L'intervista

Gaza, «La posizione di molti governi è silente, e perciò condannabile»

Il filosofo morale Giacomo Samek Lodovici (Università Cattolica di Milano): «Uccidere volutamente i civili è un'azione sempre gravemente esecrabile»
©Abdel Kareem Hana
Dario Campione
25.07.2025 06:00

Giacomo Samek Lodovici è professore associato di Filosofia morale all’Università Cattolica di Milano e si occupa da tempo del tema dell’etica della guerra. Di fronte alla morte di decine di migliaia di civili a Gaza il suo giudizio è netto.

«Personalmente - dice al CdT - aderisco a una concezione etica, che rimonta ad Aristotele, secondo la quale ci sono alcune azioni sempre malvagie, quali che siano le loro conseguenze: uccidere volutamente i civili è una di queste azioni sempre gravemente esecrabili. Mi ispiro in particolare a Elizabeth Anscombe, filosofa cattolica e docente a Oxford, che si oppose al conferimento della laurea honoris causa al presidente americano Harry Truman, di cui deplorava fermamente l’uso, appunto contro i civili, della bomba nucleare in Giappone. Per venire a Gaza, inorridisco quando un bombardamento prende volutamente di mira i non combattenti e quando, come è successo in alcuni casi, i militari sparano agli inermi in coda per ottenere viveri. Per molti motivi che svariati filosofi, per esempio Kant, hanno esposto, ogni essere umano - uomo, donna, bambino - ha una dignità incommensurabile, e l’uccisione di un essere umano è ammissibile solo quando è una legittima e proporzionata difesa nei confronti di un’aggressione potenzialmente mortale».

In termini di etica della guerra, spiega ancora Lodovici, ciò «significa che l’unico scopo che giustifica l’uso bellico delle armi è, in mancanza di altre opzioni perseguibili, difendere in modo proporzionato il proprio popolo da un’aggressione esterna o minoranze perseguitate all’interno di altri Paesi. Può essere giustificabile, a volte, colpire un obiettivo militare, se è importante; e produrre indirettamente, come effetto collaterale, non voluto né come fine né come mezzo, la morte di alcuni civili. Ma è ben diverso “sparare nel mucchio” sapendo di colpire direttamente sia i civili sia i combattenti: questo - dice per esempio, appunto, la Anscombe - è un ingiustificabile omicidio».

Che cosa rispondere a chi obietta che i civili sono le ultime retrovie di un esercito o di gruppi terroristici? «Come dice Anscombe - argomenta il filosofo milanese - un essere umano può lecitamente essere l’obiettivo di un attacco militare solo se sta violando diritti molto importanti, specialmente il diritto alla vita, e se proprio non ci sono alternative non militari per difendere tali diritti. Ora, è vero che un esercito, un gruppo terrorista, non potrebbero combattere a lungo senza avere alle spalle il sostegno economico, materiale o sociale della popolazione, ma ciò non è una giustificazione per prendere di mira i civili come obiettivo militare: intanto gli anziani, o almeno i malati gravi, o comunque i bambini non stanno sostenendo materialmente i combattenti. Inoltre, mentre i combattenti aggressori stanno compiendo azioni ingiuste, perché stanno violando il diritto alla vita degli aggrediti, o stanno per farlo, viceversa i civili svolgendo le loro varie attività non stanno compiendo cose malvagie: le loro azioni non sono ingiuste aggressioni. Diverso è il caso delle azioni di coloro che producono armi o riforniscono di combustibile i combattenti, cioè contribuiscono direttamente alle ingiuste attività dei combattenti o di certi terroristi». Un coltivatore del grano «che può essere mangiato anche dai combattenti e dai terroristi non sta commettendo un’azione ingiusta, quindi è giusto, a volte, bombardare una fabbrica di armi, ma non una fattoria agricola».

L’ultima riflessione di Lodovici è sull’atteggiamento dei governi occidentali su quanto accade a Gaza: «A parte pochi casi, è un atteggiamento silente, e perciò condannabile: nella misura del possibile questi governi dovrebbero, come minimo, deplorare molto fermamente e ad alta voce queste stragi».

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