasi un terzo dei bambini in stato di malnutrizione acuta da marzo quando, come riporta il dossier, si prospettava già una carestia imminente nei governatorati di Gaza e Gaza Nord in Palestina, a causa delle ostilità in corso e della mancanza di accesso a forniture e servizi essenziali.

Quanto agli altri Paesi mappati, ad Haiti per quasi 5 milioni di persone, ovvero metà della popolazione analizzata, tra marzo e giugno si prevedono alti livelli di grave insicurezza alimentare; un brusco aumento rispetto alle proiezioni di agosto 2023 che riflette l'escalation della violenza delle bande armate che limita la circolazione di merci e persone, causando sfollamenti interni e facendo lievitare i prezzi dei prodotti alimentari.

Nell'Africa meridionale, a marzo i presidenti di Malawi, Zambia e Zimbabwe hanno dichiarato disastri nazionali a causa dell'impatto della siccità provocata da El Niño sulla produzione agricola.

In generale, la fame nel mondo resta a livelli allarmanti: sono quasi 282 milioni le persone che affrontano insicurezza alimentare «acuta grave» in 59 Paesi, 24 milioni in più dal 2022. Una piaga che coinvolge ancora il 21,5% della popolazione analizzata e supera i livelli pre-Covid, sempre secondo il rapporto. Si tratta del quinto anno consecutivo di crescita del numero di persone che affrontano alti livelli di insicurezza alimentare acuta. Lontano l'obiettivo fame zero entro il 2030.

09:42
09:42
Berlino: «Torneremo a finanziare l'UNRWA»

Il governo tedesco prevede di riprendere la cooperazione con l'agenzia delle Nazioni Unite per i palestinesi a Gaza: lo hanno affermato in una dichiarazione congiunta i ministeri degli Esteri e dello Sviluppo, come riporta Haaretz.

La decisione fa seguito all'indagine condotta dall'ex ministro degli Esteri francese Catherine Colonna sul coinvolgimento di alcuni dipendenti dell'Unrwa in organizzazioni terroristiche.

A gennaio la Germania, insieme ad altri 15 paesi, ha sospeso i finanziamenti all'agenzia nel contesto di un'indagine sulle accuse secondo cui 12 dei suoi dipendenti avrebbero partecipato all'attacco del 7 ottobre contro Israele.

07:39
07:39
Protesta anti-Israele contro il sostegno statunitense, 100 arresti

Oltre 100 manifestanti filo-palestinesi che protestavano contro il sostegno americano a Israele sono stati arrestati davanti all'abitazione a Brooklyn di Chuck Schumer, il leader dei democratici al Senato Usa. Lo riferiscono il New York Times e il New York Post.

Circa 2.000 manifestanti hanno organizzato la protesta vicino casa di Schumer mentre il Senato si riuniva per approvare il massiccio pacchetto di aiuti che include miliardi in assistenza militare a Israele. Tra gli organizzatori della manifestazione c'erano l'antisionista Jewish Voice for Peace, l'estrema sinistra IfNotNow e gli ebrei per la giustizia razziale ed economica.

06:22
06:22
Il punto alle 6.00

Il capo della diplomazia israeliana ha ringraziato il Senato degli Stati Uniti per l'approvazione di un aiuto militare da 13 miliardi di dollari, che secondo lui invia un «messaggio forte» ai «nemici» di Israele.

«Ringrazio il Senato americano per aver adottato, con un'ampia maggioranza di entrambi i partiti, questo aiuto a Israele che è una chiara garanzia della forza della nostra alleanza e invia un messaggio forte a tutti i nostri nemici», ha affermato il ministro Israel Katz in un post pubblicato oggi sul suo account X. 

Il governo giamaicano riconosce la Palestina

Nel frattempo, il governo della Giamaica ha «preso la decisione di riconoscere lo Stato di Palestina». Lo ha annunciato la ministra degli Esteri giamaicana Kamina Johnson Smith.

«La Giamaica continua a sostenere la soluzione dei due stati come unica opzione praticabile per risolvere il conflitto di lunga data, garantire la sicurezza di Israele e sostenere la dignità e i diritti dei palestinesi», spiega la Johnson Smith in un comunicato diffuso ieri sera. «Riconoscendo lo Stato di Palestina, la Giamaica rafforza la sua difesa verso una soluzione pacifica», ha sottolineato la ministra di Kingston.

Johnson Smith afferma che la decisione si basa sulle preoccupazioni della Giamaica riguardo alla guerra nella Striscia di Gaza e alla crisi umanitaria sempre più profonda. Secondo la ministra «la decisione è in linea con il forte impegno della Giamaica nei confronti dei principi della Carta delle Nazioni Unite, che cercano di generare rispetto reciproco e coesistenza pacifica tra gli stati, nonché il riconoscimento del diritto dei popoli all'autodeterminazione».

Kingston «continua a sostenere tutti gli sforzi per la riduzione dell'escalation e l'instaurazione di una pace duratura nella regione, implorando tutte le parti a considerare le terribili conseguenze di ulteriori conflitti e di impegnarsi per soluzioni diplomatiche che garantiscano la sicurezza e la sovranità di tutti», afferma la Johnson Smith. La Giamaica si unisce ora ai 140 stati membri delle Nazioni Unite che hanno riconosciuto lo Stato di Palestina, sottolinea il comunicato.

«Israele sta commettendo crimini di guerra»

Inoltre, il direttore esecutivo di Amnesty International Usa, Paul O'Brien, ha affermato che «le forze israeliane» nella Striscia di Gaza stanno «commettendo crimini di guerra» contro il popolo palestinese «utilizzando munizioni di fabbricazione statunitense». In un post sul suo account X, O'Brien ha ribadito che Amnesty chiede agli Usa di «fermare l'invio di armi» a Israele.