Gilet arancioni in piazza a Roma: «Popolo, ribellati!»

Al grido di «libertà» il popolo dei Gilet arancioni si è ritrovato in Piazza del Popolo a Roma per protestare, a poche ore dalla manifestazione del centrodestra, contro il governo del premier Conte, contro il presidente della Repubblica e a favore del ritorno della Lira. Atteso mattatore l’ex generale e leader del movimento Antonio Pappalardo, acclamato dalle poche centinaia di persone che hanno sfidato un sole praticamente estivo.
Poche le mascherine e completamente azzerato il distanziamento sociale per i gilet arancioni che, seppure dicono di non negare l’emergenza coronavirus, non accettano le regole imposte dal governo. Qualche tensione anche tra alcuni manifestanti e una troupe Tv che segnalava la necessità di indossare la mascherina. E poi slogan contro il Capo dello Stato.
Tutti episodi subito da più parti condannati. Anche l’immagine di una celebre foto di Falcone e Borsellino che campeggiava sotto il leggio da cui Pappalardo ha tenuto il suo comizio ha fatto scattare la presa di distanza di Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso dalla mafia, a Capaci, 28 anni fa e presidente della Fondazione che del giudice porta il nome. «Trovo intollerabile - ha detto - questo uso strumentale dell’immagine di due magistrati che hanno dato la vita per le istituzioni e per il rispetto delle leggi. Il contrario di quello che propugna l’ex ufficiale dell’Arma».
«Siamo stati costretti a vivere nelle nostre abitazioni come reclusi mentre mascalzoni vendevano il nostro Paese alle potenze straniere - ha esordito Pappalardo nel suo comizio dopo essere stato introdotto dall’Inno d’Italia - Mussolini durante la marcia su Roma non l’ha fermato nessuno, ma a noi ci vogliono fermare, hanno fermato i nostri pullman per non farci manifestare».
L’ex generale ha poi inneggiato ai suoi sostenitori: «Popolo, esci dal guscio, scendi in piazza, ribellati!. Io non conto nulla, è il popolo che comanda - ha aggiunto - per eleggere un nuovo Parlamento dobbiamo avere una nuova legge elettorale e bisogna stampare la nostra moneta nazionale, la Lira!». Riguardo alle emergenze sanitaria, Pappalardo ha poi aggiunto: «Me li curo da solo i polmoni, già ci sono dei ricoveri per l’uso eccessivo delle mascherine».
Numerosi gli slogan contro il Capo dello Stato che hanno suscitato polemiche nel mondo politico: «Basta pagliacciate che offendono la memoria delle vittime del coronavirus e le nostre istituzioni - commenta Stefano Pedica del Pd - Chi insulta Mattarella, insulta l’Italia intera. Certe manifestazioni sono una vergogna, soprattutto se organizzate in una giornata in cui il capo dello Stato, con la sua visita a Codogno, manda un grande messaggio di speranza a tutta la nazione». Gli fa eco il vicepresidente della Regione Lazio Daniele Leodori: «Più che arancioni dovrebbero essere rossi di vergogna per una manifestazione piena di insulti e rancore, senza senso con gravi offese al presidente della Repubblica Sergio Mattarella». «Insulti al Presidente della Repubblica e nessun rispetto per le regole di sicurezza. La destra mette in scena uno spettacolo indecente nel giorno della Festa della Repubblica. Povera Patria», osserva anche il senatore di LeU Francesco Laforgia. Anche il portavoce nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, ha stigmatizzato gli «insulti a Mattarella arricchiti dalle intimidazioni» a una troupe Tv.