Medio Oriente

Giorgia Meloni alla fine ha criticato Israele: «Ha superato il limite, adotteremo le sanzioni UE»

Il discorso della premier italiana all'ONU è stato definito il «più duro mai pronunciato dalla premier» sull'operato del Governo israeliano: «Lo Stato ebraico è caduto nella trappola della guerra: la strage di civili è inaccettabile» - La sua posizione sul riconoscimento della Palestina, invece, è simile a quella della Svizzera
©SARAH YENESEL
Michele Montanari
25.09.2025 12:00

L’Italia lancia un segnale sul massacro in atto nella Striscia di Gaza, e lo fa attraverso le parole della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Durante il suo discorso di quasi 16 minuti per l’80esimo anniversario dell'Assemblea generale dell'ONU, a New York, la premier ha condannato senza esitazioni Hamas e contestato il Governo israeliano di Benjamin Netanyahu per aver «superato il limite». Come gran parte del mondo, la Penisola è fortemente spaccata sul conflitto tra lo Stato ebraico e il gruppo islamista, trasformatosi da guerra di difesa a strage di civili, colpiti pure mentre cercano disperatamente di accedere ai pochi aiuti umanitari che arrivano nella Striscia (si stima che le vittime dall'ottobre del 2023 siano oltre 60 mila).

Mentre le manifestazioni pro-palestinesi si diffondono a macchia d’olio in tutta Italia, con scene di disobbedienza civile e talvolta episodi di violenza ingiustificabili, la situazione nel Belpaese somiglia sempre più a una polveriera pronta ad esplodere. In un certo senso, Giorgia Meloni, duramente criticata dalle opposizioni per una mancata presa di posizione chiara sull’operato dello Stato ebraico, ha sorpreso tutti con le sue parole. Tant'è che i principali quotidiani della Penisola parlano con un certo stupore del «discorso più duro su Israele mai pronunciato da Giorgia Meloni». Per la prima volta, la premier, ha usato un tono severo nei confronti del Governo di Benjamin Netanyahu, affermando che l’Italia adotterà alcune delle sanzioni proposte dalla Commissione UE, le quali prevedono la sospensione di diverse disposizioni commerciali previste dall’Accordo di Associazione tra Unione europea e Israele, nonché un pacchetto di misure restrittive contro Hamas, alcuni ministri estremisti dell’Esecutivo israeliano e i coloni violenti.

Quella dell’Italia non è certo una posizione netta come quella spagnola, ma Meloni sembra aver dato voce anche ai numerosi cittadini che scendono in piazza per chiedere pesanti sanzioni contro lo Stato ebraico. Non una condanna totale, però, quella della presidente del Consiglio. E infatti, dopo il suo discorso, sono subito piovute critiche dai principali oppositori del Governo. La premier, secondo i detrattori, avrebbe cercato di dare i proverbiali colpi al cerchio e alla botte nel tentativo di trovare un consenso condiviso. Un atteggiamento troppo democristiano, ha fatto notare qualcuno.

Giorgia Meloni ha introdotto l’affaire mediorientale condannando giustamente gli attentati di Hamas dell’ottobre 2023: «La ferocia e la brutalità di quell’attacco, la caccia ai civili inermi hanno spinto a Israele a una reazione in principio legittima, perché ogni Stato e ogni popolo ha il diritto di difendersi, ma la reazione a un’aggressione deve sempre rispettare il principio di proporzionalità», ha sottolineato la leader di Fratelli d’Italia, aggiungendo che «Israele ha superato quel limite con una guerra su larga scala che sta coinvolgendo oltre misura la popolazione civile palestinese. Ed è su questo limite che lo Stato ebraico ha finito per infrangere le norme umanitarie causando una strage tra i civili. Una scelta che l’Italia ha più volte definito inaccettabile e che porterà al nostro voto favorevole ad alcune delle sanzioni proposte dalla Commissione europea verso Israele. Però non ci accodiamo a chi scarica su Israele tutta la responsabilità di quello che accade a Gaza», ha puntualizzato.

Per la premier, il vero responsabile di quanto sta succedendo nell’enclave mediorientale, dove, ad oggi, si contano 20 mila morti solo tra i bambini (lo ha denunciato a inizio settembre Save the Children), è il gruppo islamista che ha colpito Israele nell’ottobre di due anni fa, uccidendo 1200 persone tra civili e militari. Senza contare i 250 ostaggi: una cinquantina di loro sono ancora nelle mani dei terroristi.

«È Hamas ad aver scatenato la guerra, è Hamas che potrebbe far cessare le sofferenze dei palestinesi liberando subito tutti gli ostaggi. È Hamas che sembra voler prosperare sulla sofferenza del popolo che dice di rappresentare. Israele deve uscire dalla trappola di questa guerra. Lo deve fare per la storia del popolo ebraico, per la sua democrazia, per gli innocenti, per i valori universali del mondo libero di cui fa parte», ha poi aggiunto la premier italiana.

Secondo Meloni, «per chiudere una guerra servono soluzioni concrete, perché la pace non si costruisce solo con gli appelli, o con proclami ideologici accolti da chi la pace non la vuole». In questo senso,  «sono molto interessanti le proposte che il presidente degli Stati Uniti ha discusso con i Paesi arabi in queste ore», ha aggiunto, dicendosi pronta, «ovviamente, a dare una mano».

La presidente del Consiglio ha poi sferrato un altro colpo allo Stato ebraico, affermando che «Israele non ha il diritto di impedire che domani nasca uno Stato palestinese, né di costruire nuovi insediamenti in Cisgiordania al fine di impedirlo. Per questo abbiamo sottoscritto la Dichiarazione di New York sulla soluzione dei due Stati», ribadendo però che «il riconoscimento della Palestina deve avere due precondizioni irrinunciabili»: il rilascio di tutti gli ostaggi e l'esclusione di Hamas da ruoli di governo. Insomma, sul riconoscimento di  uno Stato palestinese, la posizione di Meloni è molto simile a quella della Svizzera. Soltanto ieri il consigliere federale Ignazio Cassis ha affermato che è ancora presto affinché ciò avvenga. Il «ministro» degli Esteri ticinese ha spiegato che «la Svizzera resta coerente con la sua posizione, che è quella di riconoscere la Palestina perché vuole una soluzione a due Stati. Ma nel momento in cui c’è una “road map”, una chiara mappa per la pace, dove i due Stati possano esistere e vivere in pace l’uno con l’altro».

Se sull'operato del Governo israeliano le parole di Meloni sono state dure ma non troppo, decisamente più pesanti quelle riservate alla guerra in Ucraina: una condanna totale alla Russia di Vladimir Putin: «Secondo il Global Peace Index 2024, nel  mondo sono in corso 56 conflitti armati, il numero più elevato dalla Seconda guerra mondiale. Viviamo in un mondo profondamente diverso da quello in cui sono nate le Nazioni Unite(…), un’organizzazione internazionale che aveva come scopo quello di evitare la guerra. Pace dialogo e diplomazia sembrano non riuscire più a convincere e a vincere. L’uso della forza prevale in troppe occasioni e lo scenario che ci troviamo di fronte è quello che papa Francesco descrisse in maniera efficace: "Una terza guerra mondiale combattuta a pezzi"», ha premesso la presidente del Consiglio.

Poi la stoccata a Mosca: «Tra i principali conflitti in corso c’è l’aggressione su larga scala della Federazione russa all’Ucraina. La Russia, membro permanente del Consiglio di sicurezza, ha deliberatamente calpestato l’Articolo 2 dello Statuto dell’ONU, violando l’integrità e l’indipendenza politica di un altro Stato sovrano con la volontà di annetterne il territorio. E ancora oggi non si mostra disponibile ad accogliere seriamente alcun invito a sedersi al tavolo della pace. Questa ferita profonda inferta al diritto internazionale ha scatenato effetti destabilizzanti molto oltre i confini nei quali si consuma quella guerra. E le Nazioni Unite si sono ulteriormente dis-unite. Non è un caso che Hamas abbia approfittato dell’indebolirsi di questa architettura per sferrare il suo attacco contro Israele», ha affermato Meloni, evidenziando una cosa su cui sembrano tutti concordi: oggi l’ONU ha una voce troppo flebile. Un’anatra zoppa, incapace di combattere le guerre nell’unico modo accettabile: attraverso la diplomazia.